Tom Doshi

La denuncia di un deputato che ha accusato il presidente del parlamento albanese Ilir Meta di essere il mandante di un tentativo di assassinio nei suoi confronti sta causando gravi ripercussioni sulla dinamica opposizione-maggioranza nel paese

13/03/2015 -  Gjergji Kajana

La politica albanese si trova da due settimane ad affrontare le conseguenze delle dichiarazioni di Tom Doshi, deputato – sino allo scorso 2 marzo, giorno della sua espulsione dal partito - dei socialisti. Doshi ha accusato il presidente del parlamento Ilir Meta di essere il mandante di un tentativo di assassinio nei suoi confronti ed ha accusato il premier Edi Rama, il ministro degli Interni Saimir Tahiri, il procuratore generale Adriatik Llalla e il direttore nazionale della polizia di stato Emiliano Didi di essere a conoscenza del fatto e di non averlo protetto abbastanza.

Giallo

La vicenda ha i contorni di un giallo ed è attualmente oggetto di indagine della procura generale. Doshi ha reso pubblico che ad informarlo del piano è stato un altro deputato socialista, e suo amico, Mark Frroku, mentre il presunto piano avrebbe incluso anche l'assassinio del parlamentare del partito Democratico Mhill Fufi. Frroku nega però la circostanza e Fufi dichiara di non essere stato a conoscenza di alcun piano di assassinio nei suoi confronti.

Il ministro degli Interni Tahiri ha dichiarato che Doshi non avrebbe accettato di adire a vie legali denunciando il “complotto” alla procura per fare chiarezza sulla vicenda. Intanto è in stato di fermo Durim Bani, indicato da Doshi come la persona che avrebbe dovuto uccidere lui e Fufi e che poi si pentì confessando il “piano” a Mark Frroku. Durim Bani nega ogni suo coinvolgimento nella vicenda.

Tom Doshi non è nuovo alle cronache albanesi. Il 10 marzo 2008, quando era un parlamentare del Partito Democristiano, picchiò all’Hotel Sheraton di Tirana il giornalista di BIRN Besar Likmeta, che poi pubblicò un'indagine nella quale si rivelava che la laurea in legge di Doshi conseguita presso l’Università di Tetovo, in Macedonia, era falsa. L’ambasciata USA nel 2009 lo sospettava di essere coinvolto in un traffico dei narcotici ed ha salutato la sua espulsione dal Partito socialista come un passo in avanti dell’Albania nel rimuovere la minaccia del crimine organizzato e della corruzione alla pace sociale del paese. Dello stesso tenore anche un comunicato della delegazione UE a Tirana.

Conseguenze politiche

Oltre ad avere messo in chiara difficoltà d’immagine la coalizione di governo Rama-Meta, il caso Doshi pare aver radicalizzato le posizioni del Partito democratico, che sembra volerlo utilizzare come un cavallo di battaglia per andare ad elezioni anticipate. Il partito del segretario Lulezim Basha e dell’ex-premier Sali Berisha sembra infatti intenzionato ad attuare una strategia di proteste di piazza per fiaccare il governo.

Sono passate solo 11 settimane dal ritorno dei democratici in parlamento, dopo un boicottaggio di diversi mesi scatenato da una aggressione di due deputati socialisti a un loro collega del Partito democratico avvenuta la scorsa estate. Per trovare la soluzione a quella crisi fu necessaria la mediazione dell’inviato del Parlamento europeo Knut Fleckenstein.

E’ inverosimile che la nuova strategia di piazza dei democratici induca Rama o Meta a dare le dimissioni, ma potrebbe essere un avviso di altre proteste se i socialisti e i metisti dovessero vincere le elezioni amministrative previste per il prossimo 21 giugno.

Il parlamento albanese si ritrova inoltre nuovamente bloccato. La seduta del 5 marzo scorso ha visto il podio parlamentare bloccato dai deputati dell’opposizione, unanimi nel richiedere le dimissioni di Meta.

L’ostruzionismo parlamentare potrebbe ora aggiungersi alle proteste di piazza, deteriorando il clima politico proprio mentre Tirana si aspetta che l’UE decida di avviare i negoziati di adesione. I tempi della giustizia sul caso Doshi – con la procura ancora impegnata nella fase preliminare di raccolta delle testimonianze - non saranno certamente brevi, fatto che mantiene viva la tensione e indebolisce una delle richieste che arrivano da Bruxelles: che il paese sia caratterizzato da una dinamica democratica nei rapporti tra governo e opposizione.