Senza alcun accordo in vista e con le elezioni presidenziali nel 2008 sia in Armenia che in Azerbaijan, si prevede che il processo di pace in Nagorno Karabakh possa collassare
Di Thomas De Waal*, per IWPR 6 dicembre 2007 (titolo originale: "Karabakh Peace Process Unravelling").
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Nicola Filizola
Ultima chance per i due presidenti di accordarsi su un documento di massima prima di febbraio.
Con il passare del 2007, la speranza per un accordo di massima sul Nagorno Karabakh sta sfumando e si teme che il processo di pace possa completamente collassare il prossimo anno.
L'impasse coincide con la sospensione del monitoraggio del cessate il fuoco lungo la linea delle trincee che divide le forze Armene da quelle Azere attorno al Karabakh e con i continui allarmi relativi a una possibile recrudescenza del conflitto - i cui i combattimenti si sono fermati nel 1994
Durante l'ultimo incontro dell'OSCE a Madrid la scorsa settimana 29 novembre 2007 N.d.T. , i ministri degli esteri di Armenia e Azerbaijan, Vardan Oskanian ed Elmer Mammedyarov, hanno tenuto dei colloqui ufficiali con i funzionari dei tre paesi che guidano il "Gruppo di Minsk" che, a sua volta, coordina i negoziati.
Il loro incontro con il ministro degli Esteri Russo Sergei Lavrov, con il ministro degli Esteri Bernard Kouchner e il sottosegretario di Stato Americano Nicholas Burns, è stato ampiamente percepito come un'ultima opportunità di accordarsi su dei compromessi su un documento di due o tre pagine denominato "Principi di base", che potrebbe dunque essere firmato dai presidenti di Armenia ed Azerbaijan ed evidenziare le idee fondamentali su cui hanno lavorato negli ultimi tre anni.
Ma senza alcun accordo in vista e con le elezioni presidenziali previste per il 2008 sia in Armenia che in Azerbaijan, il tempo sta scadendo, lasciando la tetra prospettiva che il processo di pace possa morire il prossimo anno.
Il vice segretario di stato americano Matt Bryza, che è uno dei tre co-presidenti del Gruppo di Minsk, ha riferito a IWPR che lui ed i suoi due colleghi hanno pianificato di andare nella regione nella metà di gennaio per provare a risolvere le distanze tra le due parti e ha aggiunto "I coordinatori del gruppo di Minsk N.d.T sperano che i due presidenti raggiungano un accordo su questo documento prima delle elezioni presidenziali armene di febbraio. Le attuali proposte sul tavolo delle trattative, sono le sole in grado di tracciare una logica e praticabile strada per avanzare verso una risoluzione pacifica del conflitto."
La speranza è che entrambe le parti della disputa stiano seguendo una pratica di 'brinkmanship', ovvero di politica del rischio calcolato e che arrivino ad un accordo finale. Ci sono delle preoccupazioni, tuttavia, perchè se fallissero in questo, sarebbe arduo recuperare impulso per dei negoziati nel prossimo anno.
Bryza ha precisato che "entrambe le parti sembrano riconoscere che, abbandonare i negoziati anche per un breve periodo, potrebbe avere delle pericolose conseguenze. Quando ogni presidente riconosce che lui e la controparte hanno spinto al limite la ricerca di concessioni, entrambi i presidenti affronteranno una scelta cruciale - accordarsi su un corretto compromesso, o partire da zero e rischiare una regressione che potrebbe portare a nuovi conflitti armati.
Molti pensano che i leaders di Armenia e Azerbaijan sono troppo cauti nel firmare un documento che potrebbe essere etichettato nei rispettivi paesi come un compromesso con il nemico.
"Mettere la propria firma su un documento di massima mette i presidenti in 'terra incognita'," ha detto un funzionario internazionale che segue i negoziati, e che ha chiesto di mantenere l'anonimato.
Allo stesso tempo la situazione sui 200 km della linea del cessate il fuoco che divide le due controparti, è insolitamente precaria. La "linea di contatto", come è conosciuta, non vede la presenza di peacekeeper ed è monitorata solo dall'Ambasciatore dell'OSCE, Andrezej Kasprzysk e i suoi cinque assistenti sul campo.
Dall'inizio di quest'anno, circa 30 soldati hanno perso la vita in incidenti lungo la linea di contatto.
A causa della tensione diplomatica tra OSCE, Baku e la non riconosciuta Repubblica del Nagorno Karabakh, l'intero monitoraggio del cessate il fuoco è attualmente sospeso.
L'ultima fase dei negoziati, chiamata il Processo di Praga, è cominciata nel 2004 con l'incontro dei ministri degli esteri di Armenia e Azerbaijan nella capitale Ceca, e l'anno successivo ha visto un maggior coinvolgimento dei due presidenti.
Si è discusso un piano 'per fasi' secondo il quale le forze armene si sarebbero ritirate dal territorio azero che attualmente occupano al di fuori del Nagorno Karabakh. La questione più delicata riguardante lo status stesso del Karabakh, sarebbe rimandata, con il territorio che raggiunge un certo livello di status internazionale.
