Gli elettori croati tornano domenica alle urne a soli 10 mesi dalla precedente tornata elettorale. E il rischio è che il voto porti ancora ad un nulla di fatto
Stando a quanto emerge dai sondaggi elettorali, dal voto in Croazia rischia di uscire una situazione simile a quella delle elezioni politiche del novembre 2015. Si andrà alle urne perché lo scorso giugno si è sciolta la coalizione di governo, di centro destra, guidata dall’Unione democratica croata (HDZ) e dalla lista indipendente MOST. Quest'ultima formazione politica era stata cruciale per la salita al potere dell’HDZ in un governo a guida di Tihomir Orešković (candidato indipendente).
La Croazia è ora in attesa di vedere l'esito elettorale, di verificare chi riuscirà a formare il nuovo governo (che sarà ancora una volta di coalizione, questa sembra essere l'unica certezza), e se si riuscirà a dare la tanto cercata stabilità politica al paese.
Dopo la caduta del governo e il calo record di popolarità dell’HDZ, il loro principale rivale politico, il Partito socialdemocratico della Croazia (SDP) ritiene ora di poter tornare al potere.
Sondaggi
Tuttavia, i sondaggi sull'orientamento degli elettori annunciano risultati simili a quelli di 10 mesi fa. Viene dato solo un esiguo vantaggio per la Coalizione popolare guidata dall’SDP. Questo emerge ad esempio nel sondaggio telefonico svolto dall’Agenzia Hendal per la tv pubblica (HRT) su un campione di 10.000 persone nei 10 collegi elettorali che eleggeranno 140 dei 151 deputati del Sabor croato (con 8 seggi riservati alle minoranze nazionali e 3 per la diaspora croata e i croati di Bosnia Erzegovina).
La Coalizione popolare è data dall'Agenzia Hendal a 61 seggi, mentre l’HDZ a 56. Di nuovo un ruolo centrale spetterebbe a MOST con 13 seggi, ma un ruolo più cruciale che in passato potrebbe giocarlo anche il partito Živi zid con 6 seggi. Quest’ultimo è un partito relativamente nuovo e anti-sistema, sorto dal movimento civico che impediva l’esproprio delle case ai cittadini indebitati, ed è guidato da Ivan Velibor Sinčić, il quale si è candidato anche alle scorse elezioni presidenziali nel 2014. Alla precedente tornata elettorale il solo Sinčić era riuscito a entrare in parlamento. I risultati dati dal sondaggio, se confermati, rappresenterebbero per Živi zid un grande successo.
Sempre secondo questo sondaggio, la coalizione del sindaco di Zagabria Milan Bandić, dell’ex vicepremier Radimir Čačić e di altri partiti minori non riuscirebbe ad ottenere nemmeno un seggio. Sarebbe un vero insuccesso dato che alle scorse elezioni ne avevano ottenuti 3.
I sondaggi commissionati dal quotidiano Jutarnji list e dalla tv privata RTL danno la Coalizione popolare a 62 seggi, l’HDZ a 55, MOST a 12, mentre Živi zid e la coalizione di Bandić otterrebbero 3 seggi ciascuno.
Spariglia un po' le carte invece l'indagine condotta dall’agenzia Ipsos puls per conto del quotidiano Večernji list e della tv privata NOVA. In quest'ultima emerge che un risultato migliore per i partiti al di fuori delle due grandi coalizioni di centro-destra e centro-sinistra. Secondo questo sondaggio la Coalizione popolare si fermerebbe a 55 seggi, l’HDZ a 53, mentre MOST otterrebbe 12 seggi, Živi zid 8 e la coalizione di Bandić 7. Risultati che renderebbero possibile il creare una maggioranza di governo senza MOST, in coalizione con Živi zid, che però finora non ha dimostrato di essere pronto a coalizzasi né con l’SDP né con l’HDZ e neppure con la coalizione di Bandić.
Sdp ritorna al governo?
Un'eventuale affermazione di Živi zid, sulla carta, potrebbe avvantaggiare la Coalizione popolare. MOST sembra infatti più incline a coalizzarsi con l’HDZ e anche Bandić ha già alle spalle esperienze di coalizione con l’HDZ sia a livello nazionale che locale. Tuttavia Živi zid non sembra per ora pronto a scendere a compromessi e continua a giocare la carta della critica totale al sistema.
