Peacekeepers russi

Scambi di accuse tra Mosca e Tbilisi mantengono alta la tensione nella repubblica secessionista dell'Abkhazia. Aumentano i peacekeepers russi nella regione, Tbilisi nega di ammassare truppe al confine e nella Valle del Kodori

14/05/2008 -  Maura Morandi* Tbilisi

La Georgia e la Russia sarebbero "molto vicine alla guerra". Lo ha dichiarato a Bruxelles lo scorso 6 maggio il Ministro georgiano per le questioni della reintegrazione, Temur Iakobashvili, in visita al Parlamento Europeo per illustrare l'escalation della tensione nelle relazioni tra Tbilisi e Mosca e cercare il sostegno degli stati europei nel confronto con la Russia. Il Ministro ha aggiunto che "dobbiamo letteralmente evitare la guerra" in quanto "vediamo le truppe russe entrare nei nostri territori sulla base di false informazioni".

Alla dichiarazione di Iakobashvili ha fatto subito eco quella di Dimitry Rogozin, inviato della Federazione Russa presso la NATO, che ha affermato che "effettivamente la Georgia è molto vicina alla guerra, ma è colpa è della Georgia", come riportato dall'agenzia di informazione russa Ria-Novosti.

Mikheil Saakashvili

Anche il Presidente georgiano Mikheil Saakashvili ha dichiarato a Batumi, dove era in visita per celebrare il quarto anniversario della cacciata del dittatore della regione di Adjaria, Aslan Abashidze, che "qualche giorno fa eravamo vicini alla guerra e questa minaccia rimane. Ma per un conflitto armato si ha bisogno di due parti, e la parte georgiana non lo vuole".

La tensione nelle relazioni tra Georgia e Russia è andata in forte crescendo da quando Mosca ha dichiarato di voler stabilire "relazioni legali"con l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud, regioni secessioniste all'interno della Georgia. L'abbattimento di un aereo da ricognizione georgiano mentre sorvolava l'area del conflitto abkhazo lo scorso aprile, inoltre, è stato motivo di confronto tra le autorità georgiane e russe in quanto gli abkhazi ne hanno rivendicato l'abbattimento ma i georgiani hanno sempre ritenuto i russi responsabili dell'incidente.

Alla fine di aprile la Russia ha accusato la Georgia di prepararsi ad invadere la repubblica secessionista dell'Abkhazia per ristabilirne il controllo sul suo territorio e ha spedito un nuovo contingente di peacekeepers nella regione. Il Ministero della Difesa russo, inoltre, ha avvertito la Georgia che la risposta delle truppe di peacekeeping russe sarebbe "dura e adeguata" nel caso in cui Tbilisi cercasse di risolvere con la forza i conflitti nelle due regioni secessioniste di Abkhazia e Ossezia del Sud. L'aumento dei peacekeepers nella zona del conflitto abkhazo, quindi, è stato motivato dal Ministero della Difesa russo come risposta alle "azioni provocatorie" contro i peacekeepers russi e il dispiegamento di addizionali truppe da parte georgiana nell'area del conflitto.

In una dichiarazione ufficiale del Ministero degli esteri russo, infatti, si legge che "secondo le informazioni pervenute, incluse quelle fornite dai peacekeepers della Comunita' degli Stati Indipendenti nella zona del conflitto abkhazo-georgiano, la Georgia sta spedendo nell'Alto Kodori armi, rifornimenti, cibo e altri mezzi tecnici, così come personale delle forze armate georgiane". A detta del Ministero russo, la Georgia avrebbe dispiegato nella Valle del Kodori oltre 1.500 unita' tra poliziotti e soldati e "l'analisi della struttura delle forze armate presenti in questa regione conduce alla conclusione che si sta preparando una "testa di ponte" per il lancio di operazioni militari contro l'Abkhazia".

