Abbiamo chiesto a Tonino Perna, economista dell'Università di Reggio Calabria, di commentare per noi il recente inizio delle operazioni militari in Afganistan e le loro possibili ripercussioni sullo scenario balcanico.
D. Come giudica la situazione che si è creata dopo l'inizio delle operazioni militari in Afganistan?
R. L'attacco era innanzitutto abbastanza prevedibile. Si è trattato di un primo intervento che permettesse di "prendere le misure", e di limitare le possibilità per un eventuale contrattacco dei terroristi. E' stato pianificato e sarà, ne sono convinto, l'inizio di una serie di attacchi che coinvolgeranno più Paesi arabi.
Il primo effetto negativo che ha avuto è stata la destabilizzazione interna degli stessi Paesi arabi ed in particolare di quelli più moderati. Ed il rischio intrinseco in questa situazione è che questa destabilizzazione porti sì a quello che si paventava e cioè uno scontro non più contro i terroristi ma tra occidente e mondo arabo.
E' stato inoltre riconosciuto un nuovo principio, molto pericoloso. Qualunque Stato abbia sul proprio territorio gruppi terroristi e si rifiuti di consegnarli può essere distrutto ed annientato. Parlando per paradossi è come se la Sicilia venisse bombardata perché sul proprio territorio vi è una forte rete criminale e mafiosa e non è in grado di venirne a capo.
D. Quali adesso le scelte politiche che potrebbero portarci fuori da questi binari che sembrano spingerci sempre più verso una crisi dalle conseguenze imprevedibili?
R. Serve sicuramente un po' di fantasia e si deve, per tentare una risposta, partire da lontano. Porrei una forte attenzione sul ruolo dell'Europa in questo nuovo scenario e soprattutto su cosa accadrà all'Euro nel momento in cui diverrà moneta corrente. Prima dell'11 settembre si prevedeva che l'Euro si sarebbe progressivamente rafforzato. I paesi arabi si erano già espressi per mutare i pagamenti del loro petrolio dai dollari all'Euro. L'est Europa è già nell'orbita della nuova moneta europea trainata dalla fortissima presenza del DM in quelle economie. E poi bisogna considerare tutta l'area francofona dell'Africa. La stessa Cuba era intenzionata ad effettuare tutti i suoi pagamenti in Euro. Forse questo avverrà in ogni caso ma non è più così scontato. L'indebolimento del dollaro come moneta internazionale è l'unica cosa che gli Stati Uniti non possono permettersi per mantenere l'attuale livello di vita e consumi. Sarebbe infatti in quel caso molto difficile coprire l'enorme debito pubblico USA semplicemente stampando dollari. Sotto questa nuova guerra si può quindi anche intravedere uno scontro sempre negato ma esistente tra la moneta americana e l'Euro.
In questo contesto l'Europa per difendere la propria moneta ha anche bisogno di attuare un cambiamento radicale nella propria politica estera. Che non può più essere così legata a quella americana e senza una propria forte e coerente linea guida.
L'Europa non può permettersi uno scontro con il mondo arabo, non solo per questioni di prossimità geografica. Dipende infatti strettamente dalla risorsa petrolio, a differenza degli Stati Uniti che possono contare su giacimenti interni e nel Sud America.
Per modificare questo scenario serve quindi che l'Europa sappia sganciarsi da un appiattimento sulla politica estera americana.
D. E quali le conseguenze di questa nuova situazione internazionale sull'area dei Balcani?
R. Anche la destabilizzazione dei Balcani era in parte legata e funzionale alla destabilizzazione dell'Europa e quindi può rientrare nel discorso che abbiamo affrontato precedentemente. Potrebbe quindi riprendere in modo preoccupante.
Ma lo scenario internazionale inquietante e tragico potrebbe anche favorire dei mutamenti positivi nei Balcani. Ci si potrebbe rendere conto che in una situazione di questo tipo, di conflitto che rischia di farsi mondiale e in ogni caso con conseguenze forti per tutti, i conflitti locali vanno superati. Questo potrebbe portare all'inizio di processi di integrazione dei Balcani in Europa. Ripeto, potrebbe.
Altra conseguenza rilevante per i Balcani potrebbe essere rappresentata dallo sganciamento degli Stati Uniti dalla relazione e sostegno all'UCK kossovaro, gli albanesi-kossovari sono infatti per la maggior parte di religione musulmana, e dai movimenti che ad esso si ispirano. Verrebbe così meno uno dei più attivi fattori di destabilizzazione dell'area.
D. In questo contesto il senso dell'appello "Oltre i confini" per l'integrazione dei Balcani in Europa assume nuovo vigore e risulta una prospettiva politica da sostenere?
R. Certamente si, in questa situazione di crisi è anche possibile che alcuni processi, estremamente lenti, si accelerino in modo radicale. Per ora purtroppo c'è da constatare che non è stata fissata ancora nessuna data di sorta, neppure nel lungo periodo, per l'integrazione dei Paesi dell'area Balcanica in Europa.
Ma anche seguendo la logica di un Euro forte, ed i Paesi europei si pongono quest'obiettivo, i Balcani devono essere integrati e non possono rimanere, come sono attualmente, una spina nel fianco.