Emilio Molinari, Vice Presidente del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua
All'inizio del seminario avevo fatto un considerazione, che nell'andamento della discussione ha avuto conferma, è cioè che l'importanza di questi incontri è che in una forma o nell'altra stiamo conquistando un linguaggio comune. Ad esempio stamattina era difficile da realizzare perché probabilmente ci portiamo dietro due elementi di storia talmente forti e talmente diverse che i problemi ce li fanno affrontare in un modo in cui proprio non ci si capisce.
Voglio spiegarmi, come linguaggio in comune, noi, probabilmente consideriamo, che la formazione delle decisioni politiche, in un paese o in una comunità, tengono conto dello svilupparsi di movimenti della società e che questi movimenti partecipino alle decisioni, questo è un modo, un approccio, che non è ancora patrimonio sul quale riflettiamo insieme e maturiamo e che abbiamo ancora molta strada da fare per conoscerci. Noi probabilmente ci portiamo dietro una sorta di disincanto di quella che è una società fortemente liberalizzata dal punto di vista del mercato comincia a farci riflettere sui guasti prodotti da questa liberalizzazione, qui all'est è probabilmente il contrario cioè, ci si porta il disincanto di una società fortemente burocratizzata, centralizzata, che ha negato ogni espressione di libertà dal punto di vista economico.
Detto questo, il discorso è marciato intorno al problema "acqua", si è discusso sulla mercificazione e abbiamo concluso che la portata della questione non è se privatizzano a Budapest o in qualsiasi altra città, ma è, se la risorsa, il bene acqua diventa una merce su questo pianeta e su questo bisogna creare un dibattito, creare un linguaggio comune, vanno informati i cittadini su questioni di questo tipo.
I paesi di nuova acquisizione, entreranno in Europa mentre c'è in corso questo dibattito, sapendo che ci sono idee diverse, c'è chi difende il bene acqua, chi invece vuole privatizzare totalmente, ci sono da prendere decisioni politiche, e per far questo c'è bisogno di democrazia, c'è da fare informazione, educazione e per conquistare questo tipo di democrazia bisogna incominciare localmente a modificare la cultura, attraverso la partecipazione dei cittadini, che è l'unica condizione per cui la democrazia diventa un fatto reale. Queste sono pratiche che potremmo avere se continuiamo ad avere scambi e confronti per far sì che nella costituzione europea siamo sanciti questi diritti umani.
Questo incontro ha costruito molte premesse per continuare ad incontrarci attorno a questo grande problema.