Sono oltre cento le piccole centrali idroelettriche costruite finora in Bosnia Erzegovina e ne sono in programma altre 350. Numerosi gli attivisti e i cittadini che lottano per difendere il territorio in cui vivono. Entro fine giugno il Parlamento della FBiH dovrebbe finire di esaminare una proposta di legge che impedirebbe la costruzione di nuove centrali
Lo scorso 6 giugno la Camera dei rappresentanti del parlamento della Federazione BiH (una delle due Entità costitutive della Bosnia Erzegovina, ndr) ha approvato una proposta di legge, elaborata e presentata dal governo della Federazione BiH alla fine di aprile, recante modifiche alla Legge sull’energia elettrica dell'entità. La principale modifica proposta dal governo riguarda la costruzione di piccole idrocentrali. “All’articolo 78 viene aggiunto un nuovo comma che vieta il rilascio di nuove concessioni per la costruzione di piccole idrocentrali, eccetto per quelle collegate alle reti idriche a gravità”, si legge in un comunicato stampa diffuso dal governo in occasione della presentazione della proposta. Ora si attende, entro giugno, la votazione della seconda camera.
Secondo gli attivisti della Coalizione per la protezione dei fiumi della Bosnia Erzegovina – una rete che riunisce trenta associazioni ambientaliste locali – l’introduzione del divieto di costruzione di piccole idrocentrali sarebbe la soluzione migliore per i fiumi della BiH, messi sotto forte pressione da parte degli investitori nel settore del mini-idroelettrico.
Lo scorso 31 maggio, poco prima dell’inizio della seduta della Camera dei rappresentanti del parlamento della FBIH dedicata alla proposta di modifica della legge sull’energia elettrica, gli attivisti per la difesa dei fiumi si erano riuniti davanti alla sede del parlamento, invitando i deputati ad approvare la proposta avanzata dal governo.
Attivismo civico contro la devastazione dei fiumi
Negli ultimi anni, alcuni progetti di costruzione di piccole idrocentrali sui fiumi bosniaco-erzegovesi sono stati scongiurati grazie all’attivismo dei cittadini e di alcune ong locali. Un attivismo caratterizzato da grande coraggio e tenacia , come dimostra il caso delle donne di Kruščica, ma anche da situazioni conflittuali, compresi scontri verbali tra sostenitori e oppositori delle piccole idrocentrali. Molte battaglie legali avviate da cittadini e attivisti a difesa dei fiumi sono ancora in corso, mentre in alcuni casi nemmeno le sentenze e altri meccanismi istituzionali sono bastati a fermare la costruzione di nuove piccole idrocentrali e a interrompere l’attività di alcune di quelle esistenti.
I canali di Buna
Sono ormai sette anni che gli abitanti di Buna, una frazione del comune di Mostar, portano avanti la loro battaglia a difesa dei cosiddetti Bunski kanali [i canali di Buna, luogo in cui il fiume Buna, giunto alla fine del suo percorso, si allarga formando un piccolo delta e poi, passando al di sopra di una barriera di travertino, si getta in uno stretto canale scavato dal fiume Neretva, ndt]. Questo fenomeno naturale ormai da decenni gode dello status di monumento naturale protetto.
Gli attivisti e gli abitanti di Buna hanno chiesto al consiglio comunale di Mostar di annullare le disposizioni del Piano regolatore generale aventi ad oggetto la costruzione di due idrocentrali lungo i canali di Buna. Gli attivisti ritengono che l’annullamento di queste disposizioni renderebbe impossibile per gli investitori portare avanti la procedura per ottenere il permesso per la costruzione degli impianti in questione. La battaglia continuerà – aggiungono gli attivisti – finché i canali di Buna non verranno posti definitivamente sotto tutela. Solo allora gli abitanti di Buna potranno tirare un sospiro di sollievo.
In un’intervista rilasciata ad un’emittente televisiva locale uno degli attivisti ha dichiarato che gli abitanti di Buna non permetteranno a nessuno di mettere a rischio le loro case costruendo impianti idroelettrici in un’area dichiarata monumento naturale. Nonostante il tribunale del cantone di Sarajevo abbia annullato il permesso per la costruzione di due piccole idrocentrali sui canali di Buna rilasciato dal ministero dell’Ambiente e del Turismo della Federazione BiH, recentemente l’investitore ha presentato una nuova richiesta di rilascio delle autorizzazioni necessarie per la costruzione degli impianti in questione.
Il fiume Kruščica
Nel tentativo di impedire la costruzione di due piccole idrocentrali lungo il fiume Kruščica, gli abitanti dell’omonimo villaggio, situato nel cantone della Bosnia centrale, per più di un anno, dall’agosto 2017 al dicembre 2018, erano rimasti accampati in una tenda improvvisata installata nei pressi del fiume, al contempo portando avanti una battaglia legale.
