Ogni Paese ha la sua mafia, ma in Croazia la mafia ha il suo Paese - aveva dichiarato il commentatore Drazen Vukov Colic in epoca tudjmaniana. Il motto è rimasto attuale durante il governo di centro sinistra. Oggi Zagabria è come la Chicago degli anni '30
Il rapimento del figlio adolescente del generale Vladimir Zagorec alla fine di febbraio di quest'anno, a Zagabria, e la somma di un milione e mezzo di euri richiesta come riscatto dai rapitori, rappresentano un ulteriore monito sulla crescita del crimine organizzato in Croazia e in particolare nella capitale. Rapimenti, ricatti, gravi crimini, assassinii e scontri di strada tra gruppi mafiosi sono diventati parte della routine quotidiana della Croazia. Se le informazioni fornite dalla Televisione Croata risultano corrette - cioè che i rapitori del figlio di Zagorec sono stati aiutati da persone ai vertici della polizia, i cittadini croati, e in particolare quelli più ricchi, avranno motivi ulteriori per avere paura.
Il primo ministro croato Ivo Sanader ha chiesto al proprio ministro degli Interni, Marijan Mlinaric, di affrontare con decisione la questione mafia. La polizia, effettivamente, si è dimostrata piuttosto efficace nel corso di questo caso di rapimento: il figlio di Zagorec è stato trovato e liberato, e alcune delle persone coinvolte nel sequestro sono state arrestate. Nel corso delle indagini, gli arrestati hanno confessato che questo rapimento era solamente una delle azioni che contavano di realizzare. Un'altra delle persone che intendevano rapire era infatti il figlio di uno dei più ricchi e famosi imprenditori croati, Ivica Todoric, proprietario di una catena di negozi che copre all'incirca metà del mercato della Croazia. I criminali avevano considerato anche la possibilità di sequestrare i figli di altri due ricchi di Zagabria, Mirko Selendic e Bozidar Denzic.
Gli articoli di cronaca nera dei quotidiani croati occupano sempre più le prime pagine. Un mese e mezzo prima del rapimento del figlio, lo stesso generale Zagorec era stato attaccato e picchiato in un garage sotterraneo a Zagabria. Alcune settimane più tardi, il suo ex collega Joso Lacic ha vissuto un episodio simile. Zagorec era capo di Lacic nella compagnia RH Alen, nota per importazioni illegali e poco chiare di armi in Croazia durante la guerra del 1991-1995.
Nell'ottobre del 2002, il direttore della "Privredna Banka Zagreb", una delle maggiori banche della Croazia, stava uscendo dal suo appartamento a Zagabria quando due assalitori hanno cominciato a colpirlo con mazze da baseball. Alla fine di febbraio del 2003, la sontuosa Mercedes di Ninoslav Pavic, co-proprietario della Europa Press, la maggiore casa editrice della Croazia, era stata fatta saltare in aria di fronte alla villa di Pavic a Tuskanec, il quartiere vip di Zagabria.
All'inizio di quest'anno, nel centro di Zagabria, un bandito ha ferito Ivan Caleta, co-proprietario della televisione commerciale Nova. In gennaio c'è stato il rapimento di Mato Ramljak, proprietario di una catena di casinò. Nello studio di un avvocato, i rapitori hanno costretto Ramljak a firmare una dichiarazione secondo la quale doveva loro due milioni di euri, e si impegnava a ripagare il suo debito.
Circa sei mesi fa, Luka Raic, proprietario di una delle compagnie croate di maggior successo, la "Lura", che copre la porzione più importante del mercato del latte in Croazia, è stato al centro di un giro di ricatti. Ha dovuto pagare due milioni di euri ai ricattatori prima di spostare la direzione della propria compagnia in Svizzera.
