Dopo l'ennesima sconfitta elettorale, il segretario dell'SDP Zoran Milanović ha annunciato la decisione di lasciare la direzione del partito. Dopo averlo affondato. Una rassegna

16/09/2016 -  Ilko Ćimić

(Pubblicato originariamente da Index.hr, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC)

Dopo quasi dieci anni alla testa dell'SDP Zoran Milanović ha deciso di dimettersi dopo lq batosta ricevuta domenica scorsa alle legislative. Eletto nel giugno 2007 al posto di Ivica Račan, è riuscito, in dieci anni, a perdere alle legislative contro Ivo Sanader, Tomislav Karamarko e, recentemente, Andrej Plenković. Zoran Milanović lascia un SDP - considerato ancora un partito di sinistra dalla sola HDZ- per mero opportunismo elettorale. Per tutti gli altri l'SDP è diventato un partito clientelare per molti aspetti più vicino alla destra che non al centro.

Lo stile arrogante di Milanović, inspiratosi a quello di Ivo Sanader, ed il suo continuo flirtare con la destra, inspirato da Tomislav Karamarko, hanno portato alla distruzione del bipartitismo HDZ-SDP, e aperto la via ad una terza via d'emergenza: i buoni risultati di Most e Živi Zid sono divenuti la regola e non più l'eccezione.

Ma cominciamo dall'inizio.

La prima truffa: “Chiamatemi Zoran”

“Zoki! Zoki!» scandivano i membri dell'SDP nel giugno 2007, dopo la vittoria di Milanović contro Željka Antunović, per 821 voti contro 675. "Zoki" aveva allora fatto alzare in piedi tutti dichiarando che sarebbe rimasto “Zoran” e non “il Signor Milanović”. E' stata la sua prima truffa perché, da allora, ci si è potuti rivolgere a Milanović solo con “Signore”, “Presidente” o “Capo”. Non certamente con “Zoran”. Ciò che pensava della democrazia in seno al partito e di come intendeva governare l'SDP non ha tardato a dimostrarlo. Željka Antunović venne presto rinchiusa negli armadietti del partito.

Quanto a Ljubo Jurčić, che Ivica Račan aveva annunciato all'epoca come futuro primo ministro di un eventuale governo SDP venne grossolanamente tagliato fuori dalla campagna elettorale del 2007. I cartelloni elettorali che lo ritraevano insieme con Zoran Milanović, pollici verso l'alto e lo slogan che affermava: “La squadra dell'SDP”, vennero rimpiazzati in una notte da ritratti del solo Milanović, che iniziò ad apparire altrettanto solo alla tv e su altri media.

Alle legislative l'HDZ ottenne 66 seggi e l'SDP dieci in meno (56). I partner dell'SDP, l'HNS e l'IDS avevano ottenuto 10 seggi in tutto e ci si aspettava che Milanović formasse un governo. Ma le cose non andarono così. Fu Ivo Sanader che sottoscrisse un accordo di coalizione con HSS, HSLS e SDSS e qualche rappresentante delle minoranze.

Peggio ancora, Ivo Sanader prese in giro apertamente Milanović durante le consultazioni presso il presidente della Repubblica dell'epoca, Stipe Mesić, domandandogli, con tanto d'occhiolino: “E allora, hai formato un governo?”. All'epoca ci si aspettava una sconfitta dell'HDZ di Sanader, che si trascinava dietro già un bel po' di scheletri nell'armadio. Per questa prima battaglia persa da Milanović si parlò della sua giovane età e della sua mancanza di esperienza politica.

La sua strategia? Attendere che il potere gli arrivasse tra le braccia

Gli scandali Imostroj, Brodosplit, Sunčani Hvar, Ante Gotovina, gli scheletri nell'armadio di Sanader, il suo pranzare a Verona, le sue false promesse sull'abbassamento dell'IVA, i ritardi accumulati dalla Croazia sul percorso europeo e l'ingresso nella Nato: opportunità servite su un piatto d'argento per la campagna elettorale dell'SDP. Ma che Milanović non utilizzò. Inaugurò allora la sua famosa tattica del silenzio: meglio tacere, sia lui che il partito, e il potere alla fine cadrà nella bocca dei socialdemocratici.

Una politica applicata alla lettera sino a fine 2011. Nel luglio 2009 Ivo Sanader si dimetterà da primo ministro e segretario dell'HDZ con la frase celebre: “Arrivederci e grazie per la vostra collaborazione”. L'HDZ sembrava attraversare allora una delle crisi peggiori della sua storia, schiacciato dalle dichiarazioni poco verosimili del suo ex capo ed ex primo ministro e da uno scandalo di corruzione dalle ramificazioni impressionanti.

Jadranka Kosor, che succederà a Sanader, riuscì però a portare il mandato governativo dell'HDZ quasi al temine naturale della legislatura. Poi, agli inizi del 2012, la coalizione Kukuriku riuscì a battere l'HDZ ed a prendere le redini del governo. Ma solo la recente coalizione di Tim Orešković, affondata in meno di sei mesi, è riuscita a fare peggio. Gli scandali di corruzione che hanno colpito il governo Milanović hanno quasi raggiunto il livello di quelli del periodo Sanader.

Zoran Milanović, che non è mai stato un paladino della lotta contro la corruzione, si è sempre ben guardato dal prendere posizione su personaggi dubbi in seno all'SDP. Basti nominare Milan Bandić. Milanović non ha mai escluso il sindaco di Zagabria. E' stato Milan Bandić ad andarsene dall'SDP, presentandosi alle presidenziali 2009 contro Ivo Josipović. Peggio ancora, Milanović lo ha sempre sostenuto in modo fervente anche quando era coinvolto sino al collo in scandali di corruzione. Lo faceva perché Bandić gli garantiva l'appoggio dell'SDP della capitale...

