La legittimazione del nazionalismo e di una politica tribale hanno portato la Bosnia allo stallo, in una crisi che ormai non interessa più nessuno. La questione della riforma della polizia e il ruolo delle leadership locali. Una malattia nel cuore dell'Europa
Sembra che la Bosnia ed Erzegovina stia diventando un'infelice testimonianza del fatto che una crisi politica interna possa diventare una routine che non interessa più a nessuno. Le persone serie già con una certa dose di disgusto seguono i quotidiani e i telegiornali serali. Gli ininfluenti leader sindacali avanzano deboli minacce di rivolte sociali ma sono in pochi a prenderli sul serio. I media conducono guerre private assumendo il ruolo di lunga mano dei potenti tycoon che sono entrati in conflitto nella rapace e non ancora conclusa privatizzazione. Le riforme costituzionali e le altre riforme sono ferme e nessuno sa quando proseguiranno. L'estremamente eterogenea neoeletta élite politica continua a mantenere posizioni profondamente contrapposte in tutti gli ambiti della vita.
I politici stranieri, allo stesso tempo, visitano continuamente la Bosnia e ripetono opinioni ripetute già mille volte sul fatto che "non c'è più tempo da perdere per far sì che i leader locali diventino seri". L'ultima visita in Bosnia ed Erzegovina della errante, insistente e superficiale Doris Pack è stata particolarmente significativa. Solo la finta educazione dei tycoon politici locali nasconde l'ironia con la quale si commenta la convinzione della vecchia lady che qua ci sia qualcuno che ascolta le sue uscite senza seguito. A questa donna piace occuparsi della Bosnia ed Erzegovina a nome del Parlamento europeo senza capire alcuni elementi fondamentali di questa storia. Prima di tutto non capisce la monelleria balcanica di cui vanno fieri i politici locali.
Con un po' più di rispetto, ma con lo stesso effetto finale, è passata anche la visita di Daniel Fried, assistente del segretario di Stato degli USA per l'Europa e l'Eurasia. Molti stranieri semplicemente non riescono o non vogliono capire che il "segreto" del blocco permanente della BiH da parte dei politici locali è di vecchia data: questi politici sono stati eletti alle "elezioni democratiche" all'interno di un sistema non democratico e istituzionalmente organizzato in modo deforme, insieme alla strumentalizzazione del nazionalismo e alla politica delle tribù, e nessuno gli può più fare nulla. Lo spazio è aperto per un esclusivo funzionamento a proprio vantaggio e nell'interesse dei propri partiti e della criminalità. Gli stranieri rimbambiti dalla "legittimità democratica" degli eletti non hanno gli strumenti per cambiare qualcosa, ignorando che i meccanismi che esistono nei normali sistemi democratici qua non funzionano.
I leader politico-criminali locali hanno capito bene questa impotenza, e qua il cerchio si chiude. Alle persone intelligenti e colte della BiH non resta che rallegrarsi in modo cinico della posizione della cosiddetta comunità internazionale. Gli avvertimenti dei rispettabili ospiti rivolti ai politici locali sul fatto che "la Bosnia non avrà un futuro europeo se loro non diventano seri" è l'ironia massima. In sostanza, l'unica cosa che a questi politici non interessa è il futuro europeo. Questo paradiso in cui loro oggi godono di libertà di manipolazione, di furto e di arroganza di ogni genere, difficilmente potrebbero averla all'interno degli standard e dei meccanismi europei.
Alla domanda ingenua sul "perché i cittadini non cambiano questa cosa alle elezioni", segue una risposta del tutto semplice. Perché sono impazziti e manipolati dalla continua produzione di nazionalismo e di paure che sono il migliore ostacolo alla democrazia. In nome della formale legalità e della legittimità di tipo occidentale, qui i partner della comunità internazionale sono "i cosiddetti leader democraticamente eletti" e non le forze che sono veramente per una BiH democratica. Questi non sono la maggioranza nel governo.
