Dopo l'adozione, lo scorso 9 febbraio, della proposta di legge sulla diffamazione da parte della Commissione legale e della Commissione sui diritti umani del Parlamento della Romania è esplosa la polemica.
Il leader dell'opposizione Zoran Zaev è stato intervistato mercoledì sera da Dragan Pavlović, detto Latas, il principale presentatore del canale apertamente filo-governativo Sitel Tv. Il dibattito è stato teso e Latas, come d'abitudine, ha moltiplicato gli attacchi ad hominem. Ma uno dei suoi commenti razzisti ha sollevato una grande polemica sui social networks.
Negli anni '90, Franjo Tuđman, il primo Presidente della Croazia indipendente, controllava i media col pungo di ferro. Il suo partito, l'HDZ, è tornato al governo e ha reintrodotto queste pratiche di altri tempi la cui portata non era stata prevista nemmeno dai più pessimisti.
Il Kosovo occupa una poco gloriosa 87a posizione, dietro alla Costa d'Avorio, nella graduatoria di Reporters senza frontiere sulla libertà di stampa. Gli attacchi e le intimidazioni non sono nuove ma comunque "inquietanti" come puntualizzato anche dall'OSCE. Reportage da un paese in cui chi ricorre a minaccie di morte non è riconosciuto colpevole dalla giustizia.
E' stato per molto tempo la penna più rispettata del noto quotidiano kosovaro Koha Ditore. Il 1° febbraio, insieme ad un socio, Vehbi Kajtazi ha lanciato il suo giornale online, Insajderi, specializzato nel giornalismo investigativo. In un ambiente altrimenti già saturo, questa nuova testata intende distinguersi attraverso inchieste introvabili altrove.
Molti giornalisti e fotografi hanno manifestato lunedì sera a Belgrado, Novi Sad, Čačak, Šabac e Niš per denunciare il deterioramento della situazione in materia di libertà di stampa e le pressioni politiche che subiscono da parte del SNS, il principale partito al potere.
La Romania occupa una piuttosto lusinghiera 52a posizione nella classifica di Reporters Sans Frontieres sulla libertà di stampa. Nei Balcani, solo la Slovenia fa meglio. Tuttavia, i giornalisti rumeni devono affrontare numerose pressioni sia politiche che economiche. Ma i social network cambiano i media tradizionali. L'analisi della direttrice del Centro per il giornalismo indipendente in Romania, Ioana Adavani.
Per la terza volta, i giornalisti in Serbia sono scesi in piazza in tutto il paese per chiedere le dimissioni del Ministro della Difesa Bratislav Gašić, che aveva rivolto commenti sessisti ad una giornalista. In seguito all'episodio, il Primo ministro Vučić aveva garantito le dimissioni di Gašić. Le accuse riguardano anche il clima autoritario che colpisce la stampa nel paese.
In un contesto caratterizzato da autocensura e crescente tabloidizzazione dei media, si restringe lo spazio per il giornalismo di qualità in Serbia. Controllati da poteri economici e politici, i media dimostrano di preferire l'intrattenimento alle inchieste. La Fondazione Slavko Ćuruvija, che prende il nome dal giornalista ucciso nel 1999, promuove la stampa libera e indipendente nel paese. Un'intervista ad Ilir Gasi, direttore della fondazione.