Sostenere i fraudolenti più che i lavoratori

Uno dei flop più dolorosi del governo Milanović sono state le modalità con cui si sono sottoscritti accordi pre-fallimentari con numerose aziende che, con il pretesto di “salvare i lavoratori” - hanno solo salvato i "protetti" dell'SDP. Numerose piccole e medie aziende ne sono uscite annientate, i debiti fraudolenti dei potenti annullati e molti dipendenti sono finiti in strada. Numerosi sono stati questi "salvataggi": Varteks, TOZ Penkala, EPH, Taxi Cammeo, Dalekovod, Ecooperativa, Vino Ilko, Sportina, Bitechnique, Magma, Vox, Kerum, Hoteli Novi, VIAM, ecc.

Il primo ministro Milanović ha saputo mostrarsi comprensivo anche nei confronti dei cattivi ragazzi degli altri partiti, come prova il caso di Andro Vlahušić, il sindaco liberal-democratico di Dubrovnik, a carico del quale ora vi sono condanne definitive. Venne tollerato anche il caso di Željko Saba, argomentando che occorreva “condannare i fatti, ma salvare Saba”. Quanto al caso Marina Lovrić Merzel, venne ignorato fin dall'inizio. Come se questi problemi non fossero degni del tempo prezioso di Milanović. “Non chiederò le loro dimissioni e crederò a Saba e Lovrić Merzel sino a quando il contrario non verrà provato!”, affermò Milanović con toni minacciosi.

Ivo Sanader è stato chiaramente preso a modello da Zoran Milanović, perlomeno per quanto concerne la concezione dei privilegi. Il regno di Milanović fu anche quello del ristorante zagabrese Tač, di cui il Primo ministro fu un habitué e nel quale si tennero numerose riunioni segrete. Il primo ministro ha inoltre spesso confuso bene pubblico e bene privato. L'aereo governativo è atterrato molto spesso sull'isola di Krk dove, guarda caso, Zoran Milanović ha una casa.

Che rimane della sinistra? Niente!

La Croazia ha vissuto durante il mandato Milanović una vera e propria débacle economica. Most, il movimento clerico-nazionalista, ha basato la sua campagna elettorale nel 2015 su una sola parola: riforma.

Nei quattro anni precedenti il governo Milanović non ne ha portata a termine una sola, a meno che non si definisca riforma il salvataggio di aziende private di potenti locali e l'introduzione di nuovi prelievi parafiscali.

Come Sanader è riuscito con una politica sistematica a distruggere la destra, Milanović ha distrutto la sinistra. L'unica cosa fatta è stata quella di tentare di posizionare l'SDP come la sola alternativa alla rivoluzione conservatrice dell'HDZ. “Magari noi non siamo il meglio, ma l'HDZ è peggio di noi. Non avete scelta”, questo il mantra ripetuto agli elettori dell'SDP, per rintuzzare correnti nel partito che andavano a sinistra e dissidi interni.

E' inoltre stato chiuso il quotidiano di proprietà pubblica Vjesnik, poco prima di distribuire generosamente, attraverso l'intermediazione dell'HNS, fette di budget del ministero della Cultura per finanziare i media, giocando la carta di salvatori della professione giornalistica. Gli accordi con il Vaticano sono stati difesi con più fervore rispetto a quanto fatto dall'HDZ e il flirt di Milanović con la destra ha preso forme tanto assurde da arrivare ai contenuti della trascrizione del suo dialogo della sua discussione con i veterani della guerra patriottica. Non rimane nulla, nell'SDP di Milanović, dell'eredità socialista.

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I quadri dell'SDP hanno promosso come programma governativo la privatizzazione di tutto ciò che è rimasto pubblico e solo la loro incompetenza ha impedito che vendessero per un tozzo di pane la rete autostradale. La strategia di gestione dei beni della Repubblica di Croazia messa in atto dal governo Milanović e ratificata dal parlamento prevedeva esattamente questo: saldi generali, tutto doveva sparire.

Il catechismo più importante dell'informatica

Qual è stato il primo membro dell'SDP a deporre una corona di fiori sulla tomba di Franjo Tuđman? Zoran Milanović, allora semplice portavoce dell'SDP. Per anni Milanović ha difeso Tuđman, ammirandolo a tal punto da intitolargli l'aeroporto di Zagabria.

L'SDP ha anche tentato di approfittare dell'enorme manifestazione avvenuta a Zagabria a favore di una riforma dei programmi scolastici. Ma non dimentichiamo che il ministro all'Istruzione, nel governo Milanović, scelto da lui personalmente, era Vedran Mornar. Quest'ultimo, dopo aver ottenuto la sua poltrona, è subito andato dal cardinale Bozanić e dal vescovo Puljić. Risulterà alla fine che per Mornar, avere a scuola il catechismo sarà più importante che fare, ad esempio, informatica.

“Se qualche cosa è inaccettabile per la Chiesa perché insistere?” si è chiesto ingenuamente Vedran Mornar nel pieno dello scandalo sull'educazione civica e sessuale nelle scuole. Con la benedizione di Milanović. Ai tempi dell'ultima campagna elettorale Milanović ha promesso di continuare sulla strada della riforma dei programmi scolastici, con un senso dell'ironia squisito. “Quando lascerò il potere vorrei che la gente non si ricordasse più di me”, ha dichiarato. Purtroppo ci ricorderemo di Zoran Milanović. Come l'affossatore della sinistra.