Rosario Lembo, Segretario del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua
Il comitato che io rappresento fa parte di un comitato internazionale che è nato intorno ad un manifesto redatto dal professor Riccardo Petrella, che ha collaborato alla stesura di alcuni documenti importanti di questo processo di costituzione dell'unica Europa, a partire da questa collaborazione nacque nel professor Petrella la preoccupazione per una tendenza che lentamente si veniva affermando, quella sulla modalità con cui si voleva gestire una risorsa fondamentale, l'acqua, che è una risorsa fonte di vita, perché, non dobbiamo dimenticarcelo, il nostro corpo è fatto d'acqua e quindi non può esserci vita senz'acqua, e intorno a questa risorsa è necessario, oggi più che mai, fare qualche tipo di riflessione. Due anni fa Petrella ha redatto un manifesto ed è andato in giro per il mondo a presentarlo, ha trovato persone che via via si sono mobilitate, per far decollare, intorno alla risorsa fondamentale acqua, una nuova cultura, soprattutto una nuova politica, da parte dei governi, degli enti locali, ma soprattutto da parte di noi cittadini. Finora questa politica è stata di tipo emergenziale, cioè, ci si interessa del problema della gestione, quando il rubinetto di casa nostra non eroga acqua, quando c'è una calamità, quando c'è un evento che porta a confrontarci, ad interrogarci, al perché non esce acqua dal rubinetto, al perché quel fiume ci ha inondato e ha provocato ingenti danni. Questi sono i principi intorno ai quali è necessario fare una nuova cultura a partire dai giovani fino a coinvolgere il mondo della politica, il primo di questi principi è; l'acqua è un inalienabile diritto umano, questo principio è sancito anche nella dichiarazione dei diritti dell'uomo.
Ci troviamo nell'anno internazionale dell'acqua, c'è stata una conferenza, a Johannesburg, sullo sviluppo sostenibile, c'è stato il terzo Forum mondiale a Kyoto, in questi eventi, purtroppo, l'approccio che sta emergendo non è più quello di continuare ad affermare e a riconoscere che l'acqua è un diritto, si dice che l'acqua è un bisogno e i bisogni si soddisfano in misura del potere d'acquisto che ciascuno di noi ha. La differenza tra un diritto e un bisogno è che; un diritto è un dovere per la comunità locale o internazionale da garantire, nel caso specifico dell'acqua si tratta di garantire l'accesso alla quantità minima indispensabile, sancita dall'organizzazione mondiale della sanità, che è di 40 litri al giorno. In molti paesi questi 40 litri non sono garantiti a tutti, e se l'acqua diventa un bisogno, cioè una merce, quindi può essere, venduta, scambiata, trasportata, come avviene per qualsiasi bene di carattere economico, è chiaro che ciascuno di noi potrà accedere all'acqua solo nella misura in cui avrà reddito, allora se una persona si impoverisce, non è detto che avrà diritto all'acqua perché non potrà pagare la bolletta del contatore o la tariffa necessaria per avere l'acqua erogata in casa o non potrà permettersi l'acqua minerale in bottiglia.
Il secondo principio è che l'acqua non è un bene privato, cioè, nessuno si può appropriare dell'acqua del vostro Danubio senza che ci sia una condivisione della politica di gestione, quindi è un bene che appartiene alle comunità che vivono sul fiume e quindi lo devono gestire, per non ritrovarsi, ad esempio, come è successo a noi in Italia sul Po, che abbiamo scoperto che quest'anno non aveva più acqua perché oltre alla siccità, i contadini avevano prelevato acqua in un modo indiscriminato senza che ci fosse una politica di controllo e di monitoraggio. Esistono fiumi che non arrivano più al mare proprio perché c'è questa mancanza di monitoraggio, bisogna trattare questo bene come un bene che appartiene a tutti, che è un patrimonio dell'umanità, intorno al quale ci vuole una politica responsabile della gestione di questa risorsa, sia per uso potabile, sia per quanto riguarda i bacini idrici e anche per l'acqua piovana.
L'acqua deve diventare un rapporto di solidarietà, in questo senso è importante che questa progettualità costruita intorno al Danubio, che è stato nella storia europea un fiume che segnato tante tappe fondamentali, oggi riteniamo che possa essere un segno che testimonia la creazione di una nuova politica, fatta di cittadinanza, di cittadini che intorno alla gestione di questa risorsa vogliono costruire una cultura, una politica diversa, quindi l'acqua deve tornare ad essere una preoccupazione, una responsabilità di ciascuno di noi, su questo si lega anche il problema di come reperire le risorse finanziarie per garantire l'accesso all'acqua potabile alle fasce più deboli, a chi, in determinate regioni dell'Europa e del mondo, l'acqua non ce l'ha. Bisogna costruire dei rapporti di partnership, dei rapporti di vicinanza delle politiche di gestione che partono dalla convinzione che l'acqua è un bene che appartiene a tutti noi e la cui gestione non è delegabile al mercato.
