Jasna Babić, una grande giornalista

6 november 2017

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L'Associazione croata dei giornalisti (HND) ha organizzato per oggi, 6 novembre, una commemorazione in ricordo di Jasna Babić. Tra le più rinomate giornaliste d'inchiesta nel paese è morta il 31 ottobre scorso dopo una lunga malattia.

Jasna Babić era diventata un importante simbolo del giornalismo croato, come sottolineato nella motivazione del premio "Otokar Keršovani alla carriera" conferitole lo scorso 3 maggio in occasione della Giornata internazionale per la libertà di stampa dalla stessa HND : "Non ha mai fatto pressioni per salire di grado nelle redazioni, non è mai stata membro di direttivi, non ha mai usato il suo potere per fini personali. Ha dedicato al giornalismo tutta se stessa e nel giornalismo ha sempre avuto fiducia".

Alla consegna del Premio, Jasna Babić aveva parlato in maniera netta , lasciando come sempre il segno sui colleghi come sull'opinione pubblica del paese: "La libertà non ce la darà nessuno, i giornalisti ottengono tanta libertà quanto ne hanno creata da soli. Né più né meno. E non voglio che né il Parlamento né nessun altro mi garantisca uno spazio libero, perché questo significa che mi viene concesso. E qualsiasi cosa 'regalata' significa che qualcuno può decidere di riprendersela. E noi giornalisti non ci siamo battuti abbastanza per difendere la libertà di parola, la libertà di espressione e la nostra libertà di stampa".

Jasna Babić, nata nel 1957 a Zara, ha vissuto tutta la sua vita a Zagabria. Ha cominciato a scrivere giovanissima: a soli dieci anni aveva spedito di sua iniziativa un articolo sull'inaugurazione della linea ferroviaria Knin-Zara al quotidiano di Sarajevo "Male Novine ", che lo pubblicò. Non ha poi mai smesso di scrivere e dal 1988, diventata giornalista professionista, viene ritenuta una delle più importanti rappresentanti del panorama giornalistico della Croazia.

La maggior parte del suo lavoro l'ha realizzato sul terreno: dai reportage di guerra negli anni della dissoluzione della Federazione Jugoslava alle successive inchieste su "affaire" politici e sociali nella Croazia della transizione. Ha scritto prima su "Danas", poi nella rivista "Zapad" - uno dei primi media privati dell'allora Jugoslavia di Tito - e in seguito sul settimanale croato "Globus " di cui è stata fondatrice. Ma ha anche collaborato con testate come "Slobodna Dalmacija ", "Nacional ", "24Express" e molti altri.

Le sue inchieste l'avevano portata a scrivere anche dei libri: "Zagrebačka mafija " ("La mafia Zagabrese", nel 2003) sugli intrecci criminali nel panorama politico croato e "Urota Blaškić " ("Il caso Blaškić", nel 2005) sul sotterraneo sostegno croato alla dissoluzione violenta della Bosnia Erzegovina negli anni '90.

Una giornalista che viene ricordata per la sua coerenza, la sua professionalità intrecciata a indiscutibile etica e serietà, una persona rispettata per non essere mai scesa a compromessi né nello svolgere la sua professione né nella vita privata.

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