Si riaccende lo scontro tra l'attuale premier albanese e l'ex primo ministro, entrambi membri del Partito socialista al governo. Alcuni analisti interpretano la vicenda come una lotta aperta tra gruppi di potere economico e politico
In questi giorni il conflitto politico all'interno del Partito socialista, al governo del paese, ha raggiunto di nuovo alte punte di scontro. In una lettera indirizzata a tutti i giornali l'ex premier ed ex ministro degli esteri Ilir Meta ha dichiarato di sentirsi minacciato dall'attuale premier Fatos Nano.
La lettere di Meta e stato mandata al presidente della repubblica Alfred Moisiu, al parlamento, al procuratore capo, al ministro degli interni e al corpo diplomatico accreditato in Albania.
L'ex primo ministro Ilir Meta accusa l'attuale premier Nano "di tentare di eliminare i suoi rivali politici dentro il partito e nel paese, mettendo in atto metodi polizieschi, criminali, illegali e anticostituzionali".
Secondo Meta, il primo ministro Fatos Nano ha ordinato ai capi della polizia segreta e della criminalpol di "organizzare provocazioni ed incidenti, fino ad atti terroristici" contro di lui e sua moglie, Monika Kryemadhi, anch'essa deputato del Partito socialista.
Nella lettera di Ilir Meta si dice che uno degli esponenti più alti dei SHISH (servizi segreti albanesi) Irakli Koçollari, il ministro degli interni Igli Toska, ed il direttore della polizia criminale Sokol Bizhga, ricoprono queste posizioni "grazie ai loro sospetti legami personali con il primo ministro Fatos Nano". Meta afferma che la "polizia di stato si è trasformata in una polizia politica, uno strumento nelle mani di Nano che esercita pressione sugli avversari politici".
L'ex primo ministro Ilir Meta afferma che queste istituzioni statali sono state seriamente danneggiate dall'autoritarismo del gruppo di Nano al potere. Con la sua lettere l'ex premier Meta chiede agli alti funzionari dello stato albanese ed al corpo diplomatico di "fermare questi atti criminali e destabilizzanti denunciando queste pressioni irresponsabili".
Nel frattempo sui giornali del 5 febbraio si fa sentire la reazione del premier in carica, il quale tramite il suo portavoce considera questa faccenda come "strana" ed "assurda".
In base alla legge, Ilir Meta, come deputato ed ex primo ministro, ha diritto alla protezione della Guardia della Repubblica, ha ribadito il portavoce del consiglio dei ministri, Aldrin Dalipi. Secondo Dalipi, le dichiarazioni di Ilir Meta, sono fuori dalla realtà e si fanno solo "per tenere vivo il protagonismo nella vita politica ed ostacolare la stabilità del paese".
In un'intervista al giornale "Sot", del 1° febbraio, l'ex premier Ilir Meta aveva rivolto un invito a rovesciare il primo ministro Nano secondo il modello georgiano, perché il gruppo del premier - secondo Meta - ha intenzione di difendere ad ogni costo il potere, i monopoli, le proprietà e tutti quegli affari che provengono da un potere illegittimo e corrotto.
Dal canto suo, Ilir Meta, smentisce tutte le accuse della polizia circa un suo coinvolgimento in traffici, e sostiene che "sono i fratelli, i nipoti ed i cugini dei dirigenti attuali ad avere problemi con la polizia europea e con quella albanese, per traffico di droga o altri traffici illeciti".
Meta si riferisce a fonti occidentali che secondo lui parlano di un giro di affari di droga fino a 2 miliardi di $ all'anno entro i confini dell'Albania.
"Io invito la polizia europea a controllare oltre alla linea di autobus Atene-Tirana (di proprietà della moglie di Fatos Nano, Xhoana Nano, ndr.), anche i bagagli del gruppo al potere e i loro aerei, perché troveranno parecchie cose proibite".
Nella sua campagna contro Fatos Nano, Ilir Meta mette il dito anche sulla responsabilità del governo nella mancata riduzione della povertà degli albanesi, e sul fatto che questo anno ci sono stati gli aumenti delle tariffe dell'energia e del telefono.
Gli alleati del Partito socialista al potere, come il Partito socialdemocratico e quello dell'Alleanza democratica, esprimono una certa preoccupazione per questo inasprimento di rivalità politiche dentro il Partito socialista. Il presidente del Partito socialdemocratico Skender Gjinushi sostiene che "noi abbiamo sempre cercato di unificare la sinistra in Albania, ma che essa deve sapere come risolvere i suoi problemi interni. Se non riusciamo a far luce su queste accuse, saremo sempre dentro questo vicolo cieco". Gjinushi, inoltre, si è espresso a favore della creazione di una commissione parlamentare per indagare sulle accuse di Meta.
Del parere opposto è, invece, l'altro alleato del partito socialista, l'Alleanza democratica, il cui presidente Neritan Ceka, si è detto contrario alla creazione di una commissione parlamentare, perché secondo lui la commissione avrebbe molte difficoltà a sciogliere il nodo di queste accuse.
L'ultimo conflitto Nano-Meta è la continuazione di una lunga rivalità reciproca per conquistare la direzione del Partito socialista. Due anni fa il capo del Partito socialista Fatos Nano accusava il primo ministro Ilir Meta di corruzione ed abuso di potere. Dopo che Nano è diventato primo ministro nel 2002 e Ilir Meta è diventato vice primo ministro e ministro degli esteri, la loro rivalità per un po' di tempo si è smorzata, per poi riaccendersi di nuovo alla vigilia del congresso dove in discussione c'era, tra le altre cose, il nuovo capo del partito.
Meta, infine, dà le dimissioni nel luglio del 2003 da tutte le funzioni statali per cominciare una campagna contro Nano.
Molto analisti vedono questo affare non solo come l'apice di una accesa rivalità politica, ma anche come una lotta tra gruppi di interesse che legano i protagonisti della politica albanese con il mondo del business, in un modo a dir poco sospetto.
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