Acqua © Nataliya Sdobnikova/Shutterstock

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Nel 2022 in Italia il livello di disponibilità idrica è stato il più basso di sempre a causa della siccità che ha colpito il paese. Dove ha colpito di più il fenomeno? Quale impatto sui territori locali, e cosa possono fare le amministrazioni?

19/12/2023 -  Ornaldo Gjergji

Il panorama idrico italiano sta attraversando un periodo particolarmente preoccupante. Secondo i dati dell’ISPRA , nel 2022 l’Italia ha visto circa il 20% del proprio territorio interessato da fenomeni di siccità estrema, e il 40% da siccità moderata o severa. E se già nel trentennio 1991–2020 la disponibilità idrica italiana, ovvero la differenza tra l’acqua immessa da precipitazioni e scioglimento nevoso e quella che invece evapora dagli specchi d’acqua e traspira dalla vegetazione, era diminuita del 20% rispetto al valore storico di riferimento registrato nel periodo 1921-1950, nel 2022 il valore ha raggiunto il punto più basso di sempre: soli 221 mm, segnando una drastica riduzione del 51% rispetto alla media del periodo 1951-2022.

Sebbene nel 2022 la disponibilità di acqua sia calata in praticamente ogni parte del paese, le province sono state colpite in maniera eterogenea dal deficit idrico. Quelle più colpite dal calo di disponibilità idrica, calcolando la differenza tra il 2022 e la media del 1951-2022, sono state le province di Caltanissetta (-126,6%), Enna (-125%), e Siracusa (-101,6%), che hanno visto il bilancio tra l’acqua immessa e quella evaporata in negativo. Le province meno colpite sono state Trieste (-8,8%), Salerno (-8,2%) e Napoli (+1,55%), unica provincia italiana che non ha subito una riduzione della disponibilità idrica.

Questa carenza idrica è principalmente attribuibile agli impatti dei cambiamenti climatici: oltre alla diminuzione stessa delle precipitazioni, che nel 2022 sono state del 22% più basse rispetto alle media del 1991-2020, concorre anche il forte aumento delle temperature che lo scorso anno, con valori medi di 1,23°C maggiori rispetto alla media del periodo 1991-2020, ha intensificato l’evaporazione degli specchi d'acqua e la traspirazione della vegetazione.

L’uso pubblico dell’acqua

La siccità del 2022 ha notevolmente compromesso la disponibilità di acqua e le riserve idriche per usi civili, agricoli e industriali. L’urgenza di affrontare le sfide legate all’acqua si lega appunto con lo stato dei servizi idrici sul territorio nazionale.
Secondo i dati ISTAT del censimento delle acque per uso civile , in Italia il 42.2% dell’acqua pubblica immessa nella rete idrica, pari a circa 3,4 miliardi di metri cubi all’anno, viene sprecata andando a perdersi nella fase di distribuzione principalmente a causa del cattivo stato delle infrastrutture.
Questo spreco però colpisce in maniera differente le diverse province italiane. La provincia in cui lo spreco idrico è maggiore è quella di Latina con un valore di 73,8%; seguono le province di Belluno (70,6%), e Frosinone (69,5%). Milano è invece la provincia italiana con il minore spreco idrico, pari al 17,6%.

Sempre grazie ai dati di ISTAT, è possibile anche fare il punto su quelle che sono le percezioni della cittadinanza riguardo alle risorse idriche. A seconda della regione di residenza, infatti, può variare anche di molto il livello di soddisfazione per quanto riguarda l’erogazione di acqua. Se nel Nord Italia sono generalmente poche le persone che lamentano disservizi, con i valori minimi nella Provincia Autonoma di Trento, pari all’1,3% degli intervistati, al Sud si toccano punte del 45,1% della popolazione che lamenta irregolarità nei servizi in Calabria, o del 32,6% in Sicilia – regione che inoltre vede quasi i due terzi della popolazione (61,7%) avere sfiducia nella qualità stessa dell’acqua.

È invece piuttosto uniforme, e diffusa, la sensibilità della popolazione nei confronti dell’impatto del cambiamento climatico sulle loro vite, con valori che vanno dal 62% di persone preoccupate a riguardo in Calabria al 75,9% del Veneto.

In un quadro del genere, che vede delle infrastrutture idriche già vulnerabili messe in ulteriore difficoltà da un contesto climatico che tende a ridurre la disponibilità di acqua, nasce l'urgenza di gestire in modo più oculato le risorse naturali, a partire dai territori locali.

Le politiche ambientali a livello locale

Per avere una panoramica più dettagliata di quello che succede a livello locale, nel contesto del progetto Lungo le vie dell’acqua è stato inviato un questionario ai comuni delle province di Cuneo, Mantova e Trento per ottenere informazioni sull’impatto del cambiamento climatico avvertito a livello locale negli ultimi 20 anni, e sulle politiche adottate per mitigarne gli effetti. 

Il 47,8% dei comuni che hanno risposto al questionario ha confermato di essere stato condizionato molto o abbastanza dai cambiamenti climatici nell’arco degli ultimi 20 anni, contro solo il 18,8% di quelli che invece non hanno notato impatti significativi.
Gli impatti del cambiamento climatico più citati sono gli eventi atmosferici estremi, come ondate di calore o intense e improvvise precipitazioni, che con frequenza sempre maggiore stanno mettendo in difficoltà i comuni. Quasi il 64% dei comuni intervistati dichiara di avere messo in atto politiche per contrastare il riscaldamento globale e prevenire o mitigare gli effetti del cambiamento climatico sul territorio. Queste politiche sono di diversa natura, come ad esempio la riqualificazione energetica degli edifici, il potenziamento della mobilità sostenibile, l’adozione di vasche di laminazione per la raccolta di acque piovane, fino ad arrivare anche alla creazione di comunità energetiche locali per la produzione sostenibile di elettricità. 

Risulta ancora maggiore la sensibilità verso le risorse idriche. Quasi il 73% delle amministrazioni che hanno risposto al questionario hanno adottato politiche per migliorare la gestione dell’acqua pubblica. Vi sono stati diversi interventi mirati al controllo e alla manutenzione della rete idrica, all’adozione di sistemi di riciclo delle acque per gli impianti di irrigazione, e generali miglioramenti nell'efficienza dei sistemi di irrigazione pubblici. Ciò nonostante, la scarsità idrica ha imposto in molti casi di adottare politiche e ordinanze atte a limitare o modulare l’uso di acqua pubblica da parte della popolazione nei mesi estivi o nei periodi di siccità, che sono state adottate da oltre il 36% dei comuni intervistati.

In questa dashboard è possibile avere una panoramica complessiva e il più possibile dettagliata e aggiornata sul rapporto tra il clima e le risorse idriche in Italia.

Questo articolo è pubblicato nel contesto del progetto "Lungo le vie dell'acqua" cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.