Il Kosovo e la liberalizzazione dei visti
23 november 2022
Sembrava cosa fatta o quasi, la presidenza di turno dell’Ue in capo alla Repubblica Ceca pensava di mettere all’ordine del giorno di oggi 23 novembre la questione della liberalizzazione dei visti per il Kosovo. Nei giorni scorsi era stato detto che durante l’odierna riunione degli ambasciatori UE, tecnicamente il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), si sarebbe persino adottato un testo per l’accordo sulla liberalizzazione dei visti per il Kosovo.
All’ultimo la presidenza ceca ha fatto però retromarcia e se ne parlerà forse al prossimo incontro del 30 novembre. Il motivo dichiarato è il seguente, come riportato nella nota della quale ha preso visione Radio Free Europe: "A causa degli eventi politici nel nord del Kosovo, non è ideale mantenere quel punto all’ordine del giorno".
Sfuma così per ora la possibilità di ottenere la tanto anelata da Pristina liberalizzazione dei visti per i cittadini kosovari. Secondo la tv kosovara RTK, si tratta della prima volta che il processo di liberalizzazione dei visti per il Kosovo viene collegato al dialogo con la Serbia.
In programma ci sarebbe stata quindi l’approvazione di un testo su cui gli esperti dei paesi membri dell’UE avevano già dato un ok di massima accogliendo per altro la richiesta della Spagna di non avviare alcuna procedura durante il suo semestre di presidenza dell’UE, ovvero tra luglio e dicembre 2023. La Spagna fa parte dei cinque stati membri dell’UE che non hanno mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo.
Pertanto il programma dovrebbe essere questo: una volta approvato il testo dell’accordo e quando il Sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS) sarà completamente funzionante anche in Kosovo, al più tardi il 1 gennaio 2024, decadrà il regime di visti per i cittadini kosovari.
I fatti a cui fa riferimento la presidenza ceca, che hanno portato al momentaneo rinvio della decisione sui visti, riguardano la questione delle targhe nella parte settentrionale del Kosovo, dove vive la maggior parte dei cittadini di nazionalità serba. Il governo di Pristina ha deciso di multare con 150 euro tutte le auto con targhe KM (Kosovska Mitrovica) perché le ritiene illegali e non in linea col sistema kosovaro. Questo braccio di ferro aveva portato persino all’uscita da parte dei serbi dalle istituzioni kosovare, compreso l’atto fortemente simbolico in cui i poliziotti serbi in Kosovo si sono tolti pubblicamente le divise.
Il 21 novembre scorso è fallito l’ennesimo incontro tra il primo ministro kosovaro Albin Kurti e il presidente serbo Aleksandar Vučić, quest’ultimo, dopo aver detto per settimane che non avrebbe fatto un solo passo indietro sulla questione delle targhe, ha lasciato l’incontro accettando la proposta di Bruxelles di non emettere nuove targhe serbe e non rinnovare le targhe serbe delle città del Kosovo già circolanti.
Pristina inizialmente ha puntato i piedi e ha deciso di multare chi non fosse stato in regola con le targhe. Agli occhi dell’Alto commissario per la politica estera Josep Borrell il no di Kurti è suonato come la volontà di non voler diminuire la tensione sul campo.
L’intervento degli Stati Uniti ha fatto sì che Kurti desse altre 48 ore di tempo ai possessori delle targhe controverse di mettersi in regola. Ora sembra che gli Stati Uniti abbiano suggerito a Kurti di rinviare sine die la decisione di sanzionare chi non è in possesso di targhe kosovare. Non è però chiaro se il primo ministro kosovaro accetterà o meno questa richiesta.
La questione della targhe è una delle cause che la scorsa estate hanno alzato la tensione fra Serbia e Kosovo. Interventi dell’UE e degli USA c’erano già stati per rinviare l’applicazione del governo kosovaro delle sanzioni con chi non si era registrato per ottenere targhe del Kosovo. L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Josep Borell ha definito l’attuale crisi tra Pristina e Belgrado come quella più grave degli ultimi dieci anni.
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