La notizia che l’amica e artista Vesna Ljubić se n’è andata è stato un colpo al cuore. Così scrive Roberta Biagiarelli, attrice, autrice e documentarista profondamente legata ai Balcani, alla notizia della morte della prima regista donna della storia della Bosnia Erzegovina. Vesna Ljubić a Roma lavorò anche con Fellini
Il 5 aprile, la notizia che il Covid-19 non aveva risparmiato anche Vesna Ljubić, è arrivata in poche ore sulle sponde italiane grazie alla rete di amicizie che sono nate dal dopoguerra ad oggi, tra artisti, intellettuali, singoli cittadini, associazioni.
“La notizia che l’amica e artista Vesna Ljubić se n’è andata è stato un colpo al cuore: No, Vesna!”, ci scrive Roberta Biagiarelli poche ore dopo che la notizia era rimbalzata su Facebook. “Penso di continuo a tutti i grandi vecchi, ai maestri alle maestre che sono là nella Sarajevo colpita dalla tempesta pandemica e all’inefficienza di un ‘non paese’ allo sbando. Vesna se n’è andata oggi 5 aprile, non un giorno qualsiasi per Sarajevo... D'altra parte era nata il 25 maggio, non un giorno qualsiasi...la giornata della Gioventù”.
Vesna Ljubić è stata la prima regista donna della Bosnia Erzegovina. Tra i suoi film ricordiamo alcuni che per la loro importanza vennero anche sottotitolati in italiano in occasione della retrospettiva che La casa della Poesia di Salerno le dedicò nel 2013: “Posljednij skretničar uskotračnog kolosjeka” (L’ultimo deviatore della ferrovia a scartamento ridotto del 1987), “Ecce Homo” (1994), “Adio Kerida” (2001), “Bosanska rapsodija na rubu znanosti” (Rapsodia Bosniaca del 2011). Nata a Sarajevo, dove si è Laureata in Arte presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Sarajevo, ha studiato poi in Italia regia cinematografica al Centro Sperimentale di Roma e alla RAI. Nei primi anni ’70 ha lavorato come assistente di Federico Fellini.
Tornata a vivere nella sua città natale, dove ha vissuto fino all’ultimo giorno, è stata a lungo redattrice cultura presso Radio Sarajevo e ha realizzato anche importanti film e documentari per la televisione. Tra questi, "Simha" (1975), un film dedicato alla vita degli ebrei di Sarajevo, proclamato miglior film televisivo dell’anno e acquistato da numerose emittenti europee. Nella sua lunga carriera ha poi vinto diversi premi nazionali e internazionali.
“L’avevo cercata negli ultimi mesi al cellulare”, prosegue a raccontare Roberta Biagiarelli, “ma tanto lei non rispondeva mai! Poi, improvvisamente appariva con una e-mail o un messaggio inaspettato ed era subito come se ci fossimo sentite il giorno prima.”
Roberta e Vesna erano profondamente legate, non solo dal punto di vista professionale. “È stata una delle prime persone che ho conosciuto arrivando a Sarajevo alla fine della guerra e ci siamo sempre piaciute a pelle, era nata inaspettatamente una simpatia reciproca. Eppure, prima di conoscerla, sapevo poco di lei e di tutta la sua esperienza da cineasta. Una donna, un’artista spassosissima, una vera fuoriclasse, indomita, ironica, una pensatrice con il sorriso.”
L’amicizia tra le due artiste, è nata durante la lavorazione di un monologo ideato e scritto da Biagiarelli e che in 15 anni ha poi avuto centinaia di rappresentazioni in tutt’Italia: “Ci eravamo conosciute ‘grazie’ al mio monologo teatrale sul genocidio di Srebrenica e al documentario ‘Souvenir Srebrenica ’ (2006) che lei aveva molto apprezzato e per me era stato un grande onore.” E aggiunge: “Nei nostri incontri a Sarajevo o in Italia, anche se dilatati nel tempo, scattava in me la sensazione di quella affinità che ti lega maggiormente a persone piuttosto che ad altre che ti trovi a frequentare tutti i giorni, proprio perché non è la quantità del tempo passato insieme, ma la sua qualità. E tante erano le idee che vorticavano nei nostri incontri. La voglia di fare insieme un filmato su Srebrenica, consigli, scambi di opinioni artistiche e di altro più in generale.”
Una guerra che Vesna Ljubić ha vissuto nella Sarajevo assediata. Prima dello scoppio della guerra in Bosnia Erzegovina, Vesna era in India, dove ha diretto e prodotto quattro film documentari e una serie in tre parti per la televisione. Purtroppo, al ritorno a Sarajevo, la sua casa è stata colpita da un colpo di mortaio e una parte significativa del materiale registrato è stato distrutto dal fuoco. Poco dopo, anche lo studio cinematografico di Sarajevo a Jagomir è stato bombardato e nell’incendio tutto il materiale che vi era conservato è andato perso.
E’ proprio del periodo dell’assedio che gira uno dei suoi film più famosi: il documentario “Ecce Homo", un vero e proprio atto d’amore della regista per la sua città. Per due anni Vesna raccolse una serie di ritratti di persone che stavano vivendo e morendo insieme nella Sarajevo sotto assedio. Il film è stato proiettato in quasi tutti i festival più importanti in Europa, e ha ricevuto diversi riconoscimenti: Venezia 1994, Berlino 1994, Amsterdam 1994, Cretey (Parigi) 1995. A Washington DC il film ha aperto la Conferenza di pace mondiale del 1994, e a Chicago i Dialoghi internazionali sulla Bosnia.
“Più di recente, dal 2015”, ci racconta ancora Roberta Biagiarelli, “Vesna è stata tra le prime guide del progetto 'Shooting in Sarajevo' sviluppato da me e dal fotografo Lugi Ottani, uscito pochi mesi fa per Bottega Errante con foto di Luigi e testi di vari autori. Nel testo da me scritto c’è la testimonianza diretta raccolta dalla vita di Vesna: la notte in cui aveva dovuto improvvisamente abbandonare in pigiama il suo appartamento al 9° piano di un grattacielo di Grbavica…”
Il progetto del libro, era piaciuto subito a Vesna: “Il progetto di ri fotografare la città dai punti da cui i cecchini l’assediavano, l’aveva così tanto entusiasmata e per me e Luigi le sue parole ci facevano gongolare. E poi mi diceva ‘Roberta ricordati di raccontare la normalità, la quotidianità degli snajper, spesso non sono persone esaltate o extra terrestri, ma uomini normali. Questo devi far emergere e sviscerare.’
“Ora resta in me la tristezza delle cose sospese, quelle per cui il tempo non torna indietro, l’appuntamento mancato per non aver avuto la possibilità di consegnarti il nostro libro ‘Shooting in Sarajevo’ al nostro prossimo incontro, magari in una di quelle cene spensierate a casa tua. Cara Vesna resterai per me presente, anima libera e giovane.”