Comprendendo così il contesto generale della odierna situazione in Bosnia ed Erzegovina, le prospettive sono tristi: l'Unione europea a ragione insiste sulla continuazione delle riforme all'interno della BiH, come condizione per l'ulteriore avvicinamento all'Unione. Prima di tutto insiste in modo motivato sulla riforma della polizia con la quale si dovrebbe instaurare il controllo statale sui vertici delle forze di polizia in tutti i sensi. La Republika Srpska (RS) e il premier Dodik hanno detto chiaramente che la strada europea a loro non interessa per niente se la condizione per questa strada è l'abolizione della loro polizia di entità! Chiaro e preciso. Si direbbe persino anche onesto! Perché è così? Perché la "loro" polizia funziona sotto il loro controllo politico e di ogni altro tipo, perché questa polizia protegge le frontiere della loro entità e perché con tale polizia loro hanno il loro stato nazionale all'interno della BiH. Questo è anche ciò che si è voluto con la guerra passata.
L'Unione europea ha riconosciuto in tempo questa storia e ha posto tre criteri principali in base ai quali devono essere abolite le polizie nazionali e di entità. L'Unione europea, però, non ha il meccanismo per realizzare questi criteri. Le minacce non passano, le pressioni non ottengono i risultati, e il confine dell'intera storia è determinato in modo significativo anche dalla situazione regionale. Non disturbate la Republika Srpska mentre Belgrado è schiacciata dal Kosovo!
Insieme a tutto questo a Banja Luka arriva la suddetta eterna signora Pack e dice a Dodik: "Non c'è nessun problema se la polizia della RS rimane all'interno della riforma della polizia in BiH?!" In qualche modo nel frattempo l'Alto rappresentante della comunità internazionale in BiH ripete per l'ennesima volta che è "arrivato il momento che i politici bosniaci cambino il modo di pensare".
Forse la domanda ingenua del semplice bosniaco potrebbe essere: e perché loro cambierebbero il loro modo di pensare e ancora di più il loro comportamento? Loro hanno fatto tutto il possibile per comportarsi proprio in questo modo e per pensare così, perché è nel loro scopo e nel loro interesse. Gli europei non vogliono capire che cosa c'è in discussione qui e non hanno i meccanismi per combattere contro politici del genere. Allo stesso tempo non hanno né l'interesse né la voglia per aiutare quelle forze locali che potrebbero a lungo termine volgere il paese verso il futuro europeo e verso gli standard di vita europei.
I politici locali lo hanno capito perfettamente e lo sfruttano alla grande. Le minacce di isolamento vanno a loro vantaggio. Il ferreo isolamento della Bosnia ed Erzegovina rispetto all'Europa, con l'attuale regime dei visti, e il potenziale isolamento in altro modo, rappresentano soltanto un motivo in più per le persone giovani e colte di proseguire quella tanto tragica tendenza all'emigrazione e al permanente abbandono della patria. Tanto in Bosnia ed Erzegovina la struttura dell'istruzione e la qualità delle istituzioni locali sono già ad un livello drammaticamente basso.
In questi giorni è stato pubblicato un dato catastrofico secondo il quale il venti percento della popolazione totale di questo stato è analfabeta. Due decenni fa questo numero era una decina di volte più basso. Oltre a ciò, il numero delle persone con diploma universitario è pari ad un misero 3 per cento. Ogni giorno, inoltre, si stanno scoprendo decine di diplomi falsi e pseudo-scuole private senza nessun permesso e standard. La Bosnia ed Erzegovina oggi è l'unico paese in Europa dove non esiste una legge sull'istruzione superiore. Dunque, si tratta di una tendenza negativa galoppante che ha alla sua base l'oligarchia politica con la quale l'Europa civetta nel nome della "legalità delle elezioni democratiche". E' un errore madornale la convinzione che questo non riguardi nessuno. Non si può isolare e trascurare una malattia nel cuore dell'Europa. In particolare non nel nome della democrazia. Ancora di più perché le cause di questa malattia non sono sconosciute, i trasmettitori della malattia non sono sconosciuti e nemmeno la cura è sconosciuta.