La Coalizione popolare può invece a buon ragione contare sul sostegno del suo partner tradizionale, la Dieta istriana democratica (IDS), e forse anche sul nuovo e piccolo partito liberale Pametno (Intelligentemente) che potrebbe ottenere un seggio al parlamento. Ad ogni modo in tutte le combinazioni possibili, sia di destra che di sinistra, un ruolo chiave nella formazione del futuro governo lo avranno gli 8 deputati delle minoranze nazionali.
Intanto MOST - che è probabile mantenga un ruolo chiave - ha già stilato una lista di riforme che desidera vengano implementate nell’arco di un mese dal voto, quindi subito dopo la formazione del nuovo parlamento, e prima dell’insediamento del governo. Alcune di queste sono già state definite come irreali da realizzare in un lasso di tempo così breve, ma né l’SDP né tanto meno l’HDZ le hanno rigettate direttamente, lasciando così la possibilità di accoglierle in un secondo tempo, anche solamente per motivi di tattica politica.
Campagna elettorale
Dopo che alla fine di luglio alla sua guida è stato eletto l’europarlamentare Andrej Plenković, l’HDZ ha svolto una campagna elettorale pacata e a tratti noiosa. Molto probabilmente si è trattato di una strategia di Plenković, per avvicinare quanto più possibile il partito al centro e intercettare l’elettorato moderato e chi alle scorse elezioni ha votato per MOST, deluso dall’allora HDZ guidato da Tomislav Karamarko che aveva stretto alleanza con l’estrema destra.
Nonostante l’HDZ abbia deciso a queste elezioni di correre in solitaria, ha piazzato nelle sue liste elettorali i candidati di Hrast – Movimento per una Croazia di successo, partito di destra, che è favorevole all’abolizione del diritto all’aborto e che lotta per una maggior influenza nel paese della Chiesa cattolica.
Plenković nelle ultime uscite ha comunque rinforzato la pressione sul suo principale rivale politico, il presidente dell’SDP Zoran Milanović, tornando sul tema dei crimini comunisti commessi al tempo della Jugoslavia, tema a cui l’HDZ fa spesso ricorso in campagna elettorale.
Plenković e Milanović si sono anche confrontati in un duello tv, andato in onda alla metà di agosto sulla rete pubblica HRT. Un confronto tranquillo durante il quale Milanović ha mostrato un po’ di energia e iniziativa in più rispetto al rivale. Non si sono udite “parole pesanti”. Milanović ha persino aperto alla possibilità di una grande coalizione con l’HDZ, sostenendo però di essere pronto ad una coalizione con Plenković ma non con tutto l’HDZ. Da tempo circolano speculazioni su una grande coalizione tra SDP e HDZ, tuttavia la maggior parte degli analisti la ritiene poco probabile. Nel dibattito con Plenković, Milanović ha però sorpreso un po' tutti affermando che il suo patrigno era un membro degli ustascia durante la Seconda guerra mondiale.
Dieci giorni dopo, sempre Milanović, ha nuovamente scioccato il proprio elettorato mettendo pepe in quella che sino ad allora era una tranquilla campagna elettorale. Sul quotidiano Jutarnji list è stata pubblicata la registrazione audio di un colloquio di Milanović con alcuni veterani degli anni ‘90. Nella registrazione definisce la leadership serba guidata dal premier Aleksandar Vučić “un pugno di miserabili” e di arroganti, parla della Bosnia Erzegovina come di un paese non funzionale e afferma che “non lascerà i croati da soli con i bosgnacchi” se la Republika Srpska dovesse separarsi mediante referendum. Inoltre, senza essere sollecitato dagli interlocutori a farlo, ha affermato che la madre di Plenković è stata un “medico militare” usando di proposito il termine serbo per definire medico [lekarka al posto di liječnica, ndt], al fine di contestare in modo sciovinistico l'impegno del rivale politico a favore dello stato croato.
La vicenda ha innescato una moltitudine di reazioni. Plenković ha chiosato affermando che come cristiano perdonerà ma non può dimenticare. Milanović si è giustificato dicendo che lo ha detto di sfuggita mentre l'HDZ per anni ha attaccato la sua famiglia associandola a crimini comunisti. Milanović ha poi affermato che Plenković ha scoperto la sua croaticità a più di 40 anni e non gli riconosce per questo di essere una grande patriota.
Vada come vada, sembra proprio che i cittadini croati continueranno ad avere un futuro incerto davanti a sé.