I mega centri commerciali sono i maggiori rivali della influente Chiesa croata. Per assecondarla, nell'imminenza delle elezioni, il governo di centro sinistra decide di vietarne la apertura domenicale. Ma il 70% del clero croato è per l'HDZ.
Il 16 ottobre, un giorno prima dell'annuncio ufficiale dello scioglimento delle Camere (le elezioni in Croazia si terranno il 23 novembre), il Parlamento ha approvato una legge che proibisce il lavoro domenicale per tutti i grandi centri commerciali. La legge è passata grazie alla pressione della Chiesa cattolica che ha tenuto una lunga campagna sul divieto di lavoro domenicale, sostenendo l'esigenza di lottare per i diritti dei lavoratori nella richiesta che possano godere di almeno un giorno di riposo settimanale in compagnia delle proprie famiglie.
Nonostante in Croazia, come nel resto del mondo, siano in molti a lavorare la domenica, la Chiesa ha deciso di limitare la propria iniziativa al settore commerciale. Gli esperti ritengono che i grandi centri commerciali siano diventati i maggiori concorrenti della Chiesa, dal momento che molti decidono di fare le spese negli orari della messa domenicale.
A partire dal primo gennaio 2004, giorno di entrata in vigore della legge, solo un negozio ogni 5.000 abitanti potrà lavorare la domenica, e la misura del negozio sarà limitata a 200 metri quadri. Le amministrazioni locali decideranno se un negozio potrà aprire oppure no. Ai grandi e moderni ipermercati, che la domenica sono strapieni, non sarà più concesso di lavorare quel giorno.
"E' stato un piacere per me sapere che il Parlamento croato ha accolto positivamente la posizione della Chiesa. E' importante che quelli che fanno le leggi ascoltino le persone comuni, la cui voce non sarebbe altrimenti sentita in pubblico - ha dichiarato l'arcivescovo Ivan Prenda commentando la nuova legge." Prenda è il presidente della Caritas croata, che ha organizzato una raccolta di firme che richiedeva la fine del lavoro domenicale.
I grandi centri commerciali in Croazia, come il Mercatone italiano, il Billa austriaco, il Mercator sloveno e il croato Getro, oltre a molti altri, si sono dichiarati fortemente dispiaciuti dalla decisione del Parlamento. Non nascondo il fatto che le domeniche sono le giornate che gli procurano le maggiori entrate, e che tale decisione avrà un effetto negativo. Le direzioni hanno affermato che il divieto del lavoro domenicale provocherà il licenziamento di almeno il 10% degli impiegati.
In Croazia circa 150.000 persone lavorano nel settore commerciale, questo significa quindi che la legge da sola potrebbe causare la perdita di 15.000 posti di lavoro. La mancanza di opportunità di impiego costituisce uno dei problemi principali in Croazia, dove circa 350.000 persone sono alla ricerca di un lavoro e il gigantesco tasso di disoccupazione (circa il 18%) ha mostrato una leggera tendenza a diminuire solo negli ultimi mesi, grazie ad enormi sforzi da parte del governo.
L'esecutivo diretto dal primo ministro Ivica Racan è stato molto condiscendente in diverse occasioni nei confronti delle richieste della Chiesa. Il governo ha accolto la richiesta della Chiesa che il catechismo fosse insegnato non solo nelle scuole elementari, ma anche negli asili. Il bilancio statale mette a disposizione fondi significativi a sostegno della Chiesa, e quei fondi sono utilizzati per pagare il mantenimento dei preti. Gran parte delle proprietà della Chiesa che erano state espropriate durante il comunismo sono state restituite e, ove questo non fosse stato possibile, la Chiesa ha ricevuto compensazioni nella forma di partecipazioni a compagnie redditizie, come la compagnia statale di assicurazioni "Croatia osiguranje".
Diversi opinionisti interpretano la legge sulla proibizione del lavoro domenicale come un desiderio del governo attuale di ottenere il favore della influente Chiesa cattolica in questo periodo pre-elettorale. I sondaggi dimostrano, tuttavia, che circa il 70% dei funzionari ecclesiastici e dei preti sono a favore del partito attualmente all'opposizione, l'HDZ. Questa legge, quindi, aiuterà poco la coalizione di centro-sinistra nella sua speranza di ricevere il sostegno della Chiesa per vincere le elezioni.
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