Cemento sul Mar Nero: benvenuti nel muro di contenimento!

18 june 2020

bubble icon

Ogni estate, in Bulgaria, riprende la battaglia per le coste del Mar Nero: con buona parte del litorale già cementificato, le aree protette sono sotto continuo assedio da parte di chi vuole accaparrarsi gli ultimi lembi di spiaggia ancora disponibili.

E se esistono norme di protezione ambientale, è sempre possibile tentare di aggirarle attraverso cavilli legali, oppure sfruttando le sovrapposizioni e la scarsa comunicazione tra le diverse autorità competenti, magari attraverso (è l'ombra che sempre aleggia sui casi più scandalosi) generosi “bakshish” a funzionari e organi di controllo.

Ogni anno un episodio attira in modo particolare l'attenzione di media, opinione pubblica e organizzazioni ambientaliste, per diventare simbolo dello sfruttamento indiscriminato e apparentemente irrefrenabile della costa.

Nel 2020 è la volta di una costruzione in cemento armato – ancora incompleta, e a suo modo misteriosa – che ha occupato nel corso dei mesi passati un tratto di scogliera non lontano dall'area umida protetta di Alepu, a pochi chilometri dalla città di Sozopol.

Seppur allo stato grezzo, lo scheletro grigio lascia facilmente intuire le forme di un futuro albergo, completo di stanze, scale, e addirittura pozzetti per la futura attivazione degli ascensori.

Ma gli occhi, a quanto pare, ingannano: perché secondo gli architetti che l'hanno progettata, la costruzione è in realtà “un muro di contenimento”, eretto per consolidare un terreno franoso.

Valutazione poi pienamente confermata a inizio giugno dalla sede locale della Direzione per il controllo sull'Edilizia, chiamata in causa dall'esplodere del caso sui media e dalle crescenti voci di protesta.

Col passare delle settimane, nuove informazioni sono emerse a cadenza quasi giornaliera: secondo l'investitore, si è scoperto, “il muro di contenimento” è solo il primo stadio di un progetto già approvato, che porterà alla nascita di un complesso alberghiero. Il progetto finale, però, è rimasto fino ad oggi segreto.

È poi affiorato il nome del proprietario dello studio d'architetti responsabile della progettazione del “muro”: Angel Zahariev, marito della più nota Ekaterina Zaharieva, ministro degli Esteri nell'attuale governo di Boyko Borisov.

Lo stesso premier ha dato via ad un colorito balletto di dichiarazioni. “Se davvero non è un hotel, allora diventerà un perfetto habitat per gli uccelli marini”, ha dichiarato Borisov, facendo intendere che il cantiere “dovrebbe fermarsi a questo stadio”.

In tutt'altra direzione le parole del nuovo ministro dell'Ambiente Emil Dimitrov (il suo predecessore, Neno Dimov, è sotto processo con l'accusa di malversazione) “Non fermerò i lavori ad Alepu. La costruzione non mi sembra un muro di contenimento, ma un albergo. Forse sarà un gran bell'hotel”.

Nel frattempo, la procura di Burgas ha avviato un'indagine dopo aver individuato una lista di irregolarità nell'iter che ha portato al via libera al progetto. La stessa procura, lo scorso 15 giugno ha chiesto l'annullamento dell'autorizzazione a costruire.

Secondo l'esperto legale Lyubomir Avdzhiyski, intervistato da “Svobodna Evropa” , la costruzione del “muro” è frutto di “quindici anni di collaborazione mafioso-corruttiva”, che tocca una lunga serie di istituzioni, sia a livello locale che centrale.

E mentre la magistratura fa il suo corso, migliaia di bulgari si affollano alle frontiere greche – appena riaperte con la fine del lockdown per il COVID19 – per raggiungere l'Egeo.

A forza di cementificare la costa grazie a fantasiosi “muri di contenimento”, è il commento amaro che ricorre sui media bulgari, saranno sempre meno i turisti a scegliere il Mar Nero per le proprie vacanze.


blog comments powered by