Le elezioni locali, tenutesi domenica 6 ottobre in Bosnia Erzegovina, sono rimaste all’ombra delle alluvioni catastrofiche che nella notte tra giovedì e venerdì hanno colpito diversi comuni, causando almeno venti morti e decine di dispersi
Venerdì 4 ottobre, ultimo giorno della campagna elettorale per le elezioni amministrative, irruenti inondazioni e frane hanno colpito l’Erzegovina e la Bosnia centrale, mettendo in discussione lo svolgimento della tornata elettorale. Il giorno successivo, la Commissione elettorale della BiH (CIK) ha deciso che le operazioni di voto si sarebbero svolte - come inizialmente previsto - domenica 6 ottobre in tutti i seggi elettorali, ad eccezione dei comuni di Jablanica, Konjic, Kiseljak, Kreševo e Fojnica.
In questi comuni, quelli maggiormente colpiti da alluvioni, le elezioni sono state rinviate e, secondo quanto previsto dalla legge, dovrebbero tenersi entro trenta giorni dalla data inizialmente fissata per il voto.
Nella Federazione BiH è stato dichiarato lo stato di calamità naturale. I soccorritori della Bosnia Erzegovina, insieme ai loro colleghi della Croazia e della Serbia, stanno ancora cercando i dispersi. Anche l’UE ha annunciato l’invio di squadre di ricerca e soccorso.
Lo scorso venerdì l’opinione pubblica bosniaco-erzegovese e dell’intera regione è rimasta sconvolta da immagini e notizie tragiche giunte da molti villaggi e città della BiH dove l’acqua ha portato via intere case. Quasi tutti i partiti politici hanno annullato comizi e altre attività previste per l’ultimo giorno della campagna elettorale, annunciando di voler dirottare le proprie risorse a beneficio dei comuni devastati da alluvioni e frane.
I cittadini della BiH e dei paesi vicini si sono subito mobilitati, lanciando iniziative umanitarie e raccogliendo cospicue somme di denaro per aiutare le popolazioni colpite. A fornire un contributo significativo sono state anche numerose personalità del mondo della cultura e dello sport e governi dei paesi dell’area post jugoslava, e non solo.
Risultati preliminari
Stando ai dati pubblicati dalla CIK, alle elezioni di domenica l’affluenza alle urne si è attestata al 47,73%. Finora la CIK ha scrutinato il 94,07% delle schede e nei prossimi giorni continuerà ad aggiornare i dati. I risultati definitivi dovrebbero essere resi noti entro trenta giorni dalla data del voto.
Prima ancora che la CIK pubblicasse i primi dati, alcune forze politiche avevano gridato vittoria, diffondendo i risultati del voto in molti comuni.
Seppur non ancora definitivi, i dati ufficiali resi noti dalla CIK suggeriscono che i principali partiti etno-nazionali sono riusciti a mantenere il potere in gran parte delle città.
L’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) di Milorad Dodik è uscita vincitrice dalle elezioni in Republika Srpska avendo conquistato 45 comuni (70%). In controtendenza il voto a Banja Luka dove è stato riconfermato il sindaco uscente, esponente di una delle principali forze di opposizione in RS (Partito del progresso democratico, PDP).
Restando in Republika Srpska, il Partito democratico serbo (SDS), riconfermato a Bijeljina e Teslić, stando agli ultimi dati è in testa nei comuni di Lopare, Han Pijesak, Modriča, Gacko, Istočni Stari Grad, Berkovići e Ljubinje.
Quanto al cantone di Sarajevo, nella maggior parte delle municipalità che compongono la città di Sarajevo è stata riconfermata la cosiddetta “trojka”, costituita dal Partito socialdemocratico (SDP), dal movimento Popolo e giustizia (NP) e da Naša stranka.
Il Partito di azione democratica (SDA) di Bakir Izetbegović, per ora in testa in tre comuni del cantone di Sarajevo (Hadžići, Vogošća e Trnovo), ha fatto sapere che dei ventisei comuni governati negli anni scorsi alle elezioni di domenica ne ha persi due, conquistandone però altri dieci.
Nella Federazione BiH, l’Unione democratica croata della BiH (HDZ BiH) resta al potere a Neum, Ravno, Čapljina, Stolac, Ljubuški, Čitluk, Široki Brijeg, Grude, Posušje, Kupres, Livno, Vitez, Novi Travnik, Usora, Domaljevac, Orašje e Odžak. Il principale partito dei croato bosniaci spera anche di conquistare la maggioranza dei seggi nel consiglio comunale di Mostar in modo da poter incidere in modo decisivo sulla nomina del sindaco, eletto a suffragio indiretto.
Le operazioni di voto sono state monitorate da 2.085 osservatori, accreditati dalla CIK, per conto di 58 organizzazioni, compresa una missione di osservazione dell’Ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR).
La campagna elettorale più costosa di sempre
Domenica 6 ottobre 3.400.204 cittadini della Bosnia Erzegovina iscritti alle liste elettorali sono stati chiamati alle urne per eleggere 58 consigli municipali nella Federazione BiH e 53 in Republika Srpska, 111 presidenti di municipio, 21 consigli comunali nella FBiH e 10 in Republika Srpska, 32 sindaci e l’assemblea del distretto di Brčko. Alle elezioni hanno partecipato 26.089 candidati.
La campagna elettorale per la tornata appena conclusa è considerata la più costosa nella storia delle elezioni locali in Bosnia Erzegovina. Stando ai dati di Transparency International BiH, fino al primo ottobre i candidati alle elezioni hanno speso circa 10,8 milioni di marchi (poco più di 5,5 milioni di euro) per cartelloni pubblicitari, comizi, propaganda elettorale su giornali, tv e piattaforme web. Questa cifra – come sottolineato da Transparency International – non comprende le spese sostenute negli ultimi giorni della campagna né quelle forme di pubblicità che non possono essere monitorate e per le quali non ci sono dati disponibili.
