L'opposizione del centro-destra si trova in una crisi parallela a quella del Governo di centro-sinistra. Ma per tornare al potere, prima di sedersi per terra di fronte alla sede del Governo, l'opposizione dovrebbe imparare a sedersi dentro il Governo
Il vertice dei socialisti lunedì scorso ha rivelato per l'ennesima volta la crisi che ormai da mesi ha coinvolto il partito al governo. Crisi, questa, che ne riflette un'altra, anch'essa da mesi, che riguarda il processo delle riforme e più in generale lo sviluppo del Paese. E in una situazione del genere, in ogni società democratica, la popolazione gira gli occhi verso l'opposizione, per capire cosa offra di meglio per uscire da questa situazione di stallo. Quello che l'opinione pubblica albanese nota con disperazione è che questa opposizione in realtà non esiste, mentre le elezioni politiche di giugno 2005 diventano sempre più vicine.
All'interno del Partito Socialista, le voci contro la politica del Governo e del Premier Nano continuano ad essere soppresse sin dal congresso di dicembre del 2003. I sostenitori dell'ex primo ministro Ilir Meta, cacciati via dalle massime cariche del potere e dalle strutture dirigenti del partito, minacciano di aver pronta una lista di 100 nomi da contrapporre a quelli dei socialisti nelle prossime elezioni, mentre l'opposizione del centro-destra si limita a contraddire ogni proposta che viene dalla maggioranza, senza offrire nuove alternative.
Divisi verso l'opposizione
Il messaggio di ottobre 2003, dove la maggioranza, sebbene vinse le elezioni amministrative, perdette in alcuni dei suoi bastioni, è stato recepito a pieno titolo da tutti. I socialisti ormai hanno capito che divisi come sono rischiano di perdere le prossime elezioni politiche. E sono corsi subito ai ripari, chiedendo al capo del Parlamento, Servet Pellumbi (un socialista di vecchia data), di fare da mediatore fra Nano e Meta con l'intento di riunire il partito. Ma il compito assegnato a Pellumbi sembra essere duro e non permette di sperare più di tanto. Infatti, gli alleati di Nano hanno criticato duramente il capo del Parlamento per aver dato la parola all'ex premier Meta mentre i deputati discutevano in aula sull'ultimo rapporto dell'Unione Europea, dove tra le cause del rallentamento delle riforme, Bruxelles indicava anche gli infiniti litigi tra i socialisti.
Chris Patten, commissario UE per le relazioni con l'estero, ha dichiarato pubblicamente che le negoziazioni per l'Associazione e la Stabilizzazione non possono terminare neanche entro il 2004, e questo per colpa del Governo albanese, il quale, secondo lui, non ha capito correttamente i messaggi di Bruxelles. Ma il colpo più duro alla maggioranza è arrivato dalla Commissione Europea, la quale ha minacciato di cacciare l'Albania dalle sue file se le autorità di Tirana non faranno di tutto per riprendere le riforme e garantire nel 2005 elezioni libere e democratiche.
Ma le ostilità tra i socialisti sembrano essere dure a placarsi: Nano ha accusato lunedì Meta e i suoi di unire le loro voci con quella di Berisha arrivando "addirittura a minacciare che esploderanno come dei kamikaze dentro casa"; Meta, invece, da parte sua ha accusato "il Partito socialista di non essere in grado di prendere responsabilità concrete, di continuare a tenere uno stile demagogico aumentando, così, l'abisso tra se stesso e la propria base".
Chi ha visto l'opposizione?
E mentre diminuiscono le speranze dei socialisti di rimanere al potere, aumentano quelle dei democratici (dopo otto anni) di ritornarci. Il primo segnale positivo alla "sede blu" - come viene chiamato a Tirana l'edificio che ospita il partito di Berisha - arrivò con le amministrative di ottobre 2003 dove i democratici aumentarono notevolmente i voti a loro favore.
Ma nonostante questa situazione di crisi da cui potrebbe trarre vantaggio, l'opposizione di centro-destra sembra essere ancora ben poco organizzata al suo interno. Il movimento "Nano vattene", iniziato furiosamente a gennaio con l'assalto alla sede del governo da parte dei manifestanti, ormai sembra essere più pacato che mai. Non mancano le voci, neanche all'interno degli stessi democratici, di chi chiede di cambiare rotta; ma sono in pochi quelli tra l'opposizione che si sono resi conto che per arrivare al governo bisogna innovare la politica seguita fino ad oggi. Politica, questa, che si è sempre limitata a rifiutare ogni proposta dei socialisti, senza, però, offrire nuove alternative. Le uniche modifiche riguardano alcuni cambiamenti ai vertici del Partito democratico in alcune città, dove i remi - a dir dei democratici - ora sono in mano a gente con una visione più larga.
Del resto, i sintomi che accompagnano la patologia dell'opposizione albanese sono gli stessi da 14 anni, quando il Paese delle aquile conobbe per la prima volta la democrazia e il pluralismo: le piattaforme politiche, le strade per arrivare al potere ed un'agenda precisa riguardo il criticismo dell'attività della maggioranza, ma anche quella inerente alla politica da seguire una volta al potere, sono la costante della preoccupazione della leadership politica di chi sta all'opposizione.
Analizzando le capacità dell'opposizione albanese nel generare nuove idee che possano mettere in difficoltà la maggioranza attuale è impossibile non notare un fatto che ormai si sente spesso da anni: l'opposizione del centro-destra si trova in una crisi parallela tanto quanto il Governo del centro-sinistra, sebbene con sintomi e vie d'uscita diversi. Per riuscire a riconquistare il potere, prima che si sieda per terra di fronte alla sede del Governo, l'opposizione dovrebbe imparare a sedersi dentro il Governo.
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