Un'immagine tratta da "Sete" della regista bulgara Svetla Tsotsorkova

Si apre sabato 5 marzo il Bergamo Film Meeting, con una personale della regista Jasmila Žbanić ed il sudest Europa ancora protagonista

03/03/2016 -  Nicola Falcinella

Tre film nel concorso lungometraggi e la personale della bosniaca Jasmila Žbanić, Orso d'oro a Berlino nel 2006 con “Il segreto di Esma – Grbavica”. Il 34° Bergamo Film Meeting in calendario dal 5 al 13 marzo (programma completo e informazioni www.bergamofilmmeeting.it) dedica ancora una volta (un anno fa la personale fu dedicata ad Aida Begić) grande attenzione all'area balcanica e dintorni.

Un'edizione che si annuncia molto ricca, con tante conferme e alcune novità, con la sezione di documentari “Visti da vicino” che diventa competitiva, la retrospettiva dedicata al grande cineasta ungherese Miklos Jancso e l'omaggio all'attrice Anna Karina, che sarà presente a Bergamo.

Sarà il voto del pubblico a premiare i lungometraggi della “Mostra concorso”, sette per altrettante serate, tutti provenienti da paesi europei, cinque opere prime e due opere seconde. Tra le ultime “Enclave” del serbo Goran Radovanović, noto soprattutto come documentarista, che racconta il rapporto tra un bambino serbo e un coetaneo albanese nel Kosovo post guerra del 2004. È invece un esordio il turco “Toz bezi - Dust Cloth” di Ahu Ozturk, presentato nei giorni scorsi al Forum della Berlinale. Un film sull'amicizia tra due donne di mezz'età alle prese con problemi economici ed esistenziali, entrambe alla ricerca di qualcosa per sfuggire alla loro condizione. E il bulgaro “Jajda – Thirst” di Svetla Tsotsorkova, un film intimo su una famiglia che si occupa della lavanderia per gli hotel della zona, mentre una terribile siccità mette in pericolo la loro attività.

Tra i 15 documentari, anch'essi votati dal pubblico, ci sono la coproduzione Ucraina – Lettonia “Ukrainian Sheriffs” di Roman Bondarchuk e il georgiano “When the Earth Seems to Be Light” di Tamuna Karumidze, Salome Machaidze e David Meshki, premiato all'Idfa di Amsterdam.

La personale della Žbanić

L'omaggio alla Žbanić è incluso in “Europe, Now!” dedicata alle personali di tre autori, abbastanza giovani ma già affermati: oltre alla bosniaca, ormai una delle principali cineaste dell'area, ci saranno l'inglese Shane Meadows (“This is England”) e il ceco Petr Zelenka (vincitore a Bergamo nel 1998 con “Buttoners – Knoflikari”). Di Jasmila Žbanić saranno proposti tutti i lavori, dal breve “Poslije, poslije – After, After” del 1997 a “Jedan dan u Sarajevu – One Day in Sarajevo” (2015), sul centenario dell'attentato di Gavrilo Princip all'arciduca Francesco Ferdinando e già presentato al Trieste Film Festival. Nel mezzo corti, documentari e lungometraggi, tra i quali “Grbavica”, “Na putu – Il sentiero” (2010), il documentario “Builder's Diary” (2007) sulla ricostruzione del ponte di Mostar, “For Those Who Can't Tell No Tales” (2013) e “Love Island” (2014).

Tra le anteprime c'è il bel “Une histoire de fou” di Robert Guédiguian (cui il Bfm dedicò una personale nel 2013), un ritorno a raccontare il genocidio armeno dopo “Le Voyage en Arménie” (2006), ma anche una riflessione sull'uso della violenza e sul terrorismo. Aram, giovane marsigliese di origine armena, compie un attentato a Parigi per sostenere la causa nazionale ai danni dell'ambasciatore di Turchia. Resta però ferito un ciclista che passava per caso e Aram sarà ossessionato da questa circostanza. Guédiguian collega gli anni '20 e l'Operazione Nemesi per l'uccisione di Talaat Pacha a Berlino con le azioni degli anni '70 e '80 dell'armata segreta di liberazione dell'Armenia.

Il passato, tra Jancso e Anna Karina

La retrospettiva al grande maestro ungherese Jancso, scomparso nel 2014 a 92 anni d'età e Leone d'oro alla carriera a Venezia nel 1990, è significativamente intitolata “Miklos Jancso. La scrittura della storia”. Un regista che ha avuto sempre la Storia al centro dell'attenzione. Il programma prevede 16 lungometraggi, un corto e nove documentari, realizzati tra il 1952 e il 1997. Tra questi “I disperati di Sandor” che nel 1966 lo rivelò al mondo, “L'armata a cavallo”, “Scirocco d'inverno”, “Rapsodia ungherese”, “Allegro barbaro” e “L'oroscopo di Gesù Cristo”, oltre al suo più noto, “Vizi privati, pubbliche virtù” (1976) realizzato nel suo periodo italiano.

Anna Karina, musa e moglie di Jean-Luc Godard e protagonista degli anni '60 e '70, riceverà un omaggio con la proiezione di 12 film. L'animazione sarà invece rappresentata dal lettone Vladimir Leschiov, con una mostra di bozzetti e disegni e la proiezione di tutti i suoi otto cortometraggi.