Brindisi - Foto C. Colli

Brindisi - Foto C. Colli

Non un semplice libro, ma un progetto editoriale, turistico e culturale voluto da “Viaggio Italiano” e curato da Cristiana Colli. Adriatico. "Mare d’inverno" è un volume collettaneo e interdisciplinare, con trentotto autori, carte tematiche e immagini

04/10/2024 -  Fabio Fiori

Una breve, indispensabile premessa. Il turismo è un’industria pesante e l’overtourism un problema planetario.

Non credo siano risolutivi biglietti d’accesso alle città, Venezia in primis, che per altro sanciscono definitivamente il loro cambiamento di status da città a museo o parco tematico e quindi decretano la loro morte civica.

Non credo sia utile un overtourism index, di cui si legge proprio in questi giorni. Credo invece che la responsabilità personale sia fondamentale, così come una diffusa crescita culturale, legata al viaggio. Perciò benvenuto è “Adriatico. Mare d’inverno” (Artem Editore, 2024; 600 pp, 30 euro), un progetto editoriale, turistico e culturale, voluto da “Viaggio Italiano” e curato da Cristiana Colli.

Adriatico. Mare d'inverno. Ediz. illustrata
a cura di: Cristiana Colli
Ed. artem, 2024

Da coautore, mi permetto solo di correggere l’ordine degli aggettivi, perché ho partecipato con l’idea che questo sia innanzitutto un progetto culturale, che ha anche un’importante dimensione editoriale, cioè un libro (strumento ancora utilissimo alla crescita culturale), con ricadute turistiche, promuovendo una relazione più consapevole con il mare, nella sua fascinosa dimensione extra-balneare.

Perché - come dice la curatrice - si possa pensare di vivere il viaggio non da turisti, spesso anche mal voluti, ma da cittadini temporanei.

Il libro quindi: collettaneo e interdisciplinare. Trentotto autori, tra cui il geografo Franco Farinelli, i filosofi Stefano Catucci e Felice Cimatti, la giornalista Emanuela Audisio, l’archeologa subacquea Rita Auriemma, il giurista Nicolò Carnimeo, gli architetti Picco Ciorra e Mario Cucinella.

Parole, carte tematiche e immagini: quelle fotografiche di Alessio Ballerini, quelle storiche di diversi archivi e musei, quelle satellitari dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Un libro originale: per il piccolo formato e lo spessore, perché ha 600 pagine, per la copertina monocroma d’un azzurrino carta geografica, su cui con lo stesso andamento delle mappe che abbiamo visto appese ai muri delle nostre classi sta scritto semplicemente: Mar Adriatico, una scritta che va da nordovest a sudest, cioè la rotta per entrare e uscire dal Golfo di Venezia, come è stato chiamato per secoli.

Una “pianura liquida” che riassume tutti i problemi e le ricchezze del Mediterraneo, parafrasando Fernand Braudel. Un mare unicum per l’incontro di tre delle nove grandi civiltà: cristiana, a sua volta divisa in cattolica e ortodossa, islamica ed ebraica. “Il mare dell’addomesticata complessità”, scrive Franco Farinelli. Un Adriatico che ha nel Po la sua naturale prosecuzione, anche navigabile per millenni. Un Adriatico di città e di isole, dalla Laguna alla Dalmazia e poi più a sud alle ionie, a Creta, alle egee, a Rodi, per secoli avamposto veneziano, quindi adriatico.

“Quello adriatico è un paesaggio mistico”, sottolinea in apertura Cristiana Colli a cui fa eco qualche pagina dopo Stefano Catucci invitandoci a una frequentazione filosofica invernale, quando “il mare torna a essere un luogo di misteri, alcuni più impenetrabili di altri”.

L’Adriatico è la nostra foresta blu, uno spazio selvaggio in cui ritrovare la nostra indispensabile selvatichezza. Rive da camminare e pedalare, acque da nuotare e navigare, ogni giorno, anche perché ogni ambiente naturale lo si scopre con un’assidua frequentazione, con un quotidiano investimento emotivo. Ma “Adriatico. Mare d’inverno” non è solo un atlante storico e geografico, sottolineando che oggi forse più di un tempo la vacanze si trasforma in viaggio anche grazie alle carte e agli atlanti, oltre che attraverso il dialogo e la sensibilità.

Perché questo libro è una raccolta di racconti sulle città e i porti, sulle lagune e le isole, sui pesci e i pescatori, sui miti e i riti, sui cibi e le tavole. Ricca è poi la selezione dei luoghi, delle strade asfaltate e ferrate, dei sentieri conosciuti e sconosciuti, dei musei. Musei piccoli ma importanti e appassionanti, dal Magazzino della Bora di Trieste al Museo della Marineria di Cesenatico, alla “casa sul mare” di Pino Pascali di Polignano, cioè la sede dell’omonima Fondazione. Ed è la direttrice artistica Rosalba Livia Branà che c’invita a scoprire dal mare quel tratto di costa, navigando su un gozzo di pescatori.

Questo viaggio letterario si conclude con un glossario adriatico, composto di 38 parole scelte dalle altrettante autrici e autori. Non poteva mancare la Bora e il Garbino, il boreto e l’acciuga, ma ci sono anche parole sconosciute ai più, come la schiavina, una coperta leggera che veniva dalla Schiavonia cioè la costa dalmata, e il wabi-sabi, perché l’Adriatico è un mare d’Oriente, imperfetto, impermanente e incompiuto.