© vepar5/Shutterstock

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Domenica la Croazia sceglie un nuovo presidente. Si prospetta un'inedita battaglia a tre, che oltre ai tradizionali candidati HDZ e SDP vede in lizza Miroslav Škoro, che guarda all'elettorato più conservatore. Eredità dei conflitti e immigrazione al centro del dibattito

20/12/2019 -  Giovanni Vale Zagabria

Questa domenica, i cittadini croati sono chiamati alle urne per eleggere il loro nuovo presidente. Il mandato di Kolinda Grabar-Kitarović - la capo di Stato in carica dal 2015 - è infatti arrivato al suo termine e per la Croazia è il momento di un test politico particolarmente importante. Il risultato del voto avrà un impatto anche sul semestre di presidenza del Consiglio dell’Ue, affidato proprio a Zagabria a partire dal 1° gennaio.

Una corsa a tre?

Undici candidati si presentano alla corsa per la residenza di Pantovčak, la celebre via di Zagabria dove ha sede il capo di Stato (in un palazzo che fu in precedenza dimora di Tito). Tra questi le figure che spiccano sono l’attuale presidente Kolinda Grabar-Kitarović, esponente dell’Unione democratica croata (HDZ, centro-destra, al governo), e Zoran Milanović, candidato del Partito socialdemocratico ed ex premier (SDP, centro-sinistra). A loro, tuttavia, si è aggiunto nelle ultime settimane un terzo candidato importante, Miroslav Škoro, che sta catalizzando su di sé i voti della destra più conservatrice e, stando ai sondaggi, sembra essere in grado di impensierire i due candidati tradizionali. Se al primo turno, domenica, nessun candidato dovesse superare la soglia del 50%, sarà organizzato un ballottaggio (previsto per il 5 gennaio) dove si sfideranno i primi due qualificati ed è per questo che Škoro, Milanović e Grabar-Kitarović devono innanzitutto assicurarsi un posto al secondo turno.

L’ultimo sondaggio realizzato da Promocija Plus per la televisione RTL (e basato su un campione di 1300 persone) descrive in effetti una corsa a tre. La presidente uscente è in testa con il 26,8% delle preferenze, seguita dal candidato socialdemocratico con il 25,4% e dall’outsider Škoro con il 21% dei voti. Parliamo di “outsider”, in riferimento alla tradizionale bipolarità della politica croata, divisa tra HDZ e SDP dai tempi dell’indipendenza.

Tuttavia, dal punto di vista politico, Miroslav Škoro non è un volto completamente nuovo nel panorama politico croato. Questo cantante folk, che oggi si presenta con lo slogan "Ora o mai più: l’unica minaccia per quelli al potere", rivolgendosi perlopiù all’estrema destra, è già stato membro del parlamento di Zagabria con la casacca dell’HDZ, mentre negli anni Novanta fu addirittura nominato console generale di Croazia in Ungheria. Ad ogni modo, rispetto al sondaggio mensile precedente, realizzato da Promocija Plus a novembre, Škoro ha registrato un balzo di quasi +5%, cambiando decisamente le carte in tavola.

Tra gli altri pretendenti al seggio di Pantovčak, Mislav Kolakušić, un ex giudice che ha costruito la sua campagna elettorale sostanzialmente solo online e sul tema dell’anti-corruzione, viaggia con il 10,6% dei voti. Gli altri non raggiungono un risultato a due cifre.

Un ultimo dato interessante emerso sempre dal sondaggio è il comportamento degli elettori in caso di un secondo turno. In una sfida Kolinda Grabar-Kitarović vs. Milanović, la prima la spunterebbe con il 48,3% dei voti contro il 47,6% del socialdemocratico. Tuttavia, qualora Škoro dovesse arrivare al secondo turno, gli elettori lo premierebbero contro qualunque avversario: sbaraglierebbe Milanović con il 52,9% contro il 43,5% e avrebbe la meglio anche contro la candidata ufficiale dell’HDZ: 50% contro il 45,2%.

Insomma, sembra che il prossimo presidente croato sarà un esponente della destra e i toni della campagna elettorale confermano questa analisi: tutti i maggiori candidati si rivolgono in continuazione all’elettorato conservatore.

Il primo dibattito televisivo

Il primo dibattito “a undici” si è tenuto questa settimana e ha confermato come, nella politica croata, contino ancora molto i temi legati alla guerra, non solo quella del 1991–1995 ma persino il Secondo conflitto mondiale.

Si è menzionata ad esempio la politica di allargamento dell’Unione europea, sottolineando da più parti le condizioni che la Croazia deve imporre alla Serbia prima di un suo ingresso nell’Unione. Se Kitarović ha detto che l’allargamento alla Serbia può avvenire solo dopo che sarà risolta la questione delle persone tuttora registrate come “scomparse” durante l’ultima guerra, Škoro si è spinto ancora più in là auspicando apertamente un ostruzionismo croato all’ingresso serbo nell’Ue.

Durante la campagna, peraltro, Škoro ha difeso il saluto ustascia Per la patria pronti e ha persino sbottato "No, la guerra non è finita", commentando i cartelli elettorali di Milanović che sostengono il contrario.

"Il confine è sacro", ha poi detto lo stesso Škoro parlando di immigrazione durante il dibattito. Dopo che la polizia croata è stata accusata da più parti di picchiare e respingere illegalmente i migranti che tentano di attraversare il confine croato-bosniaco, il tema dell’immigrazione è tornato infatti alla ribalta.

Durante lo scontro televisivo, la presidente uscente ha descritto la gestione socialdemocratica del flusso migratorio nel 2015 come “un caos”, sostenendo che la polizia va oggi aiutata nella gestione del confine, mentre Milanović ha affermato che nel 2015 "Angela voleva che 100mila migranti si fermassero in Croazia. Invece, noi li abbiamo trasportanti con eleganza e in modo civile verso nord".

Si è poi parlato di Nato, di politica nei confronti della Bosnia Erzegovina, del cirillico a Vukovar e persino di Tito e Tuđman… E se anche c’è stato del tempo per commentare alcuni temi etici come l’aborto e il gay pride o ancora per parlare di educazione, l’impressione generale è quella di un dibattito politico che si è sostanzialmente spostato a destra.

Secondo gli osservatori che hanno seguito il dibattito televisivo, tuttavia, Škoro avrebbe fallito nella sua missione di sedurre una più ampia parte dell’elettorato, dimostrando - scrive ad esempio Tomislav Klauški su 24Sata - di non essere in grado di "presentarsi davanti alle telecamere e parlare da futuro presidente". Škoro "si è dimostrato essere un nano della politica", ha concluso Klauški.

Insomma, Grabar-Kitarović e Milanović sarebbero i due grandi vincitori del dibattito televisivo, e forse questo piegherà le sorti a loro favore. Un eventuale secondo turno potrebbe quindi premiare Grabar-Kitarović, che recupererebbe una parte degli elettori di Škoro contro Milanović. Ma l’esito del voto non è scontato. Negli ultimi giorni le promesse della presidente uscente (Grabar-Kitarović sarebbe al corrente di alcuni posti di lavoro a distanza pagati 8mila euro al mese e che saranno presto disponibili per i giovani croati…) hanno spiazzato il pubblico e dal quartier generale di Škoro si annuncia già battaglia, assicurando di avere ancora "qualche asso nella manica".