Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera inviataci da Chiara Lugarini, volontaria italiana che lavora in progetti umanitari e di sviluppo a Sarajevo. Per ricordare Matteo Pardini, a due mesi dal tragico incidente in cui perse la vita.
l'acqua si impara dalla sete
la terra, dai mari attraversati
l'estasi, dallo spasimo
la guerra ci parla della pace
la memoria, dell'amore
la neve, degli uccelli
E. Dickinson
Queste parole stanno all'inizio di un messaggio inviatomi da Matteo Pardini, una volta tornato dal suo viaggio in Bosnia e dopo aver iniziato a stampare le foto fatte ai bambini di Sarajevo, di Tuzla, di Trnovo.
Matteo arrivò nel nostro ufficio chiedendo se potevamo aiutarlo a realizzare un desiderio: quello di ritrarre con la sua macchina fotografica i bambini della Bosnia, nei loro luoghi quotidiani, nel momento del gioco, della scuola, quando vengono ai centri di Ai.Bi. o partecipano alle nostre attività. Giovane, curioso, appassionato, Matteo ottenne subito l'aiuto che cercava, convinta che non siano tante le persone dai grandi, intensi desideri e contenta anche che qualcuno volesse mostrare il volto e il mondo dei bambini con i quali lavoriamo ogni giorno.
I bambini della Bosnia Erzegovina, di cui ormai pochi parlano. I bambini che forse alcuni ricordano solo nelle strazianti foto di guerra e che, invece, hanno il riso sulle labbra, la gioia, l'ironia, l'entusiasmo di vivere, che fanno da contrasto agli abiti magari dimessi, ai capelli arruffati e poco curati, ai giochi semplici, che possono offrire i centri collettivi o i campi profughi.
Matteo ha girato nelle scuole, ci ha seguito nei luoghi dei nostri progetti, ha camminato per le strade, fermandosi a parlare nel campo Rom, o raccogliendo pezzi di vita dei ragazzini di qui. Il suo modo di essere lo spingeva a cercare di entrare nella vita quotidiana delle persone che incontrava, non nascondendosi nella ricerca di scatti rubati, ma avvicinandosi per ascoltare e per comprendere il misto di pensieri e sentimenti, l'ingegnoso vivere dei soggetti ritratti: i bambini in Bosnia, l'esperienza del tatto di alcuni mutilati italiani, la paura e lo sdegno dei manifestanti al Genova del Social Forum, la violenza delle cariche della polizia.
Quello che ha visto e ritratto compare ora su centinaia di foto, molte ancora non stampate...
Alcune delle sue foto formano, invece, il calendario di Ai.Bi. "2002 con i Bambini della Bosnia".
Questo calendario Matteo non l'ha visto, ne' lo vedrà mai, perché Matteo è morto in un incidente stradale il 1° gennaio 2002.
A noi il ricordo della sua allegria e della sua semplicità.
Ai suoi familiari e ai suoi amici un affettuoso abbraccio.
Alcune foto scattate da Matteo in Bosnia: 1,2,3