Le dichiarazioni dell'ex leader serbo bosniaco davanti al TPI dell'Aja. Una assunzione di colpevolezza che le costerà dai 15 ai 25 anni di reclusione. Però è "tardi per pentirsi", titola il quotidiano belgradese "Danas".
In questi ultimi giorni l'ex presidentessa della Republika Srpska, Biljana Plavsic si è di nuovo presentata davanti al tribunale internazionale dell'Aja. La Plavsic si era consegnata volontariamente al TPI nel gennaio del 2001 e per un certo periodo aveva sempre smentito le accuse di genocidio e crimini contro l'umanità, che il tribunale le aveva rivolto. Nell' ottobre di quest'anno ha rivisto la linea delle sue deposizioni, riconoscendo di essere colpevole. A testimoniare contro la Plavsic, Madelene Albright, Karl Bildt, Robert Frowick e Alex Borein, presidente della commissione per la riconciliazione del Sud Africa.
La requisitoria dell'accusa si è conclusa con la richiesta, da parte della procuratrice capo Carla del Ponte, di una pena alla reclusione da 15 a 25 anni. Mentre dal canto suo la difesa, rappresentata dall'avocato Robert Pavic, ha chiesto che la pena venga ridotta a 8 anni.
Secondo la Del Ponte, l'ex presidentessa della RS non collabora con il TPI, nonostante la sua consegna volontaria e la dichiarazione di colpevolezza. La Plavsic, infatti, non ha mai cercato di testimoniare contro gli altri leader serbi, benché nel suo discorso nell'aula del tribunale si sia espressa con le seguenti parole: "Indirizzo un appello a questo tribunale - ai giudici, all'accusa, ai ricercatori: fate tutto ciò che è in vostro potere affinché si trovi la verità su tutti i fronti. Riguardo a ciò forse sarete in grado di adempiere alla missione per cui esiste questo tribunale".
La Plavsic ha espresso in modo netto di riconoscere la colpa, ma ribadendo che "questa colpa è mia e solo mia. Essa non si estende agli altri leader e al loro diritto di difendersi. Essa non si estende certamente al nostro popolo serbo, che ha già pagato un prezzo alto per le azioni della nostra leadership".
La Plavsic ha comunque fatto appello ai leader serbi con cui un tempo ha condiviso idee e azioni. Facendo un preambolo dai toni nazional-clericali tutto incentrato sulla via tracciata dal santo Sava (figura chiave per la spiritualità serba cui è dedicata la chiesa, tuttora in costruzione, situata al centro di Belgrado), ma "sfortunatamente abbandonata" dall'élite politica, la Plavsic dice: "Credo che vi sia chiaro che io mi sono allontanata da questi leader, benché troppo tardi. Però, quella leadership senza vergogna continua a cercare la devozione e l'appoggio del nostro popolo. Ciò si fa provocando la paura, raccontando delle mezze verità, in modo di convincere il popolo che il mondo è contro di noi. Ma i frutti del loro lavoro, di tale leadership, sono chiari: le tombe, i profughi, l'isolamento e l'amarezza verso il mondo intero, che ci ha rifiutato grazie a quella leadership. Alcuni mi hanno messo in guardia dal fatto che questo non è né il tempo né il luogo dove asserire questa verità, bisognerebbe aspettare finché anche gli altri non accettino la responsabilità delle loro azioni. Ma, io credo che non esiste né il luogo né il tempo che non siano adatti per dire la verità" (Le citazioni del discorso della Plavsic sono tratte dall'agenzia Beta, del 17 dicembre 2002).
Ciononostante, il quotidiano belgradese 'Danas', in un commento dal titolo 'Tardi per pentirsi', riporta ancora una volta alla memoria le dichiarazioni fondate sul pregiudizio biologico, sulla strutturale inferiorità della popolazione musulmana rispetto a quella serba. Certo è importante, si legge nel commento, che la Plavsic abbia riconosciuto la sua colpevolezza, dal momento che si tratta del primo e per ora unico politico di quel calibro che lo abbia fatto. Tuttavia, continua il commento, "non si sono dimenticate le dichiarazioni sui Musulmani come inferiori e biologicamente di un valore minore rispetto al popolo serbo, che la Biljana Plavsic ha rilasciato non solo in qualità di leader politico, ma anche come biologa" ("Danas", 19 dec. 2002).
Vedi anche:
Biljana Plavsic: mi dichiaro colpevole