Un commento a caldo sui fatti di Gorazdevac scritto dal noto giornalista kosovaro Veton Surroi, per il suo giornale "Koha Ditore". Parole che suonano come un'accusa al presidente del Kosovo Ibrahim Rugova.
Di Veton Surroi, pubblicato dal quotidiano "Koha Ditore" il 16 agosto 2003, ripreso in serbo dall'emittente B92.
Negli anni novanta, quando le forze serbe uccidevano i civili albanesi, il dottor Rugova, il quale è considerato il presidente della repubblica del Kosovo, inviò telegrammi di condoglianze alla famiglie degli uccisi. Le famiglie in lutto, alle quali sono giunte in segno di solidarietà condoglianze da tutto il Kosovo, invano hanno atteso che con loro ci fosse anche colui che hanno considerato come la loro guida. Però, nei momenti del dolore il telegramma del "presidente" gli aveva fatto intendere che il loro dolore sarebbe stato condiviso anche ai livelli più alti. Dopo quattro anni di attesa, il dottor Rugova, ora, come presidente che è stato eletto da un parlamento democratico, ha inviato un telegramma di condoglianze ai suoi connazionali, questa volta serbi. Per quanto ne so, ciò non è stato fatto spesso dal dottor Rugova, e si potrebbe dire che non l'abbia mai fatto. Ovviamente, dovrebbe essere la fine di ciò, per il fatto che il dottor Rugova giunga ad un confronto anche con le vittime serbe. Aspettarsi che avrebbe partecipato di persona per porgere le condoglianze, sarebbe stato anche troppo. Non ha mai porto le condoglianze di persona nemmeno agli albanesi, e ciò in quei tremendi anni, è quindi sarebbe stato difficile attendersi che avrebbe portato le condoglianze di persona ai serbi. Per di più quando si tratta di serbi, perché il dottor Rugova è - tanto oggi quanto lo sarà fino alla fine della sua vita - particolarmente sensibile al fatto che non lo si identifichi vicino ai serbi e alla Serbia. Il motivo di ciò è semplice: il suo ruolo di ostaggio durante la guerra, quando si è spesso fatto fotografare con Milosevic e ai suoi sottomessi proclamando una soluzione pacifica della guerra in Kosovo, l'interruzione dei bombardamenti NATO e il progetto per l'autonomia del Kosovo e Metohija.
Tuttavia, il funerale dei due giovani serbi è stato condotto con la partecipazione dei funzionari. Ma non scelti in Kosovo. Da Belgrado sono giunti il premier Zivkovic e il vice presidente del governo Covic, ai quali si è unito il vice capo amministratore Brayshaw. In un ballo mortale politico sulle tombe dei due kosovari uccisi, alle due famiglie afflitte dal dolore per gli uccisi, le condoglianze ufficiali le hanno portate i rappresentanti del governo di Belgrado. Due giovani kosovari in questo momento simbolizzano molto. Il fatto che siano stati uccisi dalle mani di terroristi come bambini e come appartenenti della minoranza, dice di un Kosovo iniquo sia nei confronti dei bambini sia nei confronti degli appartenenti alla minoranza, in particolare nei confronti di quella serba. Dice inoltre dell'inesistenza di uno stato di diritto, e ciò è stato ribadito dalla presenza dei due funzionari serbi. Ma più di tutto dice dell'assenza fisica del presidente del Kosovo, nella cui definizione del suo posto di lavoro si trova scritto che difende in modo unitario i cittadini del Kosovo, i suoi popoli. Il dottor Rugova, che da un certo tempo non rappresenta nemmeno una parte degli albanesi, con la sua assenza ha dimostrato obiettivamente che non rappresenta neppure la parte serbo-kosovara.
Al posto di confrontarsi col dolore dei suoi connazionali serbi, il dottor Rugova ha inviato un telegramma nel quale in nome del popolo del Kosovo esprime "sincere condoglianze a seguito della tragica morte". Egli poi dice "che abbiamo condannato fortemente l'omicidio" e che le famiglie devono essere "sicure che faremo tutto ciò che è in nostro potere per trovare e condurre davanti alla giustizia coloro i quali sono responsabili per l'omicidio". Dalle sue stanze il dottor Rugova ha in effetti inviato un bel niente. Egli non solo non ha fatto nulla nel quadro del suo partito per far sì, in mancanza d'altro, che gli attivisti dell'Unione democratica del Kosovo esprimessero una sorta di solidarietà con le famiglie dei serbi uccisi, ma a quelle famiglie ha promesso qualcosa che non è in grado di esaudire. Alle famiglie Jovovic e Dakic ha promesso che "faremo tutto ciò che è in nostro potere" affinché gli assassini vengano presi e processati, benché il dottor Rugova, si può dire, non è competente di nulla né per quanto riguarda il potere esecutivo né in quello giudiziario. Nel suo potere, come è previsto dalla Cornice costituzionale e affari pratici, si trova perlopiù una collezione di minerali del Kosovo, che con soddisfazione mostra ai visitatori.
Sulle tombe dei due giovani kosovari ieri si è giocato un ballo politico. Con e senza la partecipazione dei politici. Penoso spettacolo per le famiglie, penoso spettacolo per il Kosovo.
Traduzione dal serbo di Luka Zanoni
Vedi gli articoli precedenti:
Kossovo: morti dove si costruiva la pace
Morti di Gorazdevac: un macigno sulla strada del dialogo