La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen © Alexandros Michailidis/Shutterstock

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen © Alexandros Michailidis/Shutterstock

Nella relazione annuale sullo stato di avanzamento dell'integrazione europea dei paesi candidati presentato lo scorso 8 novembre dalla Commissione europea, la Bosnia Erzegovina ha compiuto qualche progresso ma non abbastanza per poter avviare i negoziati di adesione

13/11/2023 -  Darko Kurić

Lo scorso 8 novembre la Commissione europea ha presentato la sua relazione annuale sui progressi compiuti dalla Bosnia Erzegovina nel percorso di integrazione europea, decidendo di raccomandare l’avvio dei negoziati con la BiH solo quando il paese avrà raggiunto il necessario livello di conformità ai criteri di adesione.

Nello specifico, la Bosnia Erzegovina, per poter avanzare verso l’UE, deve soddisfare quattordici priorità definite nel 2019. La Commissione – come si sottolinea nel rapporto – seguirà la situazione nel paese ed entro marzo 2024 riferirà al Consiglio dell’UE su eventuali progressi compiuti.

Quando si è iniziato a preparare il rapporto 2023, l’idea di base, avanzata da alcuni commissari europei, era quella di raccomandare l’apertura dei negoziati con la Bosnia Erzegovina. L’ipotesi di un via libera all’apertura del processo negoziale con la BiH ha incontrato però forti resistenze, tanto che, durante i colloqui finali sul pacchetto allargamento, i capi di gabinetto dei commissari europei non sono riusciti a raggiungere un accordo sulla questione.

Quindi, il compito di decidere è stato lasciato ai commissari, i quali – dopo aver valutato alcuni aspetti tecnici, ma anche politici – hanno posticipato l’apertura dei negoziati con la BiH, motivando tale decisione con varie ragioni, citate nel rapporto.

Oltre ai numerosi passi positivi compiuti dalla Bosnia Erzegovina nell’ultimo anno, soprattutto nella lotta alla corruzione, al riciclaggio di denaro e al terrorismo, la Commissione europea ha evidenziato anche alcune tendenze negative. I funzionari europei hanno espresso preoccupazione per alcune leggi incostituzionali recentemente adottate in Republika Srpska. Questo è uno dei motivi per cui hanno deciso di raccomandare l’apertura dei negoziati di adesione per la Bosnia Erzegovina con riserva: il processo negoziale potrebbe essere aperto solo se la valutazione a marzo 2024 dovesse rilevare progressi tangibili nel percorso europeo della BiH.

Presentando il pacchetto allargamento, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che l’impegno dei partiti politici bosniaco-erzegovesi nel perseguire la strada dell’adesione “ha senza dubbio portato risultati positivi”.

“Abbiamo spalancato le porte e invitiamo la Bosnia Erzegovina a varcarle. Il paese ovviamente deve impegnarsi, dobbiamo vedere i risultati, ma le porte sono aperte”, ha sottolineato von der Leyen, dicendosi però preoccupata per alcune leggi approvate in Republika Srpska considerate in contrasto con la Costituzione della BiH.

Il Commissario europeo all’allargamento Olivér Várhelyi ha dichiarato che la Commissione europea vuole aiutare i suoi partner a elaborare un piano di riforme dettagliato che permetta di velocizzare i progressi, anche in ambiti chiave, come lo stato di diritto e la democrazia. Le riforme in questi ambiti rappresentano infatti i requisiti fondamentali per qualsiasi forma di avvicinamento all’UE.

Lo scorso 8 novembre, insieme al pacchetto allargamento, la Commissione europea ha presentato anche un nuovo programma finanziario per i Balcani occidentali. Il nuovo piano di crescita prevede un finanziamento di sei miliardi di euro che dovrebbe aiutare i paesi della regione ad accelerare le riforme europee. Secondo Ursula von der Leyen, il piano è stato adottato con lo scopo di avvicinare le economie dei paesi dei Balcani occidentali all’UE e potrebbe contribuire a raddoppiare l’economia della regione nel prossimo decennio.

