Il Governo ha fatto ricorso presso la Corte Costituzionale per bloccare la nuova legge regionale dell'Emilia Romagna in materia di cooperazione internazionale. "Non abbiamo nulla da temere dal giudizio della Corte" ribadisce il Presidente Errani.
Lo scorso 19 giugno la Regione Emilia Romagna ha approvato una nuova legge sulla cooperazione internazionale, necessaria alla luce dei mutamenti che ha subito il mondo della cooperazione in questi anni ed in particolare al nuovo ruolo degli enti e della autonomie locali in questo contesto. E' stata la prima legge regionale approvata in seguito alla riforma in senso federalista della Costituzione italiana.
Il Governo italiano ha però impugnato la legge, presentando ricorso presso la Corte Costituzionale. Contesta alla Regione Emilia Romagna di aver sconfinato nel campo delle relazioni internazionali, una competenza primaria garantita al Governo dalla stessa Costituzione.
Gli articoli contestati della legge regionale sono il 5, 6, 7, 8, 9 le cui disposizioni, come afferma il Governo, non si concilierebbero con le disposizioni contenute nella normativa nazionale vigente (in particolare L.26/2/1987 n.49 e DPR 31/3/1994). Questa prevede la partecipazione delle regioni all'attività di cooperazione allo sviluppo entro limiti rigorosi e tassativi, e cioè per l'attuazione di iniziative di cooperazione affidategli dal Ministero degli Affari esteri (Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo).
La replica di Vasco Errani, Presidente della Regione Emilia Romagna, è stata chiara e molto esplicita: "Quella approvata dal Consiglio regionale a giugno è una legge positiva e pienamente coerente con i dettati costituzionali, che consente di attivare straordinarie risorse umane e finanziarie di tutte le forze - istituzioni locali, associazioni del volontariato e organizzazioni non governative dell'Emilia-Romagna - impegnate nella cooperazione allo sviluppo. E' una legge importante, nata nel solco tracciato dalla riforma del Titolo V della Costituzione, pienamente coerente con la competenza esclusiva della politica internazionale dello Stato e con gli indirizzi delle Istituzioni internazionali e comunitarie. Purtroppo, devo prendere atto che il governo fa ancora molta fatica a rendersi conto che, anche nelle relazioni di cooperazione internazionale, esiste uno spazio nuovo delle Regioni. Aggiungo, che la nostra iniziativa sarebbe stata legittima addirittura alla luce della Costituzione pre-riforma".
"La nostra legge - ha proseguito Errani - ci consentirà di incrementare la qualità e la quantità degli interventi a favore dei Paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione alle iniziative di educazione rivolte ai giovani e alla formazione professionale degli operatori impegnati a promuovere lo sviluppo economico, sociale e culturale di quei paesi. Siamo profondamente convinti che la cooperazione allo sviluppo sia strumento essenziale di solidarietà tra i popoli, per l'affermazione dei diritti umani e di una pace vera e duratura. E' d'altronde questa una delle funzioni delle Regioni, in Italia come in Europa.In Emilia-Romagna sono centinaia le associazioni e le istituzioni impegnate nella cooperazione e ora, grazie a questa legge, tutti i loro e i nostri sforzi saranno più efficaci".
"Quanto al ricorso - ha concluso Errani - noi siamo tranquilli e ci siamo già costituiti in giudizio per sostenere le nostre buone e giuste ragioni, coerenti con il nuovo articolo 117 della Costituzione. Il governo, come ho già detto, farebbe bene a prendere atto che lo spazio delle Regioni si è allargato".
Fonti di Palazzo Chigi però notano come in questo periodo il Governo sia sottoposto a sforzi enormi per contenere l'entusiasmo legislativo di alcune regioni, che interpreterebbero il nuovo titolo V della Costituzione troppo estensivamente. In particolare la questione relativa alla rappresentanza internazionale è molto controversa, e apre facilmente dei contraddittori.
Non è la prima volta poi che in questi mesi sorgono attriti tra Governo ed enti locali in merito a questioni di cooperazione internazionale. A fine luglio, tra l'altro, dopo la pubblicazione delle linee di indirizzo del Governo per l'attuazione della legge 84 del marzo 2001 sulla ricostruzione dei Balcani, Enzo Ghigo, Governatore del Piemonte e Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, ha ritenuto opportuno inviare una lettera al Presidente Berlusconi nella quale vengono sollevati, nei confronti del Governo, alcuni nodi problematici di non poco conto: nella sostanza, l'insieme delle regioni italiane in quell'occasione ha richiesto garanzie di un proprio coinvolgimento nell'attività di cooperazione decentrata e di ricostruzione del sud est Europa.