Il blogger e documentarista italiano Gabriele Del grande è detenuto in Turchia dal 9 aprile. Sconosciuti i motivi ufficiali del suo fermo. Massiccia la mobilitazione trasversale in Italia per la sua liberazione
“Da stasera inizio lo sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti". Dopo 9 giorni di isolamento in stato di fermo in Turchia, queste solo le parole del blogger e documentarista italiano Gabriele Del Grande, nell'unica telefonata che è riuscito a fare alla compagna martedì 18 aprile.
Sempre al telefono, circondato da quattro poliziotti turchi, Del Grande ha dichiarato che pur avendo i documenti in regola non gli è permesso nominare un avvocato né gli è stato comunicato quando finirà la sua detenzione.
Del Grande, blogger e documentarista, animatore del blog Fortress Europe e co-regista del docu-film "Io sto con la sposa" presentato alla Mostra di Venezia nel 2014, era partito per la Turchia il 7 aprile per iniziare a raccogliere materiale per il suo libro "Un partigiano mi disse ".
Un libro sulla guerra in Siria e la nascita dell'ISIS che voleva raccontare attraverso le voci di gente comune, intrecciando geopolitica e storytelling. E' a causa del tema del suo libro, come ha dichiarato nella telefonata, che è stato fermato al confine con la Siria, rinchiuso in un centro di identificazione e di espulsione di Hatay e poi trasferito a Mugla: "La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta".
Dal giorno del fermo non gli è stato concesso di contattare la famiglia o le autorità diplomatiche italiane: "Sto bene, non mi è stato torto un capello, ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose sebbene non mi venga contestato nessun reato. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me".
Le prime notizie diramate dall'Ansa l'11 aprile, che traevano le informazioni da "fonti diplomatiche", prospettavano l'espulsione di Del Grande in pochi giorni per motivi di cui non si conscevano i dettagli. Solo il 15 aprile la Farnesina dichiarava, nella sua prima nota ufficiale , che Del Grande era stato fermato perché si trovava in una zona del paese in cui non era consentito l'accesso e che la Farnesina si stava mobilitando per il suo rilascio.
Ma ad oggi Del Grande rimane in stato di detenzione. Ieri, 19 aprile, alla delegazione italiana disposta dal ministro degli Esteri Alfano - composta dal viceconsole d'Italia a Sminre e dal legale Alessandra Ballerini - non è stato permesso entrare nel centro dove Gabriele è richiuso. La notizia è stata data dal presidente della Commissione per i Diritti umani Luigi Manconi nella conferenza stampa tenutasi ieri pomeriggio al Senato : "Il quadro sembrava tendente a una possibile soluzione positiva in poche ore, ma la situazione si è aggravata. È indispensabile una mobilitazione a cui stiamo dando vita. È necessaria una stretta alleanza con le istituzioni per restituire Gabriele alla libertà". A nulla era servito l'incontro che il senatore Manconi aveva avuto il giorno prima con l'ambasciatore turco in Italia.
Fin dai primi giorni della vicenda sono partiti appelli e mobilitazioni da amici e conoscenti di Del Grande ma anche da enti e associazioni come la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Amnesty, Arci nazionale e molti altri. Sui social è stata lanciata la campagna di richiesta della sua liberazione con gli hashtag #freegabriele e #iostocongabriele e la mobilitazione è diventata massiccia dopo l'annuncio di Gabriele dell'inizio dello sciopero della fame e ancor più dopo la notizia data ieri da Manconi.
Oltre a staffette di digiuno, diverse le manifestazioni previste da Milano fino a Palermo di cui viene dato aggiornamento continuo sul profilo Facebook di "Io sto con la sposa". Al Senato ieri è stato inoltre lanciato un appello, rivolto al Parlamento e al Governo italiano "Libertà e diritti per Gabriele del Grande " che in poche ore ha raggiunto centinaia di firme.
Il caso di Del Grande è arrivato fino al Parlamento europeo: diversi eurodeputati italiani hanno inviato una lettera all'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, chiedendo un suo immediato intervento per la liberazione e il rispetto dei diritti fondamentali di Gabriele Del Grande. Mentre il presidente del PE, Antonio Tajani, scriveva su twitter : "Chiedo il rilascio di #DelGrande e di tutti i giornalisti detenuti ingiustamente in Turchia. Senza libertà di stampa non c'è vera democrazia”.
Una mancanza di libertà che colpisce, in Turchia decine di giornalisti, come scrive la FNSI annunciando un sit-in per il 2 maggio a Roma: "...evidentemente il libero esercizio del diritto di cronaca in Turchia non è più consentito, né ai giornalisti turchi, circa 150 in galera, né a chiunque altro. (...) La Fnsi conferma, quindi, con ancora più convinzione la manifestazione organizzata per il 2 maggio, vigilia della Giornata mondiale della libertà di stampa”.
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