Da sabato 11 marzo fino a domenica 19, il Bergamo Film Meeting anche quest'anno guarderà all'est Europa. I principali candidati ai premi sono registi dei Balcani, tra cui il bulgaro Tonislav Hristov e l’albanese Gentian Koçi
Guarda all’Est Europa, come consuetudine consolidatasi nell’ultimo decennio, il 41° Bergamo Film Meeting che si svolge da sabato 11 fino a domenica 19 marzo: l’Auditorium di Piazza Libertà e il Cinema Teatro del Borgo ospiteranno le proiezioni, accanto agli altri spazi cittadini che accoglieranno i tanti eventi collaterali. Come tradizione c’è un’imperdibile preapertura venerdì 10 al Teatro Donizetti con la sonorizzazione dal vivo di “Psycho” (1960) di Alfred Hitchcock da parte dell’Orchestra Sinfonica Giovanile di Milano, diretta dal maestro Anthony Gabriele, che eseguirà la celebre colonna sonora composta dal Premio Oscar Bernard Herrmann.
Il programma della storica rassegna (informazioni www.bergamofilmmeeting.it ) è molto ampio e articolato. Spicca la Mostra concorso, appuntamento giornaliero delle 20 con sette film in anteprima nazionale votati dal pubblico in sala e da una giuria: in apertura c’è il polacco “Backwards” di Jacek Lusinski. Si tratta di registi all’opera prima o seconda e dai Balcani provengono i più affermati in lizza: il bulgaro Tonislav Hristov (noto per il documentario “The Good Postman”) porta “The Good Driver”, su un tassista che deve guadagnare per far tornare in patria l’ex moglie e il figlio; l’albanese Gentian Koçi (“Daybreak”) presenta “A Cup of Coffee and New Shoes On”, con due gemelli sordomuti che stanno anche diventando ciechi. Trattano temi molto attuali il francese “The Channel” di Thierry Binisti, su migranti che cercano di attraversare il canale della Manica, e “Minsk” di Boris Guts, con le proteste di piazza dei bielorussi represse dal governo.
Tra i sette titoli, l’Italia è rappresentata dal buon “Le proprietà dei metalli” dell’esordiente Antonio Bigini, reduce dalla sezione Generation del recente Festival di Berlino, ambientato a fine anni ‘70 con un professore che studia la capacità di un ragazzino di piegare i metalli, un caso di “minigeller”, dal nome di un illusionista noto per le sue apparizioni televisive.
Ancora da Berlino arriva il bellissimo e coinvolgente documentario “Le mura di Bergamo” di Stefano Savona, è uno dei pezzi forti del programma, proiettato domenica pomeriggio in città e nelle sale di tutta Italia da giovedì 16. I mesi dell’emergenza pandemica nella città orobica attraverso il racconto corale di una comunità che visse in apnea, perdendo tante persone senza capire il perché, fino a un inizio di elaborazione e di ricostruzione dei legami e dello stare insieme.
Il Bfm passa dai grandi del passato agli emergenti, guardando all’animazione della regista ceca Michaela Pavlátová e ai documentari del concorso Visti da vicino. Tra questi il serbo-tedesco “Niko vredan pomena - I'm People, I Am Nobody” di Svetislav Dragomirović e il bulgaro “No Place for You in Our Town” di Nikolay Stefanov, su un gruppo di tifosi in un ex città mineraria che trovano nel calcio l’unico riferimento.
Da evidenziare la personale dedicata all’attore e regista polacco Jerzy Stuhr (visto anche in “Habemus Papam” di Nanni Moretti) che si apre con il capolavoro “Tre colori – Film bianco” (1994) di Krzysztof Kieślowski. Ancora cinque film fondamentali della grande cineasta sovietica e ucraina Kira Muratova, come “Brevi incontri”, “Lunghi addii” e “Sindrome astenica”.
C’è poi l’omaggio alla svizzera Ursula Meier, aperto nella prima giornata da “Home – Casa dolce casa?” con Isabelle Huppert e comprendente anche “Sister” e il recente “La ligne”, Della cineasta elvetica Meyer va sottolineato il cortometraggio “Tišina Mujo - Quiet Mujo”, uno degli episodi più belli del film collettivo “I ponti di Sarajevo” del 2014 in occasione del centenario dell’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando.
Altro omaggio al geniale belga Jaco van Dormael, regista di “Toto le héros”, “L’ottavo giorno”, “Mr. Nobody” e “Dio esiste e vive a Bruxelles”, proposto nella serata finale.
Per gli amanti del cinema classico c’è Cult Movie – Lauren Bacall, un’attrice mito condensata in cinque opere: il noir epocale “Il grande sonno” (1946) di Howard Hawks precederà la cerimonia di consegna dei premi.