Ripubblicato in Italia da Libri Scheiwiller 'Le Marlboro di Sarajevo" raccolta di racconti dello scrittore bosniaco Miljenko Jergović. Riportiamo la prefazione scritta da Claudio Magris

25/08/2005 -  Redazione

Di Claudio Magris

Il nuovo Andrić bosniaco: così Paolo Rumiz, perspicace scrittore e cronista della insensata e terribile guerra nei Balcani, ha definito Miljenko Jergović, il sorprendente autore de Le Marlboro di Sarajevo. Entrambi, come molti altri scrittori, raccontano di quel variegato crogiolo balcanico di popoli, religioni e culture diverse, che dovrebbe e potrebbe essere un esempio di coesistenza, tolleranza ed arricchimento reciproco - e parzialmente lo è anche stato, dando così una lezione di coesistenza umana - il quale però è diventato luogo della vergogna e della distruzione.

Anche il mondo di Andrić è venato di tragedia, il che rende tale mondo imperscrutabile ma non assurdo, e non lo priva del senso della vita; ecco come egli riesce a mantenere l'atteggiamento epico, l'ampio respiro e la notevole forza narrativa capace di cogliere la totalità e continuità della vita.

Anche Jergović è uno scrittore epico; possiede la capacità di lasciar parlare l'oggettività delle cose e degli avvenimenti, di cogliere la storia di un individuo o di un paese nei dettagli più concreti, con sobria essenzialità.

Ma la tragedia che scuote il mondo di Jergović è insensata, grottesca; nei suoi racconti la violenza sanguinaria rivela il suo orrore attraverso l'indifferenza, attraverso l'apparente normalità di avvenimenti mostruosi, attraverso il caotico smarrimento e attraverso bizzarre coincidenze.

E' una violenza che proviene da ovunque, eppure non si sa da dove, e che viene costantemente mistificata, attribuita ad altri, in modo da non essere più identificabile, una violenza di tutti contro tutti. E' una violenza abbinata alla falsificazione dell'ideologia, dell'informazione e del giudizio, che spesso nomina a priori i complici e vorrebbe indicare i colpevoli ancor prima che abbiano commesso il delitto. Mai come nella guerra dei Balcani la violenza e la menzogna si erano abbinate e assomigliate in tal misura.

Il respiro epico dell'autore diventa dunque breve ed interrotto; il narratore non descrive una vita intera, come disse Babel' di Tolstoj, bensì i cinque minuti - che Babel' scelse come proprio metro - in cui una vita si condensa e si spezza. La guerra, grande protagonista di questi insoliti racconti, non si vede; essa non è in primo piano, bensì costituisce la cornice, lo sfondo onnicomprensivo. La guerra si manifesta nel dettaglio, in colui che non ritorna a casa o viene colpito improvvisamente mentre sta portando l'acqua, nei particolari di un improvviso trasloco o nelle incomprensioni e nelle difficoltà che improvvisamente impediscono un amore.

Il mondo di Jergović è vitale e allo stesso tempo inquietante. Vitale per le svariate vicende di individui irripetibili, per la loro picaresca familiarità con le osterie e con il destino, con il quale chiacchierano e che a volte riescono ad ingannare. Inquietante per l'assurdità che avvolge e distrugge il tutto, per l'astrazione che permette l'assurda e stupida violenza. In Jergović è presente la compassione e un grande amore per la vita sensuale ed effimera, diventata effimera a causa di una guerra incomprensibile perché priva di un motivo intelligibile.

Molti anni fa - in un'epoca quasi lontana - quando percorrevo la Bosnia in lungo e in largo durante i miei viaggi zingareschi lungo il Danubio e nei paesi confinanti, trovavo in Bosnia anche la felicità. Nel mondo di Jergović - come del resto in nessun altro mondo - la felicità certamente non può esistere, eppure paradossalmente essa si sente; si sente quando potrebbe e dovrebbe essere vicina, il che rende ancora più terribile la sua impossibilità. E così non rimane altro che la rinuncia alla vita reale, la precarietà: "In un mondo fatto così - scrive Jergović - c'è una regola fondamentale, che si riduce ad una valigia sempre pronta".

 
Le Marlboro di Sarajevo
Miljenko Jergović
Traduzione a cura di Ljiljana Avirović
Libri Scheiwiller 2005