L’impegno degli abitanti di Kruščica a difesa del loro fiume ha dato i suoi frutti: nel dicembre 2018 il tribunale cantonale di Novi Travnik ha annullato sia le autorizzazioni ambientali e i permessi per la costruzione di due piccole idrocentrali sul fiume Kruščica sia il certificato di conformità urbanistica del progetto. Tuttavia, i contratti di concessione per la costruzione dei due impianti in questione, stipulati tra il governo del cantone della Bosnia centrale e gli investitori, non sono mai stati formalmente rescissi, fatto che ha permesso ad uno degli investitori di avviare nuovamente la procedura per ottenere le autorizzazioni necessarie per la costruzione di uno degli impianti.
Altri progetti controversi
L’annuncio della costruzione di una piccola idrocentrale sul fiume Janj, nel tratto ricadente nel territorio del comune di Šipovo, in Republika Srpska, a soli cento metri dalle famose isole di Janj, è stato accolto con forte disappunto dalla popolazione locale e dalle associazioni ambientaliste. Gli abitanti della zona temono che questo progetto possa essere il preludio alla distruzione totale del fiume Janj e delle sue isole, ormai diventate la meta preferita per gite e scampagnate in un’area dove il turismo ormai da decenni rappresenta la principale fonte di guadagno per la popolazione locale. Gli abitanti – come loro stessi affermano – non esiteranno a difendere il fiume con l’unico mezzo che hanno, ossia coi propri corpi.
Il comune di Šipovo non può impugnare il progetto in questione perché la gestione delle risorse idriche compete al governo della Republika Srpska. La concessione per questo progetto risale al 2006, quando l’allora premier della Republika Srpska in un solo giorno aveva rilasciato ben 106 concessioni per la costruzione di piccole idrocentrali. Dei dodici impianti idroelettrici previsti nel territorio del comune di Šipovo ad oggi ne sono stati realizzati due.
Nel gennaio di quest’anno la banca di sviluppo tedesca KfW ha affermato di aver rinunciato all’idea di finanziare la costruzione dell’idrocentrale Janjići sul fiume Bosna. L’annuncio è arrivato a distanza di un anno dalla decisione dell’associazione ambientalista Eko Forum Zenica di presentare alla banca KfW le proprie obiezioni in merito al progetto dell’idrocentrale Janjići e di avviare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla questione. Ora gli attivisti sono impegnati a raggiungere il loro prossimo obiettivo, quello di cancellare il progetto dal piano regolatore generale del comune di Zenica, e hanno già presentato una petizione al ministero della Pianificazione territoriale del cantone di Zenica-Doboj.
Gli attivisti per la protezione dell’ambiente hanno invitato le autorità bosniaco-erzegovesi a vietare la costruzione di tutta una serie di piccole idrocentrali previste sui fiumi della BiH, tra cui quella sul fiume Pliva nei pressi di Jajce, quella sul fiume Ugar vicino a Vitovlje e quella sul fiume Doljanka nei pressi di Jablanica.
Stando ai dati pubblicati da alcune associazioni ambientaliste, negli ultimi anni in Bosnia Erzegovina sono stati costruiti 119 piccoli impianti idroelettrici, di cui 69 nella Federazione BiH e 50 in Republika Srpska, ed è previsto che ne vengano costruiti almeno altri 350.
Gli attivisti e i cittadini sono determinati a proseguire la loro battaglia contro la costruzione di piccole idrocentrali perché ritengono che questi impianti, oltre a mettere a rischio l’economia e la vita della popolazione locale, possano portare alla devastazione degli ecosistemi fluviali e alla totale scomparsa di alcuni fenomeni naturali.
Secondo gli attivisti del Centro per l’ambiente di Banja Luka, è del tutto inopportuno che le autorità bosniaco-erzegovesi continuino ad investire nel mini-idroelettrico, considerando che la Bosnia Erzegovina ha adempiuto all’impegno, assunto nei confronti della Comunità dell’energia, di raggiungere una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili pari al 40% del consumo finale lordo. La BiH ha raggiunto tale quota già nel 2018.
Gli attivisti di Banja Luka mettono in guardia anche sui danni economici derivanti dal sostegno pubblico alla costruzione di piccole idrocentrali. Damir Miljević, esperto di questioni energetiche e autore di uno studio sulla redditività economico-sociale delle concessioni per la costruzione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, ha spiegato che da un’analisi del rapporto tra costi e ricavi legati agli investimenti pubblici nel settore del mini-idroelettrico è emerso che la Bosnia Erzegovina ogni anno registra una perdita di oltre 100 milioni di marchi (circa 50 milioni di euro).
In una recente intervista rilasciata a Radio Slobodna Evropa, Anes Podić dell’associazione Eko akcija ha dichiarato che molti investitori nel settore del mini-idroelettrico tedono a sfruttare, oltre alle lacune legislative, anche i loro legami con alcune istituzioni bosniaco-erzegovesi per ottenere con più facilità i permessi necessari per la costruzione di piccole idrocentrali.
