La stampa albanese commenta ampiamente in questi giorni la mancata nomina lo scorso 23 ottobre, da parte del Parlamento, di due nuovi ministri proposti dal premier Fatos Nano.
Il Primo ministro albanese Fatos Nano lo scorso 23 ottobre aveva chiesto al parlamento albanese, dominato da una larga maggioranza socialista, l'approvazione della nomina di un nuovo Ministro degli esteri ed uno degli interni.
Le candidature, che erano già state approvate dal Presidente della Repubblica Alfred Moisiu, sono state respinte al parlamento grazie ad una coalizione trasversale tra l'opposizione del Partito democratico ed una parte dei deputati dello stesso partito socialista, vicini all'ex premier e l'ex Ministro degli esteri Ilir Meta, il principale rivale del premier Fatos Nano all'interno del partito.
Il socialista Namik Dokle, candidato ad assumere la carica di Ministro degli esteri - poltrona rimasta vacante dal luglio scorso quando l'ex Ministro degli esteri aveva consegnato le dimissioni in segno di protesta verso l'attuale premier Fatos Nano - ha ottenuto solo 64 voti a proprio favore, contro i 68 necessari.
Solo un voto in più per la nomina del socialista Fatmir Xhafa all'incarico di Ministro degli interni. Contro hanno votato i 49 deputati dell'opposizione e i 17 deputati guidati da Meta si sono astenuti. Il posto di Ministro degli interni è rimasto vacante dopo che l'ex ministro Luan Rama e stato destituito poiché aveva aggredito un giornalista di una tv privata durante una festa che il partito socialista aveva organizzato per celebrare la vittoria nelle elezioni locali del 12 ottobre scorso.
Dopo il voto in Parlamento, l'ex Premier e Ministro degli esteri Ilir Meta ha affermato che quanto accaduto non "era una sorpresa", perché il suo gruppo di deputati avevano avvertito tramite una promemoria che non avrebbero sostenuto i candidati del premier Fatos Nano. Meta, il quale chiede la completa ristrutturazione del governo includendo membri dei due gruppi rivali all'interno del partito socialista, ha affermato che si è trattato di un voto contro "il potere arrogante e personale del premier Fatos Nano e della corruzione delle istituzioni che sta danneggiando lo sviluppo del Paese".
La rimpasto governativo è stato chiesto anche dai due partiti minori della coalizione governativa, il partito socialdemocratico ed il partito per i diritti umani (della minoranza greca), che durante le elezioni locali del 12 ottobre hanno corso da soli e non alleati con i socialisti.
Sali Berisha, l'ex Presidente della repubblica e leader del Partito democratico, il principale dell'opposizione, ha chiesto al premier Nano di dare immediatamente le dimissioni oppure di chiedere il voto di fiducia in Parlamento. Berisha ha fatto un appello anche al Presidente della Repubblica Alfred Moisiu, di destituire Nano dall'incarico di Primo ministro, poiché non avrebbe più la maggioranza in Parlamento, e di annunciare le elezioni anticipate per la prossima primavera.
Secondo il giornale "Korrieri" il premier Nano avrebbe avuto un incontro con il presidente Alfred Moisiu, il quale ha invitato Fatos Nano a chiedere al Parlamento il voto di fiducia ed in questo modo dimostrare di avere ancora una maggioranza in Parlamento.
Il premier socialista Fatos Nano ha negato però di avere l'intenzione di dare le dimissioni ed ha annunciato di voler andare avanti con la compagine governativa attuale e con due vice ministri a ricoprire le poltrone che rimangono vacanti. Secondo il quotidiano albanese Nano avrebbe intenzione di nominare i due nuovi ministri dopo il congresso del partito socialista, che si terrà il dicembre prossimo, quando spera di "liquidare" il suo rivale Ilir Meta accusandolo di collaborazione con l'opposizione.
La sfida tra i due uomini forti del partito socialista quindi continua. I due si sono accusati ripetutamente addirittura di legami con la mafia e di corruzione. "Se vi è una persona incriminata con il quale sono stato costretto a collaborare questo è Fatos Nano", ha affermato Ilir Meta. E l'appuntamento sembra proprio essere il prossimo congresso del partito socialista dove ciascuno dei due gruppi rivali spera di mettere definitivamente in minoranza l'altro.
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