Notizie da quell'altro mondo
24 january 2013
Qualche tempo fa ho ritrovato un vecchio libro che avevo comprato ai tempi dei miei studi in Polonia in un negozietto di libri usati di Cracovia. Dopo averlo trascurato per tanti anni, mi sono finalmente deciso a leggerlo.
Il libro, pubblicato a Varsavia nel 1973, negli anni in cui in Polonia governava Gierek e in cui Brezhnev sedeva al Cremlino, mi aveva subito incuriosito, per la grafica anomala della copertina e per il titolo curioso, "Notizie da quel mondo". Quale poteva essere "quel mondo", “quell'altro mondo”, come subito si precisa nell'introduzione, per la Polonia di quegli anni?
Quel mondo erano gli Stati Uniti d'America. L'intero libro era infatti dedicato al resoconto di viaggio di Krzysztof Teodor Topelitz, un giornalista polacco che per sei settimane, dall'aprile al giugno del 1971, ha viaggiato assieme a un gruppo di giornalisti europei attraverso gli Stati Uniti.
Si tratta di un testo privo di quegli elementi di propaganda tanto comuni nella pubblicistica del socialismo reale, diretto nelle descrizioni degli incontri e dei luoghi visitati dall'autore, ricco di riflessioni e divagazioni. Apparentemente ingenuo a tratti (ad esempio, quando si raccontano episodi di storia americana affidandosi alle parole dell'autista dell'autobus turistico su cui il nostro impavido viaggiatore alla scoperta dell'America si trovava) ma piacevole alla lettura e nel complesso informativo.
L'aspetto di questo libro pubblicato nella Polonia socialista nel bel mezzo della guerra fredda che mi ha spinto a scriverne sul bloc notes di Osservatorio non è però legato alla descrizione di "quell'altro mondo", ma a cosa l'autore allude quando si riferisce al suo di mondo.
Il suo mondo, infatti, è l'Europa. Nel bel mezzo della guerra fredda, per l'autore il diverso è l'America, mentre il suo mondo è l'Europa, il vecchio continente. Racconta dell'America e dice che lì è tutto diverso... non come da noi, in Europa. Un'Europa che in nessun momento appare divisa, in cui Varsavia e Parigi, Amsterdam e Odessa, appaiono come comuni termini di paragone, in contrasto con il diverso che è l'America.
A quarant'anni di distanza, e a più di vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, per molti l'Europa continua a essere divisa in una nostra Europa, e in quell'altra Europa... quella post-socialista, quella entrata nell'UE non si sa perché, i Balcani. E noi, qui a Osservatorio, quando "raccontiamo l'Europa all'Europa", sentiamo di fare qualcosa che non è per niente scontato. Perché sappiamo che anche oggi quello che scriveva Krzystof Toeplitz ha dell'incredibile. Difficilmente qualcuno direbbe parlando di un qualsiasi luogo "lì è diverso, non è come qui da noi ad Amsterdam o Belgrado, a Parigi o Bucarest."
Nel 1971 invece, il nostro giornalista polacco parlava di Europa unita con i suoi compagni di viaggio europei... chi faceva presente le divisioni tra valloni e fiamminghi, chi ricordava il separatismo scozzese, chi parlava di un'"Europa delle patrie", come l'immaginava de Gaulle. E poi Erich, giornalista della Germania Ovest: "L'Europa già oggi la governano le grande corporazioni e le banche, il Mercato Comune, la Comunità del carbone e dell'acciaio [...] questo è il senso dell'integrazione europea."
Già, la Comunità del carbone e dell'acciaio... chi se la ricorda oggi. D'altra parte, son passati più di 40 anni.
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