Mentre il governo croato scivola verso la deriva nazionalista, la città di Fiume - eletta Capitale europea 2020 - e il suo sindaco, oppongono resistenza
Quando al carnevale di qualche anno fa, Vojko Obersnel si è travestito da Obelix - con tanto di baffi e trecce rosse - sicuramente non pensava che quel costume sarebbe diventato un giorno il simbolo di una battaglia politica. Ma oggi, all’ora in cui il governo croato scivola in un delirio nazionalista, l’immagine della resistenza gallica contro le truppe di Roma sembra descrivere a pennello i rapporti tra Fiume e il potere centrale. “Siamo un’oasi di tolleranza, di diversità e di apertura mentale nella Croazia di oggi”, afferma con convinzione il sindaco della città quarnerina. Anche se non fa esplicitamente riferimento alla sua breve esperienza da trasportatore di menhir, Obersnel non rinuncia al paragone con la saga di Asterix e compagni. “Siamo come quel villaggio gallico che resiste ai romani…”, allude sorridendo.
Seduto al suo ufficio al numero 16 del Korzo, il primo cittadino di Fiume non nasconde il suo disappunto per la direzione presa dal governo di Zagabria in materia di cultura, rispetto delle minoranze e libertà di espressione, proprio mentre la sua città viene invece eletta “Capitale europea della cultura 2020”. “Non siamo noi ad andare controcorrente - precisa Vojko Obersnel - è il paese ad aver cambiato direzione!”. La nuova via intrapresa dall’esecutivo croato è ormai tristemente nota anche (e soprattutto) al di fuori dei confini nazionali. “L’ultimo membro dell’Unione europea, la Croazia, ha uno sfacciato e convinto fascista nel suo nuovo governo - uno in grado di far sembrare degli smidollati gli esponenti di destra al potere in Ungheria e in Polonia”, scrive ad esempio il periodico americano Foreign Policy, che venerdì scorso ha consacrato un articolo al caso croato.
Il fascista di cui parla Foreign Policy è ovviamente Zlatko Hasanbegović, il nuovo ministro della Cultura che, in circa tre mesi di mandato, ha dato il meglio di sé sciogliendo il consiglio per i media no-profit, cancellando i fondi a media e festival indipendenti e smarcandosi costantemente con dichiarazioni revisioniste, liberticide e al limite dell’antisemitismo. Una serie di misure che hanno finito per impattare anche sulla quotidianità del capoluogo quarnerino. “Ho scritto due lettere al nostro ministro della Cultura”, spiega il sindaco Obersnel, “nella prima gli ho chiesto perché ha deciso di tagliare i fondi al nostro teatro nazionale (HNK), l’unico, in Croazia, ad aver ricevuto finanziamenti minori. Nella seconda, ho protestato per la riduzione del budget destinato alla Voce del Popolo, il quotidiano della minoranza italiana con sede a Fiume”.
Entrambe le lettere sono rimaste senza risposta, anche se al ministero nessuno si è sognato di citare l’ideologia di Hasanbegović per giustificare i tagli. Piuttosto, sono state avanzate delle ragioni burocratiche, tecniche. “Non spetta al ministero della Cultura il compito di finanziare i giornali”, ha affermato ad esempio il ministro riguardo al caso della Voce del Popolo, aggiungendo poi che, per il 2017, la riduzione del 50% del budget annunciata quest’anno lascerà posto ad un taglio del 100%. Il giornale degli italiani “non sarebbe certo il primo media a chiudere in Croazia”, ha aggiunto Hasanbegović. Allo stesso modo, il teatro di Fiume avrebbe semplicemente violato alcuni criteri previsti del ministero per l’assegnazione dei fondi e non c’entra nulla - assicura il ministero - il fatto che a dirigere l’HNK ci fosse (fino a qualche giorno fa) il regista Oliver Frljić, inviso agli esponenti di destra per i suoi lavori sul fascismo croato.
Fiume 2020
Ma lungi dall’essere atterriti dalle decisioni di Zagabria, i gallici di Fiume stanno invece iniziando a prepararsi al 2020, anno in cui la loro città sarà per dodici mesi al centro della scena culturale europea. Con lo slogan “Fiume - Porto della diversità” e con l’intenzione di concentrarsi su temi impegnativi quali “acqua, lavoro e migrazioni”, il programma di “Rijeka 2020” ha l’ambizione di ripensare diverse aree del centro cittadino, ad esempio ridando vita ad alcuni stabilimenti industriali abbandonati. Dall’ex fabbrica di zucchero che diventerà uno spazio museale, fino agli interventi urbani lungo il corso dell’Eneo (Rječina, in croato), la trasformazione immaginata è quella “da città post-industriale a polo della tecnologia e della creatività”. In quanto agli eventi già definiti per il 2020, il direttore artistico Slaven Tolj assicura che “saranno affrontati degli argomenti a lungo considerati dei tabù a Fiume”, come il ruolo della minoranza italiana o i totalitarismi del passato. Un capitolo che sarà affidato proprio ad Oliver Frljić.
Rimane tuttavia la questione del sostegno del governo centrale. Se il quotidiano La Voce del Popolo dovrebbe poter contare su un maggior supporto da parte di Roma dopo il ritiro di Zagabria (il Console d’Italia a Fiume Paolo Palminteri anticipa che “la proposta è quella di trovare nell’ambito del Piano finanziario 2016 delle risorse straordinarie per compensare la riduzione dei finanziamenti da parte croata”), il comune di Fiume non può fare a meno dei contributi nazionali per organizzare gli eventi del 2020. Dei 30 milioni di euro previsti per le attività operative, lo stato ha infatti l’impegno di contribuire per un terzo circa, così come il comune. “Non posso nemmeno immaginare che il governo nazionale decida di non fare la sua parte. Questo è un progetto croato non soltanto fiumano”, avverte il sindaco Vojko Obersnel.
Nell’attesa di sapere quale sarà la risposta della capitale, la responsabile del dipartimento cultura al comune di Fiume, Irena Kregar Šegota, precisa un dettaglio del programma che a questo punto pare evidente: “Non abbiamo previsto alcun evento inaugurale e conclusivo per Rijeka 2020. In linea con la tradizione della città, cominceremo e chiuderemo con il nostro carnevale”. C’è da augurarsi allora che, nel 2020, Vojko Obersnel possa sfoggiare nuovamente il suo costume da Obelix e festeggiare così la vittoria del piccolo villaggio quarnerino sul governo centrale, o meglio, quella di tolleranza e apertura su nazionalismo e revisionismo.