A fine ottobre si vota in Georgia per le politiche, con una nuova legge elettorale che ha virato prepotentemente sul proporzionale. Intanto è crisi politica in Ossezia del sud
Il 31 ottobre 2020 si rinnova il parlamento georgiano. La legislatura in corso è partita nel 2016, quando Sogno Georgiano, il partito di Bidzina Ivanishvili, aveva ottenuto la schiacciante maggioranza di 115 seggi su 150. Al principale partito di opposizione, Movimento Nazionale Unito, fondato da Mikheil Saakashvili – all’epoca già in esilio volontario – erano andati 27 seggi, e 6 all’Alleanza dei Patrioti.
Da allora sono cambiate diverse cose, il Movimento Nazionale è meno unito: si è scisso ed è nata Georgia Europea che raduna quanti hanno deciso di entrare nell’epoca post-Saakashvili, pur rimanendo all’opposizione. E soprattutto è cambiata la legge elettorale.
Le elezioni del 2020
Cambiare la legge elettorale – che in Georgia trova posto nella sua formulazione direttamente nella costituzione del paese – è stato uno dei processi più complessi degli ultimi anni di dibattito politico.
Dall’introduzione della bozza di legge alla sua approvazione è passato un anno. Il 2 luglio 2020, 100 parlamentari su 150 hanno votato la nuova legge elettorale, 94 a favore (89 del Sogno Georgiano). L’opposizione ha invece boicottato il voto.
La nuova legge è un passaggio intermedio che dovrebbe transitare il paese verso un sistema proporzionale puro. Con la formulazione attuale si passa dalla ripartizione preesistente – elezione di 77 membri con il sistema maggioritario, e i restanti proporzionale con sbarramento al 5% - a un rapporto di 120 a 30 a favore del sistema proporzionale.
Il senso della riforma è creare un contesto più rappresentativo dell’effettiva espressione di voto nel paese. Il maggioritario è stato considerato in Georgia, soprattutto dalle opposizioni, troppo distorsivo: con volti che “bucano lo schermo” si fa man bassa di voti, e se anche l’opposizione ha per esempio il 49% dei consensi rischiava di non ottenere alcun seggio. Al fine di un avere un parlamento più inclusivo si è abbassato anche lo sbarramento all’1%.
Per le quote maggioritarie si può essere nominati candidati anche da soli 5 cittadini, e gli eventuali secondi turni, se nessuno ottenesse il 50%+1 voto, si tengono dopo tre settimane, che permette rispetto le due settimane prima in vigore di approfondire la conoscenza con i candidati, anche se ritarda un poco la formazione del parlamento.
Approvata anche una norma per la rappresentanza di genere: ogni 4 candidati uno deve essere del genere meno rappresentato nel partito. Si ottengono incentivi finanziari se si scende a uno ogni 3. Di fatto si tratta di quote rosa dato che il parlamento uscente ha in tutto una ventina di parlamentari donne , che non rispecchia lontanamente il rapporto donne-uomini nel paese : 52% a 48%.
Il difficile anno pre-elettorale ha consegnato una legge che è stata apprezzata dalla comunità internazionale per la maggiore democraticità e criteri di rappresentanza. Non è certo perfetta , e le opposizioni non si sono dichiarate soddisfatte, ma ha messo mano anche a ulteriori elementi di distorsione della corsa politica: la par condicio in tv, i prezzi delle pubblicità e degli annunci politici, la composizione delle commissioni elettorali, e l’uso improprio di ruoli e beni statali ed amministrativi per promuovere una parte politica.
La campagna
L’uso delle risorse dello stato a vantaggio di un partito è un tasto dolente, e probabilmente uno degli elementi che da sempre favoriscono di più il partito al governo, qualunque esso sia.
Per fare un esempio concreto, nella campagna in corso, iniziata ufficialmente due mesi prima del voto, Sogno Georgiano può capitalizzare il successo nella lotta al COVID. La Georgia rimane infatti una eccezione regionale per i risultati ottenuti nel contenimento della pandemia , e questo non può che dare lustro al governo in carica.
Il 6 agosto – a campagna ufficialmente non ancora avviata ma già di fatto in dibattito elettorale – il primo ministro Giorgi Gakharia ha annunciato la messa a disposizione di altri 35 milioni di euro per il fondo StopCov, una parte dei quali andrà a 200 famiglie con minori a carico e una parte per coprire i costi delle bollette. È una lecita attività di governo o si configura come utilizzo di risorse amministrative per comprare consensi?
La coalizione di opposizione, che è partita raccogliendo qualcosa come 31 forze politiche, promette battaglia. E il Movimento Nazionale Unito ha rimesso in pista Saakashvili come candidato per la carica di primo ministro.
L’ex presidente quindi lascerebbe il confino ucraino per rientrare nell’agone politico georgiano.
Intanto i secessionisti…
Mentre la battaglia politica in Georgia è appena iniziata, già infuria nei territori secessionisti, e in Abkhazia è anche effetto della campagna georgiana. Irma Inashvili, vice Presidente del Parlamento georgiano e leader di Alleanza dei Patrioti, partito tradizionalmente filo-russo i cui legami anche finanziari con il Cremlino sono stati messi alla luce recentemente, si è recata con un collega di partito in Abkhazia a consegnare un'icona. Il gesto secondo la strategia di partito doveva creare consensi verso chi riesce a creare un legame con i secessionisti. Una pensata elettorale che però non ha pagato né da una parte né dall’altra. È stato costretto a dimettersi l’advisor al presidente de facto che aveva facilitato l’ingresso in Abkhazia dei due politici georgiani, mentre in Georgia si è scatenata una grande polemica, e pure l’icona è stata rispedita al mittente .
In Ossezia del Sud invece si è dimesso il governo e il presidente non ha subito la stessa fine anche per intervento diretto di Mosca a suo sostegno.
È successo tutto in 48 ore. A seguito di un attentato contro il ministro degli Interni, la polizia ossetina ha eseguito il 26 agosto degli arresti. Uno degli arrestati è uscito dalla caserma ossetina cadavere, l’altro paralizzato. Il 28 agosto per protestare contro l'evidente tortura subita dalle due persone arrestate si è scatenata la protesta. È intervenuto, da quello che di fatto è un vero e proprio esilio, l’ex presidente Kokoity che ha accusato l’attuale presidente di reprimere e torturare i propri cittadini.
Il governo è stato costretto alle dimissioni, e il parlamento – al momento in cui si scrive – non è ancora riuscito a creare una commissione di indagine su quanto accaduto. Sono cadute delle teste negli organi di sicurezza, e il Presidente Bibilov è volato a Mosca, e ha ricevuto il sostegno del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa . A quanto pare Mosca ha già deciso da che parte stare nell'agone politico ossetino.