Oltre che dai manifesti e comizi, il periodo di campagna elettorale è stato contrassegnato dal traffico congestionato a causa degli interventi di costruzione e ristrutturazione delle strade, nonché da numerose irregolarità, dall’abuso delle risorse pubbliche alla strumentalizzazione dei minori a scopi politici. Sono stati registrati molti casi di offerte di lavoro, sconti, visite mediche gratuite, sovvenzioni e sostegni una tantum, ma anche casi di minacce.
Solo negli ultimi tre mesi tutti i livelli di governo in BiH hanno erogato sussidi una tantum per un importo complessivo di 60 milioni di marchi (circa 30 milioni di euro).
Tante promesse, poco dibattito
I programmi dei partiti politici sono rimasti in secondo piano, se ne è parlato poco e solo in alcuni casi sono stati resi pubblicamente disponibili sui siti ufficiali dei partiti o in forma cartacea.
La campagna è stata condotta perlopiù sui social e nei comizi, e anche questa volta – come già accaduto in passato – la maggior parte dei candidati ha cercato di evitare confronti e dibattiti diretti, concentrando le proprie promesse su progetti infrastrutturali. Si è assistito anche a casi di propaganda elettorale basata sulle divisioni etniche e sul tentativo di screditare gli avversari politici, anche facendo ricorso al linguaggio d’odio.
Con l’avanzare della campagna elettorale i candidati hanno utilizzato sempre più i social e la rete in generale per la propria propaganda e per intercettare gli elettori. Oltre ad essere più economica, la propaganda online spesso sfugge al controllo delle istituzioni, quindi – come sostengono gli analisti – ci sono maggiori possibilità di abusi e di aggirare le sanzioni.
Le modifiche della legge elettorale
All’inizio di quest’anno l’Alto rappresentante in BiH Christian Schmidt ha introdotto le cosiddette "modifiche tecniche" alla legge elettorale della Bosnia Erzegovina, comprese alcune regole volte a rafforzare l’integrità del processo elettorale.
È previsto, tra l’altro, l’obbligo per i soggetti politici di fornire informazioni su tutte le donazioni ricevute per la propria campagna elettorale. Sono state inasprite le sanzioni per il superamento dei limiti di spesa ed è stato introdotto l’obbligo di presentare i rapporti sul finanziamento della campagna.
La CIK dovrebbe monitorare il finanziamento dei partiti e della campagna e sanzionare chi trasgredisce le norme. Tuttavia, alcuni esperti e organizzazioni internazionali hanno espresso preoccupazione riguardo alla capacità della CIK di effettuare un monitoraggio efficace e tempestivo considerando le limitate risorse di cui dispone.
Con le modifiche decise dall’Alto rappresentante si sono creati i presupposti per la digitalizzazione delle operazioni di voto. Così per la prima volta nella storia del paese, alle elezioni comunali appena concluse i cittadini della BiH hanno potuto votare con l’ausilio di dispositivi digitali, anche se non in tutti i seggi elettorali.
La CIK ha attuato quattro progetti pilota in una ventina di comuni e città, prevedendo l’autenticazione e l’identificazione biometrica degli elettori, la trasmissione automatica dei risultati, l’utilizzo di scanner ottici e la videosorveglianza.
Tra le novità introdotte da Christian Schmidt vi è anche il divieto di nominare presidenti e vice presidenti dei seggi elettorali tra i membri dei partiti che partecipano alle elezioni. Sulla base delle denunce presentate da Transparency International BiH (TI BiH) 41 presidenti e vice presidenti dei seggi elettorali sono stati rimossi dai loro incarichi per legami con alcune forze politiche. La CIK però ha rifiutato di estromettere dai seggi elettorali 160 componenti che – stando alle prove presentate da TI BiH – sono legati a partiti politici.
Secondo le ong, le modifiche tecniche della normativa elettorale non hanno prodotto i risultati attesi per quanto riguarda il contrasto dell’utilizzo improprio delle risorse pubbliche e dell’influenza dei partiti sulla composizione dei seggi elettorali.
Negli ultimi tre mesi, i rappresentanti del settore non governativo hanno registrato circa 2570 casi di abuso delle risorse pubbliche per propaganda elettorale. Inoltre, per la prima volta nella storia della BiH è stato introdotto il divieto di fare propaganda prima dell’avvio ufficiale della campagna elettorale. Da maggio al 24 settembre la CIK ha sanzionato diversi attori politici, perlopiù per propaganda elettorale anticipata e utilizzo improprio delle risorse pubbliche, per un importo complessivo di circa 400mila marchi (poco più di 200mila euro).
Da una recente ricerca è emerso che il 70% dei cittadini bosniaco-erzegovesi ritiene che le elezioni nel paese non siano eque. Parte dell’opinione pubblica spera che l’introduzione delle nuove tecnologie nel processo elettorale possa contribuire ad evitare abusi e frodi.
La CIK, come anche molti rappresentati della comunità internazionale in BiH, è ottimista riguardo alla possibilità di applicare le nuove tecnologie in tutti i seggi elettorali alle elezioni generali in programma nel 2026. Parte dell’opinione però esprime scetticismo, del tutto legittimo, e c’è da aspettarsi che alcuni attori politici, a cui non giova un processo elettorale equo e trasparente, cerchino di ostacolare la digitalizzazione delle operazioni di voto.