Da venerdì 19 a sabato 27 gennaio si svolgerà la 35sima edizione del Trieste Film Festival. Sette lungometraggi in concorso, cinque fuori concorso e sedici cortometraggi. Dieci in tutto i documentari, per lo più realizzati da giovani registe, che concorreranno anche quest'anno per il Premio OBCT
Punta su titoli forti il 35° Trieste Film Festival , consueto appuntamento di inizio anno dedicato al cinema dell’Europa centro-orientale, in programma da venerdì 19 a sabato 27 gennaio. Tre le sedi del festival - il Politeama Rossetti, il Teatro Miela e il Cinema Ambasciatori – e una doppia apertura.
Prima inaugurazione venerdì al Teatro Miela con “Do Not Expect Too Much from the End of the World” di Radu Jude, Premio speciale della giuria al Festival di Locarno lo scorso agosto. Uno dei film più belli visti nel 2023, che sarà prossimamente distribuito nelle sale italiane, opera di uno dei cineasti più importanti di oggi, già Orso d’oro a Berlino nel 2021 con “Sesso sfortunato o follie porno”.
Seconda apertura martedì 23 al Politeama Rossetti che ospiterà le sezioni principali del festival. In programma “Green Border” della polacca Agnieszka Holland, Premio speciale della giuria all’ultima Mostra di Venezia e dall’8 febbraio nei nostri cinema.
Altra anteprima a pochi giorni dall’uscita italiana per il film di chiusura, “The Zone of Interest” di Jonathan Glazer con Sandra Hüller, Grand Prix e premio Fipresci all’ultimo festival di Cannes, in corsa anche per l’Oscar. La produttrice polacca del film, Ewa Puszczyńska, riceverà un premio ormai storico del Festival, l’Eastern Star Award.
Come sempre sono tre le sezioni competitive del TFF, lungometraggi di finzione, documentari e cortometraggi.
Il concorso lungometraggi comprende solo sette titoli in anteprima italiana, risultato di una selezione rigorosa. Parecchi sono stati presentati in Festival stranieri, da Cannes a Locarno, e ne abbiamo scritto in quelle occasioni. Il serbo Vladimir Perišić prende spunto da vicende personali per “Lost Country”, un ritratto della Serbia di metà anni ‘90. Un quindicenne condivide le ragioni delle proteste contro Milošević, ma sua madre è portavoce del governo: al protagonista, che ama stare in campagna con il nonno, toccherà scegliere da che parte stare.
Dopo la sorprendente opera prima “Wet Sand”, la georgiana Elene Naveriani porta “Blackbird Blackbird Blackberry”, ancora sulla condizione femminile in una società tradizionale.
Il croato “Hotel Pula” è l’opera prima di finzione di Andrej Korovljev (“Tusta”) sui rifugiati bosniaci nei primi anni ’90 a Pola, mentre “Without Air” di Katalin Moldovai è un ritratto del mondo della scuola in Ungheria.
Il 1989, con le rivolte contro Ceaușescu e la sua caduta, è un tema cardine del nuovo cinema romeno, il movimento più interessante del panorama europeo negli anni 2000. Ci fa ritorno anche Tudor Giurgiu (noto per “Love Sick”) con “Freedom”, un film corale ambientato nella città di Sibiu. Da Lubiana arriva “Observing” di Janez Burger presentato al Festival del cinema sloveno di Portorose, dove aveva ricevuto tre premi, compreso quello per l’attrice protagonista Diana Kolenc. Da una vicenda vera, un dramma quasi thriller dalle implicazioni molto attuali legate all’uso dei social media. Molto bello è anche “Stepne” dell’esordiente ucraina Maryna Vroda, già premiata a Locarno.
Fuori concorso passeranno cinque lungometraggi, tra i quali spicca “MMXX” del caposcuola romeno Cristi Puiu, altro cineasta straordinario. Dalla Mostra di Venezia arriva il kosovaro “Phantom Youth” di Luàna Bajrami, sull’amicizia tra due giovani studentesse nel 2007. Ancora il bosniaco “Excursion” di Una Gunjak, menzione speciale nella sezione Cineasti del Presente a Locarno, l’ungherese “Explanation for Everything” di Gábor Reisz (vincitore della sezione Orizzonti alla Mostra di Venezia,avrà presto una distribuzione italiana) e il bulgaro “Blaga’s Lessons” di Stefan Komandarev, premiato alla Festa di Roma.
Due sono gli Eventi speciali, “Sivi Kamion crvene boje - Red Coloured Grey Truck” (2004) di Srđan Koljević, omaggio allo sceneggiatore e regista serbo scomparso da pochi mesi, e “Beautiful Beings” di Guðmundur Arnar Guðmundsson.