Conosceremo, oggi, attraverso questo seminario, quali sono le situazioni nei nostri paesi. In Italia abbiamo una situazione piuttosto delicata; il nostro governo sta cercando di privatizzare la gestione dell'acqua, cioè, affidare ai privati la gestione dell'erogazione, del sistema degli acquedotti, ovvero, di tutto quel sistema che fa arrivare l'acqua nelle nostre case. Con il contratto mondiale sull'acqua, stiamo cercando di stimolare una riflessione da parte degli enti locali, da parte degli stessi cittadini, per contrastare questa scelta governativa che si inserisce in quel filone di raccomandazioni che sono uscite sia dalla conferenza di Johannesburg che da quella di Kyoto, in cui si dice che se lo stato non ha i soldi per garantire la buona qualità dell'acqua ai cittadini, bisogna affidare la gestione dell'acqua alle imprese, al mondo del mercato. In Francia, in Germania, anche in Inghilterra, ci sono nove delle multinazionali più grandi del mondo che controllano le risorse idriche, molti dei paesi che entreranno in Europa rischiano successivamente di venire, tra virgolette, colonizzati nella gestione dell'acqua, con quei parametri di qualità che voi forse, all'inizio, non sarete in grado di rispettare e per i quali, una serie di imprese, di soggetti, verranno ad offrirvi le competenze, la professionalità, per la gestione dell'acqua. Sta qui l'importanza di questo seminario, cioè nella prevenzione, prima che questi processi possano introdursi nei vostri paesi, dobbiamo riflettere insieme, mettere in comune le esperienze, gli elementi positivi e gli elementi negativi.
In questo momento, c'è una preoccupazione; stiamo costruendo una carta costituente europea, nella quale non c'è l'affermazione che l'acqua è un diritto fondamentale, questo è un primo terreno sul quale noi tutti, insieme, possiamo tentare di batterci, di chiedere quindi che ci sia un'Europa non solo fondata sul mercato, ma un'Europa che riconosca nella sua carta costituente questi eco-valori.
Il terzo progetto, che dobbiamo costruire insieme, è di essere capaci di fare una progettualità a difesa della gestione dell'acqua, ci auguriamo che il manifesto per il contratto mondiale sull'acqua possa costituire un elemento di partenza, per vedere insieme quali punti di convergenza possiamo trovare, ad esempio, potreste scrivere nei vostri singoli paesi, come abbiamo fatto in Italia, come è stato fatto in Francia, un manifesto specifico della gestione, della salvaguardia dell'acqua, possiamo costruire delle carte di affermazione dei principi che trovino nella radicalità della cultura, nelle situazioni specifiche dei singoli paesi, dei punti comuni di partenza intorno a questi principi. Il comitato ha cercato di fare quest'azione in diverse parti del mondo, oggi esiste una rete di persone, di associazioni che intorno a questi valori sta cercando di costruire un movimento di valenza globale, ed è questo l'obiettivo che ci siamo dati.
Questa opportunità di confronto che avremo oggi, è importante per portare questo processo attraverso i paesi dell'Est, cioè, una politica di alleanza, di condivisione di alcuni valori, è questo il ruolo che la società civile deve svolgere è un'azione che richiede diversi campi d'intervento, da quello della scuola, per educare i ragazzi ad un uso diverso di questa risorsa, da quello politico perché bisognerà fare delle battaglie o formare classi politiche diverse, ad esempio, in Italia stiamo cercando di costruire una serie di associazioni per i parlamentari, per quei politici che vogliono impegnarsi a difendere questa fondamentale risorsa che è l'acqua, bisognerà farlo nei confronti del dialogo con i nostri governi, con le imprese, ma soprattutto con gli enti locali, per poter garantire a tutti quei 40 litri minimi indispensabili. Questo è un po' in sintesi il percorso, certamente non facile, che vorremmo veder decollare attraverso questo incontro, possiamo rendere sinergiche le esperienze che ciascuno di noi ha elaborato e di cui è portatore, e vedere cosa possiamo costruire. Se tante persone si mettono insieme possono prima o poi raggiungere dei risultati positivi.
Vi porto un esempio; noi avevamo chiesto alle Nazioni Unite in occasione dell'anno internazionale dell'acqua di dedicare, nel terzo Forum alternativo che c'è stato a Firenze, una giornata speciale in cui si potesse riflettere su questo tema e magari sancirlo con una dichiarazione. Ci hanno risposto che l'agenda era piena però, ci hanno detto che se ci fossimo impegnati a realizzare questa dichiarazione, avremmo avuto la possibilità di presentarla in occasione della tredicesima conferenza sullo sviluppo sostenibile nel 2003, o nel 2004, all'ONU in una sessione dedicata al tema.
Questo vuol dire che se la società civile si organizza può contaminare la politica, può riuscire ad imporgli delle tappe, in questo momento è importante partire, c'è una carta costituente che sta per essere approvata, esistono delle politiche, delle direttive, in materia di acqua, che nei prossimi anni dovranno trovare applicazione, se a partire da oggi faremo bene il nostro compito, credo che potremmo trovare modalità e obiettivi che ci aiutino a costruire un'Europa che sia, rispetto al tema dell'acqua, solidale.