Venezia barnum, circo o museo? Spettacolo o installazione? Il dato demografico dovrebbe essere il punto di partenza di qualsiasi riflessione critica e argomentazione politica, perché a Venezia i residenti sono oggi meno di 50mila, poco più di un terzo di quelli del 1950, e per ognuno di loro c’è almeno un turista
Venezia barnum! Perché a partire dalla prossima primavera i turisti dovranno pagare un biglietto d’ingresso di 5 euro… sempre che non si assista all’ennesimo rinvio. “Il contributo di accesso a Venezia, ovvero come distrarre i veneziani mentre raccogliamo i loro dati nella Smart Control Room”, leggo su un manifesto appena sceso dal treno qualche giorno fa. Per inciso, agli occhi del viaggiatore, Venezia è unica anche per aver saputo mantenere vivissimo l’uso, il culto del tazebao! Un possibile, utile esercizio informativo, alternativo alla video-dipendenza, direi in qualche caso anche più creativo.
Quindi, Venezia: barnum, circo o museo? spettacolo o installazione? Ultra-Venezia o Meta-Venezia per i turisti, secondo Tiziano Scarpa, scrittore veneziano che nella e alla città (sempre che si possa ancora parlare di città) ha ambientato e dedicato alcuni suoi libri. Scarpa che apre il nuovo numero di The Passenger - Venezia (Iperborea, 192 pp, 22 €).
Per chi non conosce questo periodico, chiariamo subito che non è una guida, almeno nell'accezione comune del termine, ma un reportage su una città che “potrebbe essere presa a paradigma delle crisi contemporanee, come termometro di quello che accadrà nel mondo, a simbolo [urbano] dell’Antropocene”, riprendendo le parole dell’introduzione. Un reportage scritto, fotografato e rappresentato da chi il barnum lo abita o comunque lo conosce molto bene.
Apre Tiziano Scarpa, con una vera e propria visita guidata alla scoperta di una nuova ricchezza veneziana, nuovi pesci e sale ma anche nuova chimica e petroli, con riferimento alla storia della prima metà del Novecento, quando Venezia divenne un polo petrolchimico internazionale di prima grandezza. Oggi che la pescheria di Rialto è quasi vuota, che il sale non arriva più a Punta della Dogana, ma che anche le ciminiere di Marghera non sparano più come un tempo, Scarpa ci accompagna a scoprire le scoasse, i rifiuti, il nuovo petrolio, prodotto a ritmo frenetico dall’industria del forestiero, sempre per usare lo slang veneziano. “È evidente che Venezia non è fatta per chi la abita”, ma che sembra irrimediabilmente destinata ad essere una città-azienda, “il più grande collettore al mondo di produttori di scorie della vita allegra, fecce e pattumi della vita vacanziera”.
Il dato demografico è, o dovrebbe essere, il punto di partenza di qualsiasi riflessione critica e argomentazione politica, perché a Venezia i residenti sono oggi meno di 50mila, poco più di un terzo di quelli del 1950, e per ognuno di loro c’è almeno un turista. Un esodo abitativo che continua ancora al ritmo di quasi mille abitanti all’anno, scrive Carla Zanardi, editor e ricercatrice. Un’invasione turistica che sembra non arrestarsi. Overtourism e gentrificazione sono le due parole chiave economiche e sociologiche di oggi. “Restare nonostante tutto, diventa una forma di resistenza”, ma è anche una forma di resilienza, perché a Venezia forse più che altrove tutto è in rapida e spesso inaspettata trasformazione. Perciò alle forme di resistenza e resilienza è dedicato ampio spazio, non prima però di aver riassunto la storia terracquea, attraverso il racconto di Alessandro Marzo Magno, e quella del petrolchimico, scritta da Gianfranco Bettin.
Resistono i vecchi pescatori di moeche e i nuovi bangladesi, il popolo delle maree, pendolari tra Mestre e Venezia, insieme ad autoc
toni e alloctoni che per motivi diversi abitano questa città, bellissima e difficilissima. Pagine bianche, quelle dei reportage narrativi, e pagine gialle finali, quelle scritte da Chiara Valerio, che dal 2018 è anche direttrice editoriale di Marsilio, Marco Baravalle che ci racconta il Biennalocene, cioè il tempo della Biennale, con le sue criticità e le sue opportunità. Gialle sono anche le pagine dedicate a libri, film, dischi e canzoni, in forma di consigli d’autore, di Andrea Molesini ed Enrico Bettinello.
Non m’è possibile elencare tutte le autrici, perché i loro lavori meriterebbero spazio e attenzione, ma posso assicurarvi che sono tutti molto interessanti e aiutano a conoscere meglio una città complessa e i suoi cittadini che non si arrendono alla bulimica voracità del consumo turistico. Perché anche qui le anime sono tante e forse più che altrove difficilmente enumerabili e separabili, riprendendo le parole di Chiara Valerio. E se “l’anima di Venezia che ogni cosa è sempre qualcos’altro”, allora facciamoci incantare da questa città morgana. Spogliamoci dei panni del turista frettoloso e offriamoci nella nudità del flâneur sognatore, perché anche la nostra immagine perda i suoi contorni certi nelle acque di Venezia.
P.S.
Da vecchio innamorato della città, marinaio che ama ormeggiare alla darsena Sant’Elena e viaggiatore che brama di arrivare alla Stazione Santa Lucia, mi permetto di suggerire anche l’ascolto di Venezia Acustica , il lungo e seducente diario di un cacciatore di suoni, il compositore Andrea Liberovici. Un viaggio sonoro che restituisce e mescola le voci della città e dei cittadini, con sapienza ed eleganza.
Tra i tanti, propongo due esempi di resilienza economica e culturale veneziana. Una di ormai lunga data è la Libreria Mare di Carta, aperta nel 1997, che in qualche modo associa resistenza e resilienza. Un punto di riferimento per cittadini e ospiti interessati alla cultura del mare, ma anche il volano insieme ad altre associazioni e imprese di presentazioni, incontri e dibattiti. È del settembre scorso la prima edizione di “Equilibri”, la fiera del libro a Venezia, svoltasi con grande successo di pubblico, organizzata in collaborazione con Venezia InVita.
La seconda è invece più recente, ma non meno dinamica e importante. Si tratta della casa editrice Wetlands, nata nel 2021 con già qualche decina di libri pubblicati, tutti molto curati nella veste grafica e di grande interesse, per conoscere meglio la città, la Laguna e più in generale gli spazi di transizione, tra terra e acqua. Una casa editrice attenta a temi ambientali, urbanistici, sociali, antropologici e culturali, intrecciando le prospettive internazionali con le idee generate a Venezia, ma utili a livello globale.