L’Albania ha un nuovo Capo dello Stato
25 july 2017
Si è svolta ieri, presso il parlamento albanese, la cerimonia di giuramento e di insediamento del settimo Presidente della Repubblica d’Albania, Ilir Meta. Una figura controversa, specchio della transizione del paese.
Nel rispetto delle norme costituzionali, Meta era stato eletto dal Parlamento albanese il 28 aprile scorso, con 87 voti a favore e 2 contrari. Alla vigilia delle elezioni politiche del 25 giugno, la scelta del successore di Bujar Nishani ha rappresentato l’ultimo atto politico della coalizione socialista vincitrice nel 2013: per Meta hanno votato, compatti, sia i deputati del Partito Socialista (PS) di Edi Rama che i deputati del Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI), il partito personale dello stesso Meta. Assente dall’aula l’opposizione di centro-destra, perché in quel periodo il Partito Democratico (PD) di Lulzim Basha boicottava a oltranza i lavori parlamentari.
Dunque un presidente di una parte sola? In realtà no, perché nel corso della sua lunga carriera politica, Ilir Meta ha dimostrato di poter andare d’accordo con tutti. Dopo aver guidato il movimento giovanile del (PS), nel 1999, a soli 30 anni, era già premier. Lasciato il PS in polemica con Fatos Nano, nel 2004 fondò l’LSI: una formazione più clientelare che politica, ma capace - unica nella storia democratica del paese - di affermarsi come terzo polo all’interno dell’alternanza tra PD e PS. Nel 2009, i quattro deputati del partito di Meta furono fondamentali per la formazione dell’ultimo governo Berisha; quattro anni dopo il vento era cambiato, e alla vigilia del voto Meta si staccò dal governo di centro-destra per raggiungere in coalizione il PS di Edi Rama. Un “ritorno a sinistra” di un alleato scomodo, che Rama ha premiato concedendo a Meta la Presidenza del Parlamento (la seconda carica dello Stato albanese) e, sul finire della legislatura, "sublimandolo" alla Presidenza della Repubblica. Un luogo lontano dall'agone politico, ma certamente sicuro, soprattutto in tempo d'implementazione della riforma della giustizia voluta dall'Ue.
“Come Presidente - ha dichiarato Meta nel suo discorso di insediamento - sosterrò una riforma della giustizia trasparente e giusta, con l'intento di rafforzare lo stato di diritto, la lotta alla corruzione e la criminalità organizzata e il miglioramento del clima imprenditoriale, cosa indispensabile per stimolare la nostra economia e creare lavori ben pagati per i nostri giovani”. Dichiarazioni ineccepibili, ma a pronunciarle è l'uomo delle tangenti del 2011, quando tra scandali e scontri di piazza la giovane democrazia albanese sembrò sull'orlo di una nuova crisi.
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