Il Parlamento europeo e le proteste in Bosnia Erzegovina
10 february 2014
Cosa c’entra il Parlamento europeo con le proteste in Bosnia Erzegovina di questi giorni? A ben guardare non molto. Tuttavia c’è qualcuno che, commentando le proteste in corso nel paese, ha posto l’accento su una curiosa coincidenza temporale.
“Quasi nello stesso momento in cui mercoledì sera a Tuzla si contava il triste bilancio del primo giorno di proteste dei cittadini amareggiati, con 22 feriti e 24 arrestati, a Strasburgo il Parlamento europeo, dibattendo la risoluzione sullo stato “di avanzamento della Bosnia Erzegovina” verso l’adesione all’Unione europea, ha fornito un’immagine di un paese bloccato nel tempo che spiega perfettamente sia l’escalation di insoddisfazione a Tuzla che la sua diffusione – sotto forma di solidarietà – in altre città bosniaco-erzegovesi.”
Così attacca il suo editoriale Kemal Kurspahić, già direttore del quotidiano Oslobođenje durante la guerra degli anni Novanta.
La risoluzione del Parlamento europeo adottata il 6 febbraio scorso, nella parte dedicata alle “Considerazioni di carattere generale”, specifica che il Parlamento europeo:
“È profondamente preoccupato per la persistente mancanza di visione comune evidenziata dai leader politici delle tre comunità etniche del paese; esorta i gruppi politici a tutti i livelli di potere nel paese ad intensificare la cooperazione e il dialogo per superare le controversie esistenti con l'obiettivo di raggiungere progressi sulla via delle riforme e migliorare la vita dei cittadini della Bosnia Erzegovina; chiede alla società civile di partecipare maggiormente agli sforzi per riformare il paese; chiede che si abbandoni la retorica nazionalista ed etnocentrica che deriva dalla leadership dei tre popoli costitutivi della Bosnia Erzegovina; condanna ogni tipo di segregazione e discriminazione religiosa o etnica nel paese”.
Più avanti la risoluzione affronta i “Criteri politici”, precisando tra il resto che il Parlamento europeo:
“Esprime la propria preoccupazione per gli elevati tassi di corruzione a tutti i livelli della vita pubblica e per le complesse connessioni tra attori politici, imprese e media; chiede un’accelerazione nell'attuazione della strategia anti-corruzione e l’adozione di misure volte a migliorare l’efficacia delle indagini, dell’azione penale e della condanna nei casi di corruzione”.
Mentre nella sezione sulle “Questioni socio-economiche” il Parlamento europeo:
“È preoccupato per l'inefficienza delle disposizioni del paese in materia di protezione sociale a fronte di un elevato livello di spesa pubblica; sottolinea la necessità di armonizzare e riformare i frammentati sistemi di protezione sociale, così da garantire parità di trattamento a tutti i cittadini, comprese le persone con disabilità; sollecita i governi a migliorare il contesto imprenditoriale e ad attuare le riforme del mercato del lavoro al fine di contrastare l'elevato tasso di disoccupazione che mina la stabilità macroeconomica mediante misure economiche concrete; chiede ulteriori misure per facilitare la partecipazione dei tanti giovani disoccupati del paese al mercato del lavoro”.
Ed è proprio su queste delicate questioni di carattere socioeconomico e politico, di corruzione, disoccupazione, ruberie e di abusi di potere che conclude il suo commento Kurspahić: “Si intrecciano i messaggi dei dimostranti di Tuzla e la seduta a Strasburgo del Parlamento europeo: nonostante la sua risoluzione sia stata scritta settimane fa, i parlamentari europei - così come i dimostranti di Tuzla – mettono in guardia sulla corruzione diffusa a tutti i livelli della sfera pubblica in Bosnia Erzegovina e delle relazioni tra gli attori politici gli uomini di affari e i media”.
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