I primi risultati del pomeriggio di ieri confermano la vittoria della coalizione di centro-sinistra alle politiche. Un'intervista a Edi Rama, probabilmente destinato alla poltrona di primo ministro
(Articolo originariamente pubblicato su Le Courrier des Balkans il 24 giugno 2013)
L'intervista era previsto durasse cinque minuti. E invece si prolunga per un'ora. Domenica sera, Tirana, una sorta di torpore sembra attanagliare la sede del Partito socialista albanese. Fuori un gruppetto di anziani militanti sconfiggono la solitudine sigaretta su sigaretta. Dentro una troupe di giornalisti della televisione, sconvolti dal caldo, hanno l'aria di morire di noia.
Ciononostante niente sembra giustificare quest'atmosfera. Fin dalla chiusura dei seggi, alle 19.00. Rama ha proclamato la vittoria della coalizione di centro-sinistra. Attesa, attesa, attesa... e alla fine eccolo. Appare il capo. Indossa una t-shirt color lillà, il colore del partito, ha un viso abbronzato, i denti candidi. Un fisico energico da giocatore di basket. Imponente. Ben piantato. Ma sfinito, a pezzi, distrutto. L'aspetto sconfitto. Le mascelle chiuse. Una faccia da funerale.
Complimenti, signor futuro primo ministro? “Mah! Sì... sembra che abbiamo vinto”, ma Edi Rama invita alla calma. Nessun festeggiamento, nessuna manifestazione. Si contano i voti. Ma in ogni caso una vittoria va festeggiata no? “Mah si, se ci sono 13-14 punti di scarto, 75-78 deputati in Parlamento, sicuramente...”. Quando lo incontriamo lo spoglio non è neppure iniziato. “Ma i nostri militanti ci fanno avere informazioni. In ogni quartiere, in ogni edificio abbiamo contatti che sanno per chi ha votato la gente”.
A vostro avviso Sali Berisha accetterà la sconfitta?
Nessuno lo sa.
Dopo otto anni di un faccia a faccia serrato, prova un sentimento di rivincita?
La cosa peggiore è perdere quando l'avversario ha manipolato il voto... Nel 2009 la comunità internazionale ci ha traditi accettando dei risultati falsati. Ai tempi delle elezioni amministrative di Tirana, nel 2011, è andata anche peggio. Veramente kafkiano! L'OSCE ha pubblicato un rapporto nel quale affermava contemporaneamente che un terzo dei voti erano truccati e dall'altra che non c'erano stati brogli. Ho dovuto accettare la mia sconfitta per 10 voti...
E il vostro nuovo alleato, Ilir Meta, che si era accasato con Sali Berisha, contate sulla sua lealtà?
La politica è l'armonia degli interessi. Non riguarda gli ideali. Guardate Nicolas Sarkozy e il suo flirt con il Fronte nazionale. Anche se alla fine non gli è riuscito...
Edi Rama si prende una sigaretta. Un militante apre la porta dell'ufficio e si precipita verso di lui, accendino in mano. Rama ci parla di Michel Rocard (primo ministro in Francia durante la presidenza Mitterand, ndr), venuto ad attestare le condizioni politiche in Albania prima delle elezioni del 2009 e che gli aveva domandato: “Volete diventare primo ministro dell'Albania? Ne siete veramente sicuro?”
E volete ancora diventare primo ministro?
Si, senza alcuna esitazione.
La polarizzazione molto forte che esiste in Albania tra il Partito socialista e il Partito democratico è, per alcuni versi, strategica?
Dalla parte di Berisha... Per molto tempo ho rifiutato di confrontarmi con lui. Si è detto che ero troppo scandinavo per l'Albania. Ma nel 2009, dopo i brogli alle elezioni, si è entrati in una fase di conflittualità molto forte, una polarizzazione fortemente violenta... per due anni è stato tutto terribile. Nel gennaio del 2011 dei manifestanti sono stati uccisi sulla strada. È allora che la comunità internazionale ha iniziato a rendersi conto che vi era qualche problema con Berisha. Ciononostante, qualche mese dopo, l'OSCE ha pubblicato quel rapporto inverosimile sulle elezioni amministrative...
Questa vittoria salva la vostra pelle in politica?
Ma io non faccio politica per salvare la mia pelle! Certo, vi è sempre una dimensione anche personale. La politica è in ogni caso un modo d'affermarsi, o no?
Sono ormai 15 anni che lei fa politica...
Si, si... ma non sono diventato Edi Rama con la politica. Ero Edi Rama prima. Se rimango in politica, è per poter fare delle cose. Ho un problema con la morte. E questo dipende dal fatto che sono un artista. Ho un problema con la morte e con la Storia. Voglio lasciare un nome. Me ne frego del resto... Faccio politica per combattere l'idea della morte.
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