Il 9 novembre scorso è stato il decimo anniversario dell'abbattimento del ponte di Mostar. Un tragico simbolo della guerra in Bosnia Erzegovina. L'associazione culturale siracusana :duepunti pubblica una raccolta monografica di immagini e testi.
I cortometraggi di Luca Rosini ed Alberto Bougleux che narrano la storia di Sebastiano, ladro e visionario a Medjugorje; di un gruppo di anarcoambientalisti che vendono alberi di Natale a Mostar; del Mufti di Mostar che racconta dei rifugiati e della loro difficoltà a trovare una sistemazione. E poi la storia di Tristan, francese, che insegna ai ragazzi di Mostar come tagliare la pietra alla maniera antica.
Ma anche dieci poesie di Nedimir Cisic, che si divide tra Mostar e Zagabria e tra i fondatori del sito kolaps.org. La china del vignettista Claudio Parentela, le fotografie di Andrea Carbone.
Sono queste parte delle opere che l'associazione culturale :duepunti ha deciso di pubblicare on-line in occasione del decimo anniversario della distruzione del ponte di Mostar. L'esposizione è titolata :duepunti EX e vuole essere, come affermano i curatori, "un frammento della carta geografica in trasformazione .... Nel territorio della ex-Jugoslavia, e della Bosnia in particolare, si ricompongono delle impressioni di transito che prendono la forma del diario, del reportage o del documentario, del lavoro sulla scrittura e sull'immagine".
"Dove i simboli sono divenuti strumenti o forme della barbarie, nell'orrore della pulizia etnica, nell'artificio delle frontiere, e persino nella retorica desolata della promessa di salvezza queste opere cercano nell'ordine simbolico una visione diversa delle cose. Alle cicatrici affiancano le tracce durevoli dei mutamenti in corso, l'intreccio dei rapporti amichevoli tra le persone, la sorpresa degli incontri, il calore dell'ospitalità, la bellezza - nonostante tutto - dei luoghi".
Un'esposizione interessante che invitiamo a visitare sul sito Duepunti
Su Mostar vedi anche:
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Mostar: rinasce la bianca mezzaluna di pietra?
Paolo Rumiz: Mostar e il ponte che non unisce più - da La Repubblica