Con l’arresto e la consegna al Tribunale dell’Aja di Goran Hadžić si chiude con la guerra in ex Jugoslavia. Così commentano i media croati la cattura dell’ultimo dei latitanti. Soddisfazione in Croazia, soprattutto da parte delle famiglie delle vittime di Vukovar
Goran Hadžić, l’ultimo degli accusati dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra nella ex Jugoslavia, latitante per sette anni e sette giorni, è stato arrestato dalla BIA, i servizi segreti serbi, il 20 luglio scorso nei pressi del villaggio Krušedol, in Vojvodina. Hadžić è stato catturato a soli venti chilometri dalla sua abitazione di Novi Sad, da dove era fuggito senza lasciar traccia il 13 luglio 2004, dopo che il Tribunale dell’Aja aveva notificato l’atto di accusa per crimini di guerra.
I media croati hanno interpretato la cattura di Hadžić come “la fine definitiva della guerra” nella ex Jugoslavia. Nonostante sia un “pesce piccolo” – non certo per i crimini compiuti, quanto piuttosto per il suo rilievo politico e militare, rispetto ad altri del calibro di Radovan Karadžić e Ratko Mladić – Goran Hadžić, paradossalmente, era rimasto l’ultimo accusato di crimini di guerra ed era riuscito a fuggire alla giustizia più a lungo di tutti.
Soddisfazione per le vittime di Ovčara
In Croazia l’arresto di Hadžić, appena 55 giorni dopo che in Serbia era stato arresto e consegnato all’Aja Ratko Mladić, l’ex comandante dell’esercito dei serbo bosniaci, responsabile del massacro di Srebrenica, è stato accolto con grande soddisfazione. A Vukovar, in particolare, le famiglie delle vittime del massacro di Ovčara (una fattoria nelle vicinanze di questa città dove nel novembre 1991 furono uccisi oltre 200 tra feriti e prigionieri croati) aspettano ancora che tutti i responsabili di questo crimine rispondano di fronte alla giustizia. Hadžić è considerato uno dei principali: “Sarebbe stato terribile se Hadžić fosse rimasto in libertà. Dopo quella vergognosa sentenza contro Veselin Šljivančanin, l’ufficiale della JNA (esercito federale, ndt.) che guidò l’attacco a Vukovar e che si trova già in libertà, se Hadžić fosse rimasto libero le vittime di Vukovar sarebbero state ulteriormente umiliate. Così, speriamo che il Tribunale dell’Aja infligga ad Hadžić la giusta pena”, dice una donna il cui figlio ha perso la vita durante l’attacco a Vukovar, quando il 18 novembre 1991 fu rotta la difesa della città.
L’Aja accusa Hadžić di crimini contro l’umanità, violazione delle leggi e delle usanze di guerra. L’Aja lo accusa anche di aver partecipato all’associazione criminale in Croazia a cui capo c’era Slobodan Milošević. L’obiettivo di questa impresa era la rimozione forzata e duratura degli abitanti non serbi dalla regione dell’autoproclamata Repubblica serba di Krajina, (che comprendeva un terzo del territorio croato occupato) compiuta mediante la cacciata e l’uccisione di croati e di altri cittadini non serbi nella provincia di Vukovar e dintorni.
Goran Hadžić, un perfetto sconosciuto
Fino all’inizio della guerra in ex Jugoslavia, Goran Hadžić era una persona del tutto sconosciuta. Lavorava come magazziniere nel kombinat agricolo di Pačetin, nei pressi di Vukovar, dove è cresciuto. Ha fatto il ginnasio e si è iscritto alla facoltà di Economia di Osijek nel 1977, ma ha interrotto gli studi già al primo anno. Nel tormentato periodo del crollo della Jugoslavia, nel 1991 è giunto a capo della rivolta dei serbi in Croazia. Senza grandi capacità intellettuali e senza la benché minima esperienza politica, l’allora trentatreenne Hadžić era la persona ideale per eseguire ciecamente gli obiettivi di Milošević sulla “Grande Serbia”.
Hadžić era uno dei tipici prodotti della sanguinosa guerra della Jugoslavia, in cui ha visto la sua grande e unica occasione, ben consapevole che senza la guerra non sarebbe mai andato oltre il posto di magazziniere del kombinat agricolo dove lavorava.
Ricchezza e contrabbando
Come molti altri, anche Hadžić durante la guerra si era arricchito. Sedeva a capo della banda mafiosa che dall’autoproclamata Repubblica serba di Krajina (RSK) contrabbandava grano, petrolio e tronchi di quercia. La regione della Podunavlja è la più ricca e fertile della Croazia, dove si trovano anche i giacimenti di petrolio di Đeletovci, oltre che le foreste secolari di pregiatissime querce della Slavonia.
Con la vendita di queste merci, Hadžić e la banda di criminali attorno a lui (tra cui figurava anche Željko Ražnjatović Arkan, scampato all’Aja grazie alla morte avvenuta durante una resa dei conti tra bande mafiose a Belgrado) avevano accumulato una grande ricchezza. Proprio grazie a questa fortuna accumulata, Hadžić è riuscito a nascondersi così a lungo e a finanziare la sua fuga in Russia e Bielorussia. Agli inquirenti serbi è noto infatti che una parte della sua latitanza l’ha trascorsa in questi due Paesi, fatto confermato al sottoscritto dal noto avvocato belgradese Toma Fila, che era con Hadžić durante l’interrogatorio avvenuto dopo il suo arresto.
L’importanza dell’arresto
L’arresto di Hadžić e il suo trasferimento all’Aja è un fatto di grande importanza, non solo per la Serbia, a cui si aprono le prospettive europee e molto probabilmente anche l’ottenimento dello status di Paese candidato all’Unione europea, ma anche per la Croazia che ha concluso i negoziati con l’UE e che vi farà ingresso nella seconda metà del 2013.
In Croazia l’arresto dell’ultimo ricercato dal Tribunale dell’Aja è importante perché conferma la credibilità della politica condotta dal presidente serbo Boris Tadić e delle sue dichiarazioni secondo le quali tutti i responsabili di crimini di guerra devono fare i conti con la giustizia. Proprio Tadić è stato il principale volano della costruzione delle relazioni amichevoli tra la Croazia e la Serbia, e gli incontri numerosi con il presidente croato Josipović hanno fatto da contesto per il miglioramento della cooperazione bilaterale dei due paesi.
Ma la costruzione di una fiducia sincera e l’avvio della riconciliazione tra le popolazioni di Serbia e Croazia non sarebbero state possibili senza l’arresto di Hadžić. Ecco perché la notizia della cattura di Hadžić e il suo trasferimento all’Aja è una delle migliori notizie per l’intera regione, ovviamente dopo quella dell’arresto di Ratko Mladić.