Negli ultimi mesi la Bosnia Erzegovina ha approvato cinque leggi a livello statale, un passo accolto con favore da Bruxelles. Tuttavia, gli esperti e i rappresentanti di diverse organizzazioni internazionali ritengono che alcuni di questi provvedimenti – nello specifico le modifiche alla legge su Consiglio superiore della magistratura e la nuova legge sull’accesso alle informazioni – siano ben lungi dall’essere conformi agli standard europei.

Tra i provvedimenti adottati ci sono alcune modifiche alla legge sull’ombudsman della BiH e alla legge sugli stranieri, nonché la nuova legge sulla gestione del mercato del vino. Si è però ancora in attesa dell’approvazione di alcune leggi considerate fondamentali per l’integrazione europea della BiH, tra cui la legge sul contrasto ai conflitti di interesse, la legge sulla lotta al riciclaggio di denaro e la legge sui tribunali.

Ad oggi la Bosnia Erzegovina è riuscita a soddisfare solo uno dei quattordici requisiti individuati dalla Commissione europea, creando una commissione parlamentare per la stabilizzazione e l’associazione. Questo organismo, che dovrebbe facilitare e velocizzare il percorso europeo della BiH, è diventato operativo solo di recente.

Diversamente da quanto annunciato, i leader politici della BiH non hanno ottenuto il via libera dei negoziati perché non hanno mantenuto le promesse date ai cittadini e alla Commissione europea riguardo all’adozione delle riforme.

Le reazioni in BiH

Lo scorso 8 novembre, giorno in cui è stato presentato il nuovo pacchetto allargamento della Commissione europea, Johann Sattler, capo della delegazione dell’UE a Sarajevo, ha consegnato il rapporto sulla Bosnia Erzegovina a Borjana Krišto, presidente del Consiglio dei ministri della BiH.

Riallacciandosi al discorso tenuto da Ursula von der Leyen in occasione della presentazione del pacchetto allargamento, Sattler ha affermato che per la Bosnia Erzegovina le porte dell’UE restano aperte, ma il paese deve fare i suoi compiti. Il capo della delegazione dell’UE ha inoltre sottolineato che la BiH tende a muoversi nella direzione giusta, riscontrando però anche alcune tendenze sbagliate, tra cui la decisione dell’Assemblea popolare della Republika Srpska di ritirare i giudici serbi dalla Corte costituzionale della BiH e di approvare alcune modifiche al Codice penale della RS che reintroducono il reato di diffamazione.

Borjana Krišto si è detta contenta del fatto che la Commissione europea abbia riconosciuto gli sforzi compiuti dal Consiglio dei ministri della BiH negli ultimi mesi.

La decisione dell’UE di posticipare l’avvio dei negoziati con la Bosnia Erzegovina ha suscitato commenti discordanti tra i politici locali. Prevalgono però reazioni positive e la prontezza a portare avanti il processo di riforme.

I rappresentanti della coalizione di governo a livello statale appartenenti ai partiti della cosiddetta trojka – composta dal Partito socialdemocratico (SDP), dal movimento Popolo e giustizia (NP) e da Naša stranka (NS) – sono soddisfatti dell'ultimo rapporto della Commissione europea, vedendo in esso un segnale positivo e uno stimolo a proseguire con le riforme richieste. Per gli esponenti della trojka, si tratta di un grande passo in avanti nel percorso di integrazione europea della BiH.

L'Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD), anch’essa parte della compagine di governo a livello statale, ha affermato che l’attuale governo ha sbloccato il percorso europeo della BiH che si era fermato “ad un punto morto”, definendo però “troppo ambiziose” le quattordici priorità che il paese deve soddisfare.

Il leader dell’SNSD Milorad Dodik ha commentato su X la decisione della Commissione europea, affermando di essersi aspettato che quest’ultima raccomandasse l’avvio dei negoziati con la BiH senza riserve. Dodik ha anche sottolineato che la Republika Srpska è disposta a dialogare a condizione che l’Alto rappresentante se ne vada dalla Bosnia Erzegovina e che i giudizi internazionali si ritirino dalla Corte costituzionale della BiH.

