La professione giornalistica in Italia è sempre più a rischio. Alla crisi economica del settore - acuita dalla pandemia - si affianca un numero sempre crescente di attacchi e minacce
Il giornalismo in Italia è in crisi. Questa crisi si manifesta in diversi modi, e non solo in termini economici. La questione delle minacce e degli attacchi ai cronisti nell’esercizio della loro professione si fa sempre più pressante.
La sicurezza fisica e online di giornalisti e giornaliste è lontana dall’essere garantita. In Italia, durante la pandemia, si è registrato un picco degli episodi di aggressioni ai danni di giornalisti nel corso di manifestazioni e proteste. Attacchi che hanno provocato feriti e danneggiamenti di attrezzature, rendendo più difficile raccontare a cittadini e cittadine ciò che stava avvenendo. Accanto a questa ostilità generalizzata in crescita, proseguono gli attacchi e le minacce che i giornalisti subiscono da parte della criminalità organizzata e la risposta dello stato di garantire una scorta a chi viene minacciato non è sufficiente.
Agli attacchi fisici si aggiungono sempre più di frequente le intimidazioni e le minacce online che, sia se provenienti da profili falsi o da personalità conosciute quali politici e uomini d’affari, contribuiscono al processo di delegittimazione del giornalismo agli occhi dell’opinione pubblica.
In questa estate pre-elettorale, gli attacchi diretti contro i giornalisti e le giornaliste per motivi politici sono stati numerosi, come testimoniato anche dalla piattaforma di monitoraggio del consorzio europeo Media Freedom Rapid Response di cui OBCT è parte. Il 24 luglio Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica, ha ricevuto le ennesime minacce via social a seguito di un articolo in cui scriveva delle connessioni tra Fratelli d’Italia e l’estrema destra. A fine agosto il giornalista Giacinto Pipitone, del Giornale di Sicilia, è stato insultato online dal politico Cateno De Luca. Antonella Napoli ha ricevuto minacce di morte e di stupro su Twitter da parte di esponenti dell’estrema destra a seguito di un articolo pubblicato su Articolo 21 in cui faceva considerazioni sulla strumentalizzazione dello stupro di Piacenza. E ancora, Karima Moual, di Repubblica, che ha ricevuto insulti razzisti e minacce di morte da parte di un sostenitore del partito Fratelli d’Italia.
Questi sono solo alcuni episodi che mostrano quanto il clima sia teso e quanto la delegittimazione e le minacce contro il diritto di informare siano spesso portate avanti nel silenzio della politica, quando non in dichiarato collegamento con le forze politiche stesse.
L’assenza di queste questioni dai programmi elettorali offre l’ennesima conferma del disinteresse di larga parte delle forze politiche e delle istituzioni per questa situazione allarmante a livello europeo.
Per questo è necessario riportare l’attenzione della classe politica e dell’opinione pubblica italiana sulla Raccomandazione della Commissione europea sulla protezione e sicurezza dei giornalisti, che sottolinea l’importanza di garantire al settore le tutele fondamentali per portare avanti un’informazione libera e plurale. Adottata nel settembre 2021, la Raccomandazione deve essere uno strumento di riferimento per garantire condizioni di lavoro sicure, con riferimento particolare agli attacchi subiti durante le manifestazioni, alle minacce online e alla condizione delle giornaliste.