I Balcani occidentali in tempi di pandemia globale

30 april 2020

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Il BiEPAG, centro di consulenza sul sud-est Europa, ha da poco pubblicato un policy paper dove si analizza la situazione dei Balcani occidentali in tempi di pandemia globale.

Il diffondersi del COVID-19 ha posto di fronte a organizzazioni internazionali, organismi sovranazionali, governi statali e singoli individui enormi e molteplici sfide. Dagli scienziati politici quello che stiamo vivendo viene definito “critical juncture”: un momento particolarmente critico capace di scuotere le istituzioni e l’intera società civile, mettendo in discussione lo status quo e cambiando permanentemente il corso della storia. Da un lato, questa pandemia globale che ha paralizzato il mondo ha aggravato criticità preesistenti in diversi paesi, come i nazionalismi e la crisi della democrazia. Dall’altro, ha lentamente dato inizio ad un profondo cambiamento grazie a processi di de-globalizzazione e la comparsa di nuovi movimenti civici.

Secondo gli autori del paper i Balcani occidentali non sono esclusi da questa ondata di cambiamenti e sfide. Poiché i costi umani, economici, politici e sociali della crisi non sono prevedibili, così come la durata di questo stato d’emergenza, lo studio in questione prova ad analizzare la situazione attuale e ad anticipare l’impatto che una pandemia duratura potrebbe avere sulla zona dei Balcani. Sono stati individuati nove diversi ambiti che potrebbero essere particolarmente colpiti sul lungo periodo e sui quali quindi c’è possibilità di intervento: ruolo dello stato, status della democrazia, cambiamenti geopolitici, nuovi nazionalismi, resistenza sociale, impatto ambientale, migrazioni, assistenza sanitaria e sicurezza sociale, impatto economico.

Fra questi, il ruolo dello stato risulta essere per gli autori uno dei più importanti. In una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo, la fiducia risulta essere un elemento fondamentale per la sopravvivenza dello stato in relazione ai suoi cittadini. Informazione puntuale e accurata, immediata protezione e garanzia di stabilità sul lungo periodo sono tre delle dimensioni principali su cui cade l’attenzione della popolazione. L’intera regione dei Balcani risulta però essere plasmata da un generale senso di sfiducia che sta portando i governi verso il fallimento del loro primario compito: la protezione dei propri cittadini.

Per questo, il ruolo della democrazia nella regione è profondamente messo in discussione. In numerosi stati dei Balcani occidentali, la pandemia globale ha rappresentato una temporanea sospensione della democrazia. Il continuo ampliamento dei propri poteri da parte dei leader di governo ha messo un freno al processo democratico rendendo impossibile per i cittadini fare affidamento sullo stato di diritto, già precario in circostanze normali.

Comportamenti semi-autoritari da parte dei governi hanno portato al contempo alla nascita di nuovi movimenti nazionalisti. Il distanziamento sociale, lo stato di emergenza e la chiusura dei confini hanno dato vita a nuovi nazionalismi basati sul concetto di populismo e la volontà di garantire l’ordine pubblico. Questo ritrovato sentimento comune sta sfociando nella sempre maggiore discriminazione dei gruppi vulnerabili e, secondo il BiEPAG, potrebbe portare alla progressiva affermazione di governi autoritari nei Balcani occidentali post-pandemia.

Nella situazione politica incerta, la cosa più importante resta la necessità di prevenire la diffusione del COVID-19. Con un'assistenza sanitaria fragile e un numero limitato di personale medico, la necessità di mantenere il numero di infezioni basso negli stati della penisola balcanica è fondamentale. Tuttavia, le misure altamente restrittive imposte da governi sempre più rigidi devono essere proporzionate e sopportabili dalla popolazione, senza che ciò porti a tensioni sociali e psicologiche. Inoltre, le misure devono essere attentamente calibrate in modo da non mettere in pericolo democrazie già fragili. Le restrizioni alla democrazia, le regole e le libertà civili devono essere proporzionate, devono essere comunicate apertamente e in modo trasparente, con l'inclusione del maggior numero possibile di attori politici.

Nella sua risposta alle emergenze, l'UE deve quindi - secondo gli autori del paper - includere tutti i paesi dei Balcani occidentali nei piani di assistenza e di ricostruzione post-emergenza. Un approccio congiunto da parte dei governi balcanici e degli stati membri dell'UE è necessario per fronteggiare la scarsità di materiale e personale medico, le conseguenze politiche e sociali dell’impatto del COVID-19 sull’ambiente, la debolezza del sistema di protezione sociale e la crisi economica derivante dall’odierna situazione di stallo.

L’analisi condotta dal BiEPAG, che lavora con l’obiettivo di promuovere l'integrazione europea dei Balcani occidentali e il consolidamento di paesi democratici e aperti, mira a mettere sotto i riflettori i punti deboli della regione stessa. L’obiettivo è quello di evidenziare gli ambiti maggiormente a rischio e aiutare gli attori politici e la società civile a prepararsi ad affrontarli, contribuendo alla creazione di società più consapevoli e resilienti. L’intervento dell’UE, immediato, forte e chiaro, non deve dare ad altri soggetti geopolitici la possibilità di ampliare la propria influenza nella regione durante questo periodo di crisi internazionale.

 

Di Nora Scantamburlo