Il Concorso documentari comprende dieci titoli, per lo più realizzati da giovani registe, le cui tematiche spaziano dalla violenza familiare e sociale alle guerre di oggi: tra questi “1489” dell’armena Shoghakat Vardanyan, recente vincitrice dell’IDFA di Amsterdam. Confermato per questa sezione il Premio OBCT che si affianca a quello della giuria internazionale.
Nel concorso cortometraggi, sono presenti 16 opere suddivise in tre programmi, comprendenti autori emergenti e altri già rodati.
Fuori dagli Sche(r)mi è la sezione che va alla scoperta di soluzioni stilistiche o narrative innovative e sorprendenti: due film di debutto, il bosniaco “Cherry Juice” di Mersiha Husagic e l’ungherese “Cactusman” di Olivér Rudolf, poi il road movie “Arthur & Diana” dell’italo-francese Sara Summa e il corto “Maris B653” della direttrice della fotografia e videoartista friulana Debora Vrizzi.
È dedicato alla Germania l’appuntamento con Wild Roses, la sezione che ogni anno fa il punto sulle cineaste di un Paese dell’Europa centro orientale: dopo Polonia, Georgia e Ucraina, una selezione di 13 titoli di autrici tedesche. La grande Margarethe von Trotta, Leone d’oro a Venezia nel 1981 con “Anni di piombo”, sarà a Trieste per presentare “Ingeborg Bachmann – Journey Into the Desert”. Il film biografico sulla poetessa austriaca, in concorso un anno fa alla Berlinale, sarà presto nelle sale italiane.
Le altre cineaste selezione, alcune più note, altre da scoprire, sono: Ulrike Ottinger (“Paris Calligrammes”), Emily Atef (“3 Days in Quiberon” su un’inedita Romy Schneider), Ana-Felicia Scutelnicu (“Anishoara”), Valeska Grisebach (“Western”), Maria Speth (Orso d’argento sempre a Berlino per “Mr. Bachmann and His Class”), Maria Schrader (“Stefan Zweig: Farewell to Europe”), Maren Ade (“Vi presento Toni Erdmann”), Angela Schanelec (“Music”, migliore sceneggiatura all’ultima Berlinale), Ayse Polat (“In the Blind Spot”), Nicolette Krebitz (“Wild”), Nora Fingscheidt (“System Crasher”) e Frauke Finsterwalder (“Sisi & I”).
Tra i documentari fuori concorso: “Al di là dei lupi” di Ennio Guerrato sul musicista Alfredo Lacosegliaz, scomparso nel 2016, autore di progressive folk balcanico; il triestino “50 anni di CLU” di Erika Rossi, scritto con Massimo Cirri, sulla prima impresa sociale al mondo, il suo quarto documentario dedicato all’umanità basagliana; “Il Cinema Volta” di Martin Turk, sulla sala cinematografica aperta a Dublino da alcuni impresari triestini assieme al giovane James Joyce, protagonista anche di “Translating Ulysses” di Aylin Kuryel e Fırat Yücel.
Vincitore al Sundance e agli Efa è l’atteso “Smoke Sauna – I segreti della sorellanza” dell’estone Anna Hints, subito nelle sale italiane come evento dal 29 al 31 gennaio.
L’irrinunciabile Premio Corso Salani propone cinque italiani non ancora distribuiti in Italia: “Anna” di Marco Amenta, “Lala” di Ludovica Fales, “La solitudine è questa” di Andrea Adriatico (che diresse Corso Salani ne “Il vento, di sera”), “Tempo d’attesa” di Claudia Brignone (miglior documentario italiano al Festival di Torino) e “L’albume d’oro” di Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria.
In collaborazione con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), saranno assegnati i riconoscimenti al miglior film italiano e al miglior film internazionale: il primo è “Rapito” di Marco Bellocchio, già premiato nel 2020 per “Il traditore”, il secondo “Pacifiction” di Albert Serra.
Anche quest’anno una selezione del Festival circolerà in diverse città italiane con il Trieste Film Festival in Tour in collaborazione con l’agenzia Lo Scrittoio di Milano. Una parte del programma sarà disponibile anche online sulle piattaforme MYmovies One, DAFilms, Klassiki e Cineteca di Milano.
In parallelo al Festival c’è la quattordicesima edizione di When East Meets West, la sempre più rilevante sezione industry dedicata ai professionisti di tutta Europa e non solo, con le sue emanazioni Last Stop Trieste e This is IT e i focus dedicati ad Armenia, Azerbaijan, Georgia, Moldavia, Ucraina e Spagna, Portogallo e America Latina.