Tuttavia, il giorno successivo Dodik ha affermato che la Bosnia Erzegovina non è obbligata a esaudire alcuna richiesta dell’UE. “Non siamo stati eletti per soddisfare le loro richieste, bensì per soddisfare i desideri del popolo”, ha dichiarato Dodik, chiedendo polemicamente cosa abbia ottenuto la BiH con il nuovo rapporto della Commissione europea che, secondo il leader dell’SNSD, è “mera retorica come sempre”.

Dragan Čović, leader dell’Unione democratica croata della BiH (HDZ BiH) – un altro partito che fa parte del governo a livello statale – con un post su X ha accolto con favore la decisione della Commissione europea.

Per la maggior parte degli analisti e dei rappresentanti della società civile, l’ultimo rapporto sulla BiH non arriva di sorpresa perché il paese non ha soddisfatto tutti i requisiti richiesti. Gli esperti ritengono che la Bosnia Erzegovina continuerà a godere di un sostegno tecnico dell’UE nel processo di riforme, soprattutto quelle riguardanti il sistema giudiziario, ossia la funzionalità degli organismi giudiziari.

Alcuni critici sostengono invece che il denaro che continuamente arriva dall’UE sia l’unico motivo per cui molti funzionari bosniaco-erzegovesi continuano ad appoggiare, almeno in modo declaratorio, il processo di integrazione europea del paese.

Ivana Korajlić, direttrice di Transparency International in BiH, afferma che, se non fosse stato per i finanziamenti concessi dall’UE, i politici bosniaco-erzegovesi ormai avrebbero smesso anche di parlare dell’integrazione europea. “D’altra parte però, l’UE non ha fatto abbastanza per vincolare quei finanziamenti al raggiungimento di alcuni progressi concreti”.

Lejla Ramić Mesihović, professoressa di relazioni internazionali, ha commentato il piano di crescita, presentato dalla presidente della Commissione europea come un programma che nei prossimi dieci anni potrebbe far raddoppiare l’economia dei Balcani occidentali. “Mai prima ho sentito un politico serio, che dispone di leve del potere, pronunciare affermazioni con cui prevede dove saremo tra dieci anni e quali saranno le nostre politiche economiche”.

Parte dell’opinione pubblica ritiene che l’UE, riservando un trattamento diverso alla Bosnia Erzegovina da un lato, e all’Ucraina e alla Moldavia dall’altro (per gli ultimi due paesi la Commissione ha infatti raccomandato l’avvio dei negoziati di adesione), abbia inviato un cattivo messaggio.

In un’intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian, Adnan Ćerimagić, analista del think tank European Stability Initiative, ha commentato il rapporto della Commissione europea, affermando che l’UE ha chiesto alla Bosnia Erzegovina di compiere maggiori sforzi rispetto ad esempio alla Moldavia. “Considerando la realtà politica bosniaco-erzegovese, chiedere ai rappresentanti dell’attuale governo – che da gennaio di quest’anno è impegnato con coerenza nel portare avanti il processo di integrazione europea del paese – di attuare ulteriori riforme equivale ad una richiesta di cercare compromessi ancora più difficili con Milorad Dodik. Un leader politico la cui agenda è stata sanzionata dalla Germania che, come è stato spiegato, ha espresso forte scetticismo riguardo all’apertura dei negoziati [con la Bosnia Erzegovina]”, ha sottolineato Ćerimagić.

Il rapporto sui progressi della Bosnia Erzegovina è stato pubblicato all’interno del pacchetto allargamento, insieme ai rapporti per gli altri paesi dei Balcani occidentali, la Turchia, l’Ucraina, la Moldavia e la Georgia. Nessun paese dei Balcani occidentali ha ottenuto una valutazione particolarmente positiva. Grande attenzione è stata rivolta ai problematici rapporti tra Serbia e Kosovo, sottolineando la necessità di proseguire il dialogo e la cooperazione nelle inchieste riguardanti alcuni incidenti avvenuti in passato.

La presentazione del pacchetto allargamento 2023 si è concentrata sull’Ucraina e sulla Moldavia, paesi per i quali la Commissione europea ha raccomandato l’avvio dei negoziati di adesione senza riserva. La Commissione ha anche raccomandato di concedere alla Georgia lo status di paese candidato. Il Consiglio europeo dovrebbe esprimersi su queste raccomandazioni in una riunione prevista per metà dicembre.