Croazia in Europa, contro l'omofobia e la transfobia

17 may 2013

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Oggi ricorre la Giornata contro l'omofobia e la transfobia - più conosciuta con l'acronimo IDAHO International Day Against Homophobia and Transphobia - promossa dal 2007 dall'Unione europea. A Zagabria, Fiume e Spalato si tengono oggi tavole rotonde, incontri pubblici e molti altri eventi in cui si parlerà soprattutto di come vivono i giovani LGBT in Croazia

"Nel nostro paese, le persone LGBT rappresentano una delle comunità sociali più marginalizzate e vittime di discriminazioni, violenze e odio" dichiara Marko Jurčić - attivista dell'associazione Zagreb Pride - nei comunicati stampa sugli eventi organizzati per oggi dall'associazione di cui fa parte. "Nonostante questo, negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti, soprattutto sul piano della difesa delle persone LGBT dalle violenze, ma anche sul piano del diritto a riunirsi pubblicamente e a spazi di partecipazione attiva nella società" prosegue Jurčić.

La data del 17 maggio corrisponde al giorno in cui, nel 1990, l'Organizzazione mondiale della sanità cancellava l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali del DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), strumento di diagnosi dei disturbi mentali in uso in tutto il mondo pubblicato negli anni '50 dall’American Psychiatric Association (APA).

Questa giornata viene ufficialmente celebrata in Croazia da appena due anni, quando a seguito dell'iniziativa delle organizzazioni Zagreb Pride, Queer Zagreb e associazione lesbica LORI Rijeka, il parlamento croato ha inserito la giornata internazionale del 17 maggio nella "Strategia politica nazionale per la parità di genere".

Oggi la condizione della popolazione LGBT in Croazia è maggiormente conosciuta grazie all'inserimento – un anno fa - del paese in uno studio europeo promosso dalla European Union Fundamental Rights Agency. I dati, raccolti a livello europeo tra aprile e luglio del 2012 tramite un questionario anonimo online, promosso da campagne informative della società civile croata, sono allarmanti e corrispondono alla media degli altri paesi presi in esame.

Dalla ricerca europea emerge che una persona LGBT su due ha subito nell'arco dello scorso anno atti discriminatori e vessazioni, e il 26% ha subito nell'arco degli ultimi 5 anni violenze o minacce fisiche.

Gli atti di violenza accadono soprattutto in luoghi pubblici e vengono perpetrati da gruppi di uomini, mentre il 7% dei casi di violenza avviene in ambito familiare. Le violenze spesso non vengono denunciate: il 60% si dichiara convinto che non porterebbero a dei cambiamenti, il 30% non saprebbe a chi rivolgere la denuncia, solo il 22% degli atti più violenti vengono denunciati alla polizia e la metà di coloro che hanno subito violenza risponde che la polizia non sarebbe intervenuta in alcun modo.

Difficoltà anche nel dichiarare la propria omosessualità: solo il 48% comunica apertamente con la propria famiglia rispetto al proprio orientamento sessuale, mentre il 28% la tiene nascosta a chiunque. E' ciò che emerge dall'esperienza di 93.000 giovani, maggiorenni, che hanno risposto al questionario tradotto nelle 23 lingue ufficiali europee, oltre che in catalano, croato, russo e turco.

Uno scenario fotografato in maniera chiara dalla mappa Rainbow Europe 2012, redatta da ILGA Europe (European Region of the International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans e Intersex Association).

 

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