La miniera d’oro della discordia
3 december 2020
Il cessate il fuoco in Nagorno Karabakh firmato tra Armenia, Azerbaijan e Russia il 9 novembre scorso ha stabilito che l'Armenia deve cedere anche la regione del Kelbajar. In quel territorio si trova un’importante miniera d’oro ora divisa dal confine: una parte si trova in Azerbaijan, l'altra in Armenia.
La miniera, gestita dalla russa GeoPro Mining Gold, si trova ora perlopiù sul lato azero del confine riconosciuto a livello internazionale. Secondo Ali Aliyev, capo del Servizio nazionale del ministero dell'Ecologia e delle Risorse Naturali dell'Azerbaijan, solo il 24% della miniera si troverebbe in Armenia.
I dipendenti dell'azienda hanno abbandonato la "parte azerbaijana" della miniera, con la supervisione di rappresentanti di Armenia, Russia e Azerbaijan e sono iniziati i lavori di delimitazione dell’area utilizzando speciali apparecchiature GPS.
La miniera è attiva fin dall’antichità ed è sfruttata intensamente dal 1950. Nel 2007, l'Armenia ha concesso alla GeoPro Mining il diritto di sfruttare il campo minerario che occupa circa 400 lavoratori. Nella prima metà del 2020, la GeoPro Mining Gold risultava al quarto posto tra i grandi contribuenti del paese per versamenti di tasse e dazi.
La perdita della miniera ha alimentato la rabbia delle forze di opposizione armene che chiedono le dimissioni del primo ministro armeno Pashinyan dopo la firma dell'accordo del 9 novembre. Anche i minatori della città di Sotk, vicina alla miniera, hanno organizzato una manifestazione chiedendosi che ne sarà del loro posto di lavoro e se saranno costretti a lavorare fianco a fianco con i minatori azerbaijani.