Punti più difficili - incluso lo status del Karabakh e la natura e composizione delle forze di sicurezza sul territorio, non sono risolte dal documento di intesa, che è ancora in una fase iniziale.
Anche le discussioni sui principi di base si sono protratte a lungo a causa del principale punto di disputa rappresentato dallo status di Lachin, il territorio dell'Azerbaijan attraverso il quale corre la strada che collega il Nagorno Karabakh e l'Armenia. Gli Armeni sono riluttanti a cedere una striscia di terra che loro dicono essere un corridoio strategico.
Entrambe le parti sostengono di avere delle linee rosse che non desiderano attraversare.
In alcuni commenti scritti al IWPR, il ministro degli Esteri azero Mammadyarov ha detto "l'Azerbaijan ha chiaramente definito e presentato la propria posizione, con delle opzioni e dei limiti e speriamo che la parte Armena valuterà in maniera realistica i processi in atto nel mondo e nella regione e ritirerà le proprie truppe dal territorio occupato dell'Azerbaijan."
Il ministro degli Esteri armeno Oskanian ha sottolineato le preoccupazioni dal suo punto di vista, dichiarando a IWPR che "sicuramente la sicurezza è la questione primaria. Le apprensioni sulla sicurezza sono anche le principali paure del movimento di autodeterminazione in primo luogo. La sicurezza dipenderà da quanto fermamente verrà codificato nell'accordo lo status del Nagorno Karabakh e del corridoio di Lachin."
La perdurante e profonda sfiducia tra le due parti rimane un ostacolo fondamentale .
Nell'ultimo anno, i funzionari dall'Azerbaijan, che sta aumentando il proprio peso economico e diplomatico, hanno ripetuto in più occasioni che la loro "pazienza si sta esaurendo" e che stanno considerando l'opzione militare.
Il 30 Ottobre, il Presidente Ihlam Aliev ha detto "dovremmo essere pronti in ogni momento a liberare i territori occupati con mezzi militari."
Aliev ha dichiarato che la rapida crescita delle spese militari garantita dalla ricchezza petrolifera, che adesso si assesta su più di un miliardo di dollari, dovrebbe aumentare ancora sino a superare l'intera spesa annuale dell'Armenia.
Il 27 novembre, parlando ad un incontro tra i capi delle difese degli ex paesi sovietici, il ministro della Difesa, Safar Abiev, ha detto che "fino a quando il territorio dell'Azerbaijan sarà occupato dall'Armenia, le probabilità di guerra sono vicine al 100%".
Un tal genere di dichiarazioni ha provocato una rabbiosa risposta da parte degli Armeni.
"Le preoccupazioni dell'Armenia non riguardano l'accordo, in cui c'è più di quello su cui siamo d'accordo che non il contrario," ha detto il ministro degli esteri Oskanian. "Le preoccupazioni dell'Armenia riguardano quello che sta accadendo in parallelo in Azerbaijan cioè gli appelli al militarismo e livelli crescenti di propaganda dell'odio, oltre a sforzi aggressivi per far deragliare il dialogo."
Chiamato a commentare su questo aspetto, Mammaydyarov ha dichiarato che l'Azerbaijan è in favore di una pacificazione del conflitto e userà tutti i mezzi per non intraprendere soluzioni violente. Ma la pazienza dell'opinione pubblica in Azerbaijan sta scadendo, e visti gli ottimi rendimenti economici, ci sono sempre più richieste al governo per ristabilire l'integrità territoriale."
La maggior parte degli esperti dice che la guerra non è imminente, ma il rischio sta crescendo visto che le parti stanno diventando intransigenti e le entrate del petrolio azero si stanno avvicinando al picco.
"C'è un reale e crescente rischio di guerra negli anni a venire," ha detto Magdalena Frichova dell'International crisis group, che ha recentemente pubblicato un Report intitolato Rischio di Guerra. " In Azerbaijan entro il 2012, anno in cui è previsto un declino delle entrate dovute al petrolio, una avventura militare potrebbe essere un buon modo per distrarre i cittadini dalla delusione economica e dai fallimenti del governo."
Alexander Iskandarian, direttore dell'Istituto Media Caucasici di Yerevan, ha detto che non ci si deve aspettare nessun passo avanti, perché non ci sarebbe una sufficiente volontà in entrambi i paesi di raggiungere un accordo.
"La morte del Processo di Praga è stata imminente sin dal giorno della sua nascita," sostiene Iskandarian. "E' stato istituito come un tentativo di rivitalizzare il processo di Minsk, che era già morto dal 2001, e anche prima. Il perché sia morto è abbastanza ovvio a mio avviso -la resistenza dall'interno di queste società agli sforzi risolutivi è più forte della pressione dall'esterno."
"Non credo che il Processo di Praga avrà una morte naturale, visto che non dà molto fastidio a nessuno, ma non risolverà il conflitto. Il conflitto sarà risolto quando le parti in causa lo vorranno, non quando lo vorranno i mediatori. E al momento, le due parti non hanno tale volontà."