Estorsioni e rapimenti non riguardano solamente gli imprenditori più ricchi. Di recente anche la figlia del proprietario della compagnia "Feroterm", Jelena Gudeljevic, è stata rapita. Dato che la "Feroterm" non è esattamente la più ricca ditta della Croazia, il riscatto per la Gudeljevic è stato di "soli" 22.000 euri.
"Questo dimostra che proprio nessuno è ormai sicuro in Croazia - ha dichiarato un funzionario di polizia che ha preferito rimanere anonimo. I gruppi di gangsters più grandi ricattano i più ricchi e famosi, mentre quelli più piccoli e meno organizzati chiedono soldi alle ditte minori e alle persone meno facoltose." Secondo lui i rapimenti, "l'attività illegale che sta crescendo più velocemente", sono sempre più frequenti a Zagabria.
Anche i combattimenti di strada fra gangsters, però, non sono rari nella capitale. Vjeko Sisko, uno dei più importanti leaders del sottosuolo, è stato ammazzato proprio nel centro di Zagabria, e due anni più tardi la stessa cosa è successa a suo fratello, Marko. Nel febbraio di quest'anno Toni Kasalo, incaricato di raccogliere pagamenti di debiti, è stato assassinato in città, mentre nel 2002 anche Veselin Marinov, guardia del corpo di Mladen Naletilic Tuto, indiziato per crimini di guerra da parte del Tribunale Internazionale dell'Aja, è stato ucciso in un bar di Zagabria. Anche Zlatko Bagaric, uno degli esponenti più importanti dell'underground di Zagabria, è stato ucciso per la strada, così come altri dieci personaggi meno conosciuti.
Gli analisti che si occupano dell'underground croato sostengono che la mafia ha sempre avuto forti legami con la polizia e con i militari, così come con i più importanti ambienti politici. Quando il ministro di Tudjman, Gojko Susak, dirigeva la Difesa, questo dipartimento del governo era un covo di criminali: assumeva persone a capo di gruppi specializzati nel rubare macchine di lusso, membri del racket e autori di estorsioni, persone legate ai più importanti trafficanti di droga.
Durante gli ultimi giorni del governo HDZ, prima della sconfitta alle elezioni del 2000, la polizia ha messo a segno lo spettacolare arresto di circa 15 dei più importanti rappresentanti dell'underground di Zagabria, la cosiddetta "organizzazione criminale". Il processo, tuttavia, è durato più di due anni, e la maggioranza delle persone incriminate sono state liberate per mancanza di sufficienti indizi, mentre gli altri hanno ricevuto solamente leggere condanne.
Il famoso commentatore Drazen Vukov Colic, poi divenuto ambasciatore della Croazia in Austria, ha dichiarato a "Novi List", il quotidiano di orientamento liberale, che "ogni Paese ha la propria Mafia, ma in Croazia la Mafia ha il proprio Paese." Purtroppo la sua dichiarazione, fatta durante il governo dell'HDZ di Franjo Tudjman, è rimasta attuale anche durante il governo della coalizione di centro sinistra, che ha guidato la Croazia dall'inizio del 2000 al novembre del 2003, quando l'HDZ è tornato al potere.
Gli osservatori mettono in rilievo in particolare il fatto che durante i mesi di gennaio e febbraio di quest'anno, i primi mesi del nuovo governo HDZ, il tasso di crimini ha raggiunto proporzioni scioccanti. Paragonate agli stessi mesi del 2003, le statistiche mostrano un aumento relativamente alle peggiori azioni criminali - omicidi, rapimenti e grandi furti - di più del 50%!
Questo è il motivo per cui la dichiarazione del primo ministro Sanader, sull'avvio di una ferma lotta alla criminalità organizzata, è arrivata appena in tempo. Il problema, però, è che dichiarazioni di questo tipo sono state fatte da tutti i primi ministri della Croazia nel corso degli ultimi dieci anni.
Vedi anche:
Le imprese criminali dell'HDZ
Gospic: azione legale della vedova Levar
Attentato a Ninoslav Pavic, magnate dei media croati