La giurisdizione georgiana sulla Valle del Kodori, un'area montagnosa della catena del Caucaso posta in Abkhazia lungo il confine sud-occidentale tra Russia e Georgia, era stata ristabilita da Tbilisi in seguito ad un'azione della polizia georgiana nel luglio del 2006. Successivamente il governo abkhazo riconosciuto come legittimo dalle autorità georgiane venne trasferito da Tbilisi nell'Alto Kodori.

Pesanti armamenti e più di 7.000 sarebbero invece i soldati concentrati da parte georgiana lungo il confine amministrativo con l'Abkhazia, secondo il de facto vice Ministro della difesa abkhazo, Garri Kupalba.

Le autorità georgiane hanno tuttavia negato il dispiegamento di truppe nella zona di conflitto e hanno fermamente condannato la decisione da parte russa di aumentare il numero dei propri peacekeepers. "Qualsiasi tentativo di aumentare il cosiddetto contingente di peacekeeping senza un accordo con le autorità georgiane è categoricamente inaccettabile per la Georgia" ha affermato il Capo del Parlamento georgiano, Nino Burjanadze, aggiungendo che "ha il significato di un diretto tentativo di annettere i territori georgiani e di legalizzare la presenza militare russa in quell'area nella forma di forze di peacekeeping".

Il 26 aprile il Ministro degli Esteri georgiano aveva dichiarato che la "Russia ha iniziato una campagna di informazione a sostegno di un'aggressione militare pianificata contro la Georgia molto tempo fa" e aveva aggiunto che "la presenza dei peacekeepers russi nelle zone di conflitto è estremamente rischiosa" in quanto "la Federazione Russa ha perso il diritto legale, politico e morale di essere un facilitatore nel processo di risoluzione del conflitto, perché rappresenta una parte del conflitto". Secondo il Ministero georgiano, inoltre, "la Russia ha intensificato la sua politica aggressiva" dopo che la Georgia ha proposto "iniziative di pace senza precedenti" con lo scopo di risolvere il conflitto in Abkhazia e che "sono state ampiamente benvenute dalla comunità internazionale".

Il comunicato del Ministero degli Esteri georgiano era stato reso noto in risposta alle dichiarazioni dell'Inviato Speciale per le relazioni con i paesi della CSI del Ministero degli Esteri russo, Valery Kenyakin, che il 25 aprile aveva dichiarato che "la Russia sta facendo qualsiasi cosa per evitare una situazione militare nella zona di conflitto georgiano-abkhaza, ma se ciò dovesse accadere dovremo rispondere, anche attraverso mezzi militari".

Nello stesso giorno il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, aveva affermato di non vedere "una crisi nelle relazioni russo-georgiane. Noi siamo testimoni di una crisi nelle relazioni tra la leadership della Georgia e quella dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud", aggiungendo che "il fatto che le autorità georgiane non siano capaci di stabilire un dialogo rispettoso con Sukhumi e Tskhinvali, ma dichiarino invece che si uniranno alla NATO per risolvere tutti i loro problemi, sta seriamente aggravando la situazione".

Inizialmente Mosca si è rifiutata di fornire dettagli sul numero delle truppe spedite nella regione del conflitto abkhazo-georgiano in aggiunta alle già presenti, affermando solo che erano "nei limiti degli accordi internazionali". Poi, in un comunicato reso pubblico lo scorso giovedì 8 maggio, il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che la Russia ha aumentato il numero dei peacekeepers in Abkhazia da 1.997 a 2.542 unità, rimanendo nel limite legale di 3.000 soldati. La decisione del 22 agosto del 1994 presa dai capi di stato della Comunità degli Stati Indipendenti, infatti, stabilisce che il numero dei peacekeepers presenti nella zona del conflitto abkhazo deve essere tra le 2.500 e le 3.000 unità.

I peacekeepers russi, inoltre, hanno stabilito 15 nuovi checkpoint lungo il confine amministrativo tra Georgia e Abkhazia con la motivazione ufficiale da parte russa che "tutto questo è stato fatto solo per preservare la pace e prevenire spargimento di sangue".

*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR