L'ultimo 'muro di Berlino', il reticolato che divide Gorizia da Nova Gorica, sta per cadere sotto i colpi della politica di allargamento della UE. E Prodi auspica una forte collaborazione tra le due città, così vicine ma così lontane.
Nel 2004 la Slovenia entrerà nell'UE ed il valico di confine che oramai, più nelle memorie che nella realtà, era il passaggio all'"altro mondo", all'est socialista, perderà ogni sua resistenza al passaggio. Non sparirà ma si sposterà più in là, verso il cuore dei Balcani.
Uno dei punti più particolari di questo confine è il Piazzale della Transalpina, nel centro di Gorizia. Da una parte uno degli alberghi più antichi della città, dall'altra parte del murettoo con cancellata che divide in due la spianata d'asfalto, la stazione dei treni di Nova Gorica, qualche casa e la città slovena che s'allunga nell'alternarsi di viali spaziosi e case popolari. Il tutto concepito a tavolino, quasi caduto, da un giorno all'altro, dal cielo.
Nonostante s'avvicni il 1 gennaio 2004, appuntamento nel quale questo confine non esisterà più, la città di Gorizia rimane ancora arroccata sui suoi valichi di frontiera, stringe in mano i lasciapassare, si limita spesso ad andare 'di là' solo per fare benzina.
Nei giorni scorsi il dibattito in città è stato acceso da un'intervista che il Presidente della Commissione europea Romano Prodi ha rilasciato a Radio Capodistria nella quale ha auspicato che «Gorizia diventi una città unica con Nova Gorica». Interrogato sulle prospettive che l'allargamento ad Est dell'Unione europea aprirà anche lungo la linea di confine italo-slovena, Prodi ha insistito sull'importanza dei rapporti transfrontalieri e ha sottolineato il messaggio di 'pacifica convivenza' che l'Unione europea intende diffondere ai propri Paesi.
L'integraione europea è certamente una risorsa per entrambe le città, che diverrebbero uno snodo essenziale ed importante dell'area. Si arricchirebbero ciascuna delle vocazioni dell'altra. Un rimarginare una ferita (profonda) che potrebbe portare entrambe a superare la marginalità che portano da tanti anni nel sangue.
'Il Piccolo', quotidiano di Trieste, riporta le dichiarazioni di Vittorio Brancati, sindaco di Gorizia. Le parole di Prodi non lo sorprendono. "Aveva espresso questa sua idea già negli incontri che abbiamo avuto a Bologna e Bruxelles tanto che ha già assicurato la sua presenza a Gorizia per portare direttamente la sua testimonianza".
E Brancati va oltre e sostiene che le dichiarazioni di Prodi confermano che "abbiamo imboccato la strada giusta e che non ci sono alternative nella valorizzazione della multiculturalità". Ma questa 'città comune', che fa paura a molti, che è stata fonte di feroci dibattiti nei mesi scorsi? "Intendiamoci - spiega Brancati - resteranno le due città, con i loro sindaci e i loro consigli comunali; quello che dobbiamo fare è ragionare in prospettiva unitaria in vari settori che vanno dai servizi alla sanità, all'urbanistica".
Bolla come semplicistico il ragionamento di Prodi il consigliere regionale di An, Adriano Ritossa. "Prima venga a vivere qui - sbotta Ritossa - poi faccia affermazioni in tal senso. La verità è che la minoranza slovena vuole che Nova Gorica fagociti Gorizia e per arrivare a questo è necessario cancellare la tradizione e la storia italiana".
"Meglio sarebbe - afferma Ritossa - che Prodi si dia da fare per far sì che questo territorio, anche attraverso contributi finanziari, esca dall'isolamento, acquisti una sua dimensione internazionale ed eviti la balcanizzazione".
Positive invece le reazioni da parte del sindaco di Nova Gorica, Mirko Brulc, da poco eletto. D'altronde quest'ultimo aveva già dimostrato una particolare attenzione alle relazioni tra le due città. Ha partecipato già a tre vertici per discutere dei numerosi problemi comuni tra Gorizia e Nova Gorica da quando, il 19 dicembre scorso, è stato eletto.
"Gorizia e Nova Gorica resteranno sempre due città distinte, due entità amministrative separate, una in Italia, l'altra in Slovenia - ha detto Brulc, sollecitato sul tema durante un incontro con la stampa alla vigilia della sua elezione a sindaco - ma continueremo la collaborazione, quella collaborazione che era forte in questa area già ai tempi della Jugoslavia. Ora, con l'ingresso nella Ue, non ci sarà più il confine e potremo costruire assieme la vita in questa area: gli abitanti tutti, di qua e di là del confine, sentiranno che siamo un popolo ricco di cultura".