In Armenia nel 2008 si eleggerà il Presidente. Il giornalista Tigran Paskevichyan traccia un quadro disilluso dei nuovi e vecchi possibili candidati
Di Tigran Paskevichyan, per Hetq online, 8 ottobre 2007 (Titolo originale: A New Person, Both Absent and Present)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Chiara Sighele
In merito alle prossime elezioni presidenziali, molti sostengono serva un volto nuovo e che tutti - sia le autorità sia l'opposizione, sia i nuovi sia i vecchi - hanno fatto il loro tempo.
Potrebbe anche darsi, se questo non fosse così evidentemente falso. È falso perché non c'è alcun bisogno di una nuova persona e ciò per una serie di svariate ragioni.
La struttura del nostro Paese non permette alle persone di entrare in politica, perché per esempio, il sindaco della capitale o i capi delle province non sono eletti, le elezioni per i seggi in parlamento sono una formalità e così via. Perciò a ogni persona nuova che tentasse di scendere in campo verrebbe con ogni probabilità richiesto - chi sei, che esperienza hai, cos'hai raggiunto nella vita?
L'Armenia patisce la mancata trasparenza dell'informazione. Tutti i mass media accessibili al pubblico sono sotto controllo dello Stato e tutti cercano di evitare argomenti politici, sociali e controversi al fine di salvarsi da potenziali problemi - piuttosto, danno libero sfogo a show, soap opera, lotterie e altri programmi del genere. Così, un politico che cerchi di affermarsi non ha alcuna opportunità per raggiungere il pubblico. Le fonti di finanziamento sono altrettanto chiuse. Nessun uomo d'affari osa finanziare progetti politici per i problemi che ne potrebbero derivare nei rapporti con le autorità.
Infine, c'è il conflitto irrisolto del Karabakh, i cui dettagli sono tenuti segreti. Chiunque provi a proporsi come "l'occasione del momento" può essere escluso dalla competizione politica dalla critica che lui o lei è ignaro delle trattative per la risoluzione del conflitto del Karabakh.
Oltre a tutto questo, sedici anni non bastano perché prenda corpo una nuova generazione di politici.
Quelli che cercano una nuova persona colgono la necessità di un cambio nel governo, rifiutando automaticamente la partecipazione di chiunque sia attualmente al potere. Questo lascia aperta la scelta tra l'opposizione, ma diamo prima un'occhiata alle forze politiche all'interno del governo che potrebbero decidere di partecipare alle elezioni.
Il ARF (Armenian Revolutionary Federation ) che è stato costantemente al governo negli ultimi dieci anni sta cercando di fare una leggera transizione verso altre posizioni, ma la collaborazione con Robert Kocharyan e il Partito Repubblicano non sembra confermare la loro abilità a migliorare la situazione. L'ARF, fin dalla sua istituzione in Armenia, non è mai stato ampiamente popolare ed ha un suo elettorato limitato, unito non nell'affetto e simpatia per il partito, ma piuttosto attorno all'ideologia.
Anche Orinats Yerkir (Governo della Legge) - che è stato al governo dal 1998 al 2005 - ha un suo stabile, sebbene ristretto, elettorato. Il partito è finito in "fuori gioco" dopo il suo collasso e le dimissioni di Artur Baghdasaryan dalla sua posizione di Presidente del Parlamento. Non è né al governo né all'opposizione. Penso che Orinats Yerkir non possa essere un attore di peso in queste elezioni perché gli serve tempo di riorganizzarsi e ripensarsi.
Il Partito Eritaggi di Raffi Hovhannisyan ha parimenti un elettorato piccolo ma stabile. Il capo di questo partito che è riuscito ad assicurarsi la presenza in parlamento nell'attuale legislatura ha il potenziale per essere un candidato, non ha però chiare risposte alle domande che impensieriscono la popolazione. Il populismo nel suo caso è un ostacolo all'onestà e il suo desiderio di popolarità ha portato ad evitare risposte oneste.
L'opposizione tradizionale, che fino a tempi recenti si è chiamata Giustizia, si è sciolta. Gli attori principali di Giustizia, Stepan Demirchyan (APP) e Aram Z. Sargsyan (Repubblica) hanno capito di non essere le stelle delle prossime elezioni e sono pronti a stare con Levon Ter-Petrosyan (Presidente dell'Armenia dal 1991-1998 N.d.R.), se lui si candidasse. È difficile prevedere cosa farebbero se il primo Presidente dell'Armenia non presentasse la sua candidatura.
Arshak Sadoyan, Shavarsh Kocharyan, Hrant Khachatryan e Aram G.Sargsyan totalizzano insieme un punteggio pari allo zero e, avendolo capito, hanno iniziato a giocare la partita di Serzh Sargsyan. La loro strategia è mirata per lo più contro Levon Ter-Petrosyan, che ancora non ha chiaramente annunciato la sua candidatura. Ancora una volta, non è chiaro cosa farebbero se Ter-Petrosyan decidesse di non partecipare alle elezioni. Forse potrebbero sostenere Vazgen Manukyan (primo Ministro da 1990-1991) come parte dei loro servizi a Serzh Sargsyan.
Vazgen Manukyan ha dichiarato la sua intenzione di correre da solo, ma dal momento che il suo ADU è posizionato dietro a Orinats Yerkir e al Partito della Tradizione per quanto riguarda il sostegno popolare, la sua partecipazione sarà poco più che un diversivo, il che non è un pericolo per il candidato in carica, ma neppure un vantaggio.
Questo lascia campo a Artashes Geghamyan, leader dell'Unità Nazionale, che la gente ha avuto difficoltà a capire nelle elezioni 2003 quando, mostrando un senso di disunità, andò alle elezioni da solo. Molte persone hanno pensato allora, così come ora, che la sua vittoria avrebbe garantito un'opposizione unita.
Chi può essere quindi il volto nuovo in questa situazione? Levon Ter-Petrosyan? Se pensiamo al detto "ogni cosa nuova è solo una cosa vecchia che si è dimenticata", forse. Ma non acceleriamo le cose, perché il primo presidente dell'Armenia ha tenuto soltanto un discorso e non ha detto nulla a proposito di proporsi come candidato.
Non c'è nessuno di nuovo e non ci sarà nessuno di nuovo. Almeno questo è ovvio. Perciò, forse servirebbe un approccio diverso - anziché cercare una nuova persona , bisognerebbe cercare nuove soluzioni a vecchi problemi.