“Da numerosi procedimenti penali è emerso che quasi nessuna mini idrocentrale in Bosnia Erzegovina è stata costruita rispettando la legge. Ogni progetto è stato caratterizzato da svariate irregolarità legate ai contratti di concessione o al rilascio di alcune autorizzazioni. Se dovesse essere effettuata una revisione a tutto tondo di questi progetti, soprattutto per quanto riguarda il loro impatto ambientale, pochi impianti costruiti resterebbero in funzione“, ha spiegato Anes Podić.
Perché in BiH ci sono tanti progetti di piccole idrocentrali?
La Bosnia Erzegovina è uno dei pochi paesi europei che vantano la presenza di numerosi fiumi ancora in gran parte intatti e selvaggi. In Bosnia Erzegovina ci sono 244 fiumi che ospitano oltre un quarto di tutte le specie europee di pesci d’acqua dolce a rischio di estinzione.
Negli ultimi anni le autorità bosniaco-ezegovesi, sia quelle centrali che quelle a livello di entità, hanno deciso di incentivare, con contributi molto generosi, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, incentivi che però rischiano di produrre più danni che benefici.
Stando ai dati emersi da un'inchiesta condotta dal portale Fokus.ba, nei primi cinque mesi del 2020 lo stato ha sborsato 37,7 milioni di marchi (circa 19,2 milioni di euro) ai proprietari di centrali idroelettriche, solari ed eoliche situate sul territorio della Federazione BiH. Quell’anno gli incentivi per il mini-idroelettrico in BiH toccavano cifre 30-40 volte superiori a quelle stabilite ad esempio in Macedonia del Nord.
Dall’indagine è inoltre emerso che le autorità bosniaco-erzegovesi intendono aumentare ultrriormente l’importo degli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, soprattutto per quanto riguarda le piccole idrocentrali. Gli esperti ricordano che la Bosnia Erzegovina non ha ancora adeguato i meccanismi di incentivazione delle rinnovabili a quelli dell’UE, e avrebbe già dovuto farlo tempo fa, essendo membro della Comunità dell’energia [istituita nel 2005 allo scopo di allargare il mercato energetico dell’UE ai paesi del sud est Europa].
Date queste premesse, non stupisce il forte interesse dimostrato da investitori privati, sia locali che stranieri , per la produzione di energia elettrica in BiH. Stando ai dati diffusi da alcune organizzazioni non governative, si prevede che in Bosnia Erzegovina vengano costruite più di cinquecento nuove piccole idrocentrali .
Un altro aspetto problematico riguarda il fatto che i ricavi derivanti dalle concessioni per piccoli impianti idroelettrici sono ben inferiori agli incentivi concessi agli investitori. Quindi lo stato ha dovuto trovare ulteriori risorse per poter continuare a sovvenzionare il mini-idroelettrico, e lo ha fatto sottraendo denaro alle tasche dei cittadini. I soggetti che investono nella costruzione di piccoli impianti idroelettrici ottengono dallo stato lo status di produttore di energia privilegiato, e quindi vendono l’energia prodotta dai loro impianti all’Agenzia elettrica della BiH ad un prezzo superiore a quello di mercato. Per poter acquistare questa energia lo stato ha introdotto una nuova componente tariffaria, appunto per il sostegno alle fonti rinnovabili, addebitata nella bolletta della luce.
Mentre cresce il malcontento dei cittadini bosniaco-erzegovesi, che chiedono alle autorità di introdurre una moratoria sulla costruzione di piccole idrocentrali, i membri dell’associazione “Hidroenergija” [Idroenergia], che riunisce i proprietari di piccoli impianti idroelettrici in BiH, sostengono che sia in atto “una gogna, del tutto incomprensibile, contro le piccole idrocentrali”.
In un’intervista rilasciata ad Al Jazeera Balkans, il presidente dell’associazione Hidroenergija ha affermato che chi sceglie di investire nel settore del mini-idroelettrico lo fa con l’intento di salvare i posti di lavoro e di contribuire alla crescita economica della BiH. “Oltre alle aziende metalmeccaniche, in questo settore vengono coinvolte anche le aziende edili e quelle energetiche, nonché varie cooperative. Un eventuale divieto di costruzione [di piccole idrocentrali] porterebbe alla perdita di un centinaio di posti di lavoro. Le piccole idrocentrali mettono a rischio i nostri fiumi allo stesso modo in cui mettono a rischio altri fiumi europei. Eppure in Europa ad oggi sono state costruite 21.800 piccole idrocentrali e si continua a costruirne di nuove”.
Quel che è certo è che i letti di molti fiumi in BiH lungo i quali sono state costruite le piccole idrocentrali sono completamente in secca la maggior parte dell’anno. Una situazione che rischia di rivelarsi fatale per la flora e la fauna degli ecosistemi fluviali, ma anche per l’economia locale. Ad oggi nessuno è stato sanzionato per la devastazione dei fiumi della BiH, che quindi prosegue con la tacita approvazione delle istituzioni. Questo quadro desolante non ha però scoraggiato gli attivisti e i cittadini bosniaco-erzegovesi, che fanno sapere che non rinunceranno alla battaglia per la difesa dei fiumi.
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