"I giornalisti non si inginocchiano, e il primo ministro dovrć mantenere le sue promesse!". Con questo slogan, i giornalisti sono scesi in piazza lunedì scorso in tutta la Serbia. Manifestazioni di protesta si sono tenute a Belgrado, ma anche a Novi Sad, Niš, Kragujevac, Leskovac e Vranje, con la richiesta di dimissioni del Ministro della Difesa Bratislav Gašić, dimissioni promesse dal primo ministro Vučić.
L’estate scorsa, il governo serbo ha messo all’asta 72 media pubblici, per la maggior parte locali, di cui solo alcuni sono stati venduti. Per gli alti, questa privatizzazione incoraggiata dall’UE segna la fine di un era.
La Serbia è minacciata da un golpe? Domenica, il ministro degli interni è apparso in conferenza stampa affiancato dalla polizia pesantemente armate, mentre il primo ministro si è sottoposto alla “macchina della verità”...
Per molti mesi, la crisi dei rifugiati ha dominato l’agenda dei media nei Balcani. Ha occupato le prime pagine di tutte le notizie della regione. Le centinaia di migliaia di migranti sono stati strumentalizzati per rianimare vecchie dispute nazionali.
Era il gruppo editoriale principale di tutto il sud-est Europa, con 6000 dipendenti e quotidiani, settimanali, pagine culturali prestigiose e corrispondenti nel mondo intero. Il suo fallimento è il miglior simbolo delle nefandezze della transizione croata
Nel volume “Il sorriso della libertà”, pubblicato di recente, il giornalista croato Boris Pavelić esamina la storia di Feral Tribune, un settimanale satirico che ha resistito la censura negli anni 90, prima di scomparire nel 2008.
Per 25 anni, un voce diversa aveva risuonato sulle frequenze in Serbia. Radio B92, la stazione radio belgradonese ben conosciuta tra gli oppositori del regime di Milošević negli anni 90, si è spenta il 9 luglio scorso dopo un lungo processo di privatizzazione.
Analisi di come i media serbi hanno strumentalizzato i fatti avvenuti durante la visita di Vučić a Srebrenica per raffigurare il Primo Ministro come un eroe, apostolo della pace.
L'Unione Europea appoggia il progetto controverso di Vladimir Beba Popovic riguardo i diritti delle donne, dopo i suoi attacchi contro la società civile ed i media indipendenti.
L'Associazione dei giornalisti croata denuncia in un allarmante comunicato stampa il deterioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti dei media croati, in particolare quelli